Alla fine hanno vinto loro. I circa cento rom che per due giorni hanno occupato pacificamente la basilica di San Paolo a Roma rifiutando di vedere le proprie famiglie divise, come voleva il sindaco Gianni Alemanno.
Alla fine hanno vinto loro. I circa cento rom che per due giorni hanno occupato pacificamente la basilica di San Paolo a Roma rifiutando di vedere le proprie famiglie divise, come voleva il sindaco Gianni Alemanno.
Sono stati tutti ospitati in una struttura messa a disposizione dalla Caritas sulla via Casilina e gestita dalla cooperativa Domus. Sono stati alloggiati tutti insieme, senza che gli uomini venissero divisi da donne e bambini. Il gruppo, proveniente dal campo di Casal Bruciato sgomberato venerdì mattina, ha lasciato la basilica la sera della domenica di Pasqua, dopo che nel corso dell’omelia tenuta durante la messa il sacerdote che celebrava la funzione si era guardato bene dallo spendere una sola parola su quanto accadeva fuori e dentro la chiesa. Quando sono usciti i rom hanno trovato ad attenderli alcuni pullman che li hanno trasportati verso la nuova sistemazione. Il problema, adesso, sarà capire per quanto tempo potranno restarci. Il comune non sembra infatti avere alcuna intenzione di trovare una sistemazione alternativa e appare improbabile che quella trovata presso al Caritas possa essere considerata una soluzione definitiva. Da parte sua la giunta capitolina è intenzionata anzi a procedere negli sgomberi. In programma ce ne sarebbero almeno altri trenta in tutta Roma, anche se da parte del comune non viene proposta alcuna sistemazione alternativa per i rom. Un problema che potrebbe cominciare a porsi dalla prossima settimana. Fino a dopo il 1 Maggio, giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II, tutti gli sgomberi sono infatti bloccati. Lo ha spiegato lo stesso Alemanno rispondendo, con i soliti toni polemici, alla comunità di Sant’Egidio che lo invitava a non procedere con lo sgombero, previsto inizialmente per questa mattina, di un accampamento situato nel quartiere di Pietralata. «Gli esponenti della comunità di San’Egidio possono stare sereni cercando, magari, di moderare i toni delle loro invettive – ha detto il sindaco -. Non solo nella giornata di domani (oggi, ndr) non era mai stato previsto uno sgomebero al campo di via delle Cave di Pietralata ma in tutta la settimana prossima era già stato preventivato, da tempo, di non procedere a sgomberi di campi nomadi abusivi». Decisione presa anche per l’impossibilità di poter contare sulle forze dell’ordine, impegnate nella sicurezza della città in vista dei due grandi eventi di domenica, la beatificazione di Giovanni Paolo II al mattino e il concerto del 1 Maggio al pomeriggio. L’occupazione della basilica di San Paolo rischia comuqnue di segnare uno spartiacque nella vicenda degli sgomberi dei campi rom. Come spiega Andrea Catarci, il presidente dell’XI municipio che ha seguito in prima persona allo svolgersi dell’occupazione. «Quanto è successo è un segnale importantissimo, perché prima dell’occupazione in seguito a uno sgombero non succedeva mai nulla, adesso tutti hanno visto che si può reagire» spiega Catarci. «La giunta continua a spingere sul tasto dell’intolleranza, come dimostrano le dichiarazioni di alcuni consiglieri del centrodestra. E poi continuano a vendere questa balla della città più sicura e decorosa. In realtà – conclude Catarci, – la giunta alimenta tensioni e causa emergenze che poi tocca alla società civile, alle associazioni laiche e cattoliche e ai singoli cittadini, froteggiare e risolvere».
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