Il giallo dei «Diari» di Mussolini. Svelato il nome del possessore

Finalmente «Mister X» ha un nome. Nella saga dei presunti Diari di Mussolini, mancava un tassello importante, che ora lo studioso Mimmo Franzinelli ritiene di aver scovato: l’identità  della persona che conservava le agende di cui poi è venuto in possesso Marcello Dell’Utri.

Finalmente «Mister X» ha un nome. Nella saga dei presunti Diari di Mussolini, mancava un tassello importante, che ora lo studioso Mimmo Franzinelli ritiene di aver scovato: l’identità  della persona che conservava le agende di cui poi è venuto in possesso Marcello Dell’Utri.

Un personaggio che pochi hanno incontrato e che di recente si è sempre servito di intermediari per trattare la vendita degli scritti di asserita paternità mussoliniana. Adesso, la svolta: «La pubblicazione presso Bollati Boringhieri del mio libro sui Diari del Duce Autopsia di un falso — dichiara Franzinelli — ha smosso le acque. Sono stato contattato da testimoni e protagonisti della vicenda, che mi hanno fornito notizie e documenti inediti. Ora il mistero di chi aveva le agende è dissolto: si tratta di un anziano commerciante di Domodossola, Aldo Pianta» . Sarebbe lui il misterioso detentore dei Diari, finora designato come Mister X, con cui ebbero contatti a suo tempo varie personalità anglosassoni, dall’ex produttore cinematografico Anthony Havelock-Allan agli storici Denis Mack Smith e Brian Sullivan. E ciò avvalora la tesi che le agende siano contraffatte, sostenuta da Franzinelli nel suo saggio: «Havelock-Allan riferì che Mister X aveva ereditato le agende di Mussolini dal padre partigiano, che le aveva prelevate a Dongo a fine aprile 1945. E infatti per qualche tempo si accreditò come possessore dei Diari Maurizio Bianchi, figlio del garibaldino Lorenzo, che in effetti aveva partecipato alla cattura del Duce sul lago di Como. Ma ormai quella copertura è saltata» . In effetti Bianchi è stato tagliato fuori dalla trattativa che ha portato i Diari nelle mani di Dell’Utri. Interpellato dal «Corriere» , ha ammesso di aver fatto per qualche anno da specchietto per le allodole: a suo dire, il padre aveva avuto a che fare con carte di Mussolini, dopo la cattura del Duce, ma non si trattava di diari. Anche Pianta però aveva un padre partigiano. «Grazie a Mauro Begozzi, direttore dell’Istituto per la storia della Resistenza di Novara— racconta Franzinelli— ho scoperto il fascicolo di Guido Pianta, padre di Aldo. In un primo tempo aveva aderito alla Rsi, per disertare a metà settembre 1944, dopo la costituzione della Repubblica dell’Ossola, e arruolarsi nella divisione partigiana Valdossola. Un passaggio di fronte non infrequente, in quel tormentato periodo. Quando, un mese dopo, i nazifascisti travolsero la zona libera, Guido Pianta riparò in Svizzera con i nuovi compagni. Per via dei suoi trascorsi con Salò, gli venne negato lo status di partigiano e concessa la qualifica meno significativa di patriota» . Ma il punto più importante è un altro: «Dalla scheda relativa all’attività di Guido Pianta nella Resistenza (riprodotta in questa pagina, ndr) risulta che si trasferì in Svizzera dall’Ossola il 18 ottobre 1944 e rimase in terra elvetica fino al 28 giugno 1945. Perciò non poteva essere a Dongo nell’aprile del 1945. Appaiono dunque poco credibili sia la versione del reperimento dei Diari sul lago di Como sia il racconto della loro trasmissione ereditaria. Il padre di Mister X non incontrò mai Mussolini e nemmeno ne vide le agende» . E allora da dove arrivano i Diari? «La mia tesi è che vennero compilati da Rosetta e Amalia Panvini Rosati, madre e figlia di Vercelli, già autrici di altri falsi mussoliniani diffusi dagli anni Cinquanta in poi, per i quali furono anche arrestate e processate. A mettere in circolazione gli apocrifi delle due signore provvedeva un avvocato vercellese di loro fiducia, Eusebio Giuseppe Ferraris, tramite altri personaggi, come Oscar Ronza ed Ettore Fumagalli. Dopo il fallimento di vari tentativi, che lo avevano ormai bruciato, è presumibile che Ferraris, assiduo frequentatore di Domodossola, dove possedeva diverse case, si sia rivolto a Pianta, che da allora ha gestito la faccenda con l’accortezza di tenersi nell’ombra» . Questa l’ipotesi di Franzinelli, che spiegherebbe come le carte mussoliniane, apparse negli anni Cinquanta da un filone neofascista, siano divenute presunte prede di guerra dei partigiani. Ma il passaggio tra le due fasi, con un intervallo di circa dieci anni, necessita ancora di essere chiarito a fondo. Ferraris è scomparso il 21 dicembre del 2008, ma l’operazione che Franzinelli gli attribuisce, dopo molti sforzi vani, si è conclusa con l’acquisto dei Diari e l’inizio della loro pubblicazione, inaugurata dall’annata 1939 edita da Bompiani. Pare tuttavia che qualcosa sia andato storto, tant’è vero che l’altro protagonista della vicenda è stato infine costretto a venire allo scoperto: «Alla vigilia degli ottant’anni— osserva Franzinelli— Aldo Pianta ha concluso con successo la vendita delle agende 1935-39. Ma la soddisfazione dell’affare gli è stata rovinata dal meccanismo di intermediazione da lui stesso creato. Pianta crede infatti che l’avvocato elvetico cui egli commissionò la vendita delle agende lo abbia raggirato, consegnandogli soltanto una piccola parte (meno della metà) della somma sborsata dal finanziatore di Dell’Utri, l’imprenditore toscano Stefano Biagini. Perciò Pianta ha avviato un’azione risarcitoria presso la pretura di Mendrisio, in Svizzera, che speriamo arrivi a dipanare presto tutto il giallo» . Interpellato dal «Corriere» , Pianta dichiara di non sapere nulla della vicenda e di non leggere i giornali. Minaccia inoltre di citare in giudizio chiunque faccia il suo nome in relazione ai Diari. Ma un settimanale ticinese, «Il Caffè» , ha rivelato già alla fine dello scorso anno l’esistenza di un’azione risarcitoria presentata a Mendrisio da un commerciante italiano contro l’avvocato Massimiliano Schiavi e un altro mediatore che lo avevano rappresentato nelle trattative per la vendita delle agende, pagate un milione e 300 mila euro. Le udienze della causa civile sono già cominciate e la prossima è prevista nel mese di giugno. D’altronde anche le controparti stanno valutando l’ipotesi di azioni giudiziarie contro Pianta. Forse la soluzione definitiva dell’annoso enigma dei Diari arriverà un giorno in pretura.

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