Herr Fischer studia da cancelliere? Un documentario sul leader verde in pensione. E Berlino specula sul suo ritorno
Herr Fischer studia da cancelliere? Un documentario sul leader verde in pensione. E Berlino specula sul suo ritorno
BERLINO— Il suo capo d’abbigliamento più famoso oggi sta nel museo del pellame di Offenbach: un paio di sneakers bianche con le quali nel 1985 si presentò a giurare da ministro dell’Ambiente nel Parlamento del Land dell’Assia. La battuta più fulminante la rivolse da deputato il 18 ottobre 1984 al vicepresidente del Bundestag Richard Stücklen, un ex membro del partito nazista: «Con il dovuto rispetto, signor presidente, lei è un coglione» . Il suo momento, politico di maggiore portata fu la frase detta nel 2003 da ministro degli Esteri tedesco guardando negli occhi l’allora ministro della Difesa americano Donald Rumsfeld, che gli chiedeva di appoggiare la guerra in Iraq: «I am not convinced» , non sono convinto. Se la Germania politica moderna ha un volto, oltre a quello di Angela Merkel, quello è il volto di questo «ribelle e realista» , Joschka Fischer: a 63 anni è da cinque in pensione ma il Paese non lo vorrebbe lasciare andare. In questi giorni, il suo nome tornare continuamente nei pettegolezzi di Berlino, nei commenti dei giornali, nei timori degli avversari. I Verdi, che ha guidato per anni, sono il partito emergente: potrebbe tornare in politica e candidarsi a cancelliere, primo capo ambientalista di un grande Paese? Non solo. In maggio uscirà un film-documentario su di lui: 140 minuti per raccontare la storia piuttosto unica di questo figlio di un macellaio di origine ungherese e intrecciarla a quella di un Paese appena uscito dalla tragedia e dalla sconfitta bellica, disorientato, strattonato tra nazismo del passato, comunismo alle porte e Occidente non sempre amato. Fischer dice che non tornerà alla politica: ciò nonostante, questo è il suo momento, in qualche modo un ritorno sulla scena. Il film che andrà nelle sale il 19 maggio — Joschka und Herr Fischer — è la biografia non frequente di un politico ancora in vita, pienamente in forma anche se un po’ appesantito e forse addirittura con un futuro. Il regista Pepe Danquart racconta e fa raccontare a Fischer stesso il giovane che lascia presto gli studi, che prende i lavori che gli capitano — famosi i sei anni alla guida di un taxi a Francoforte —, che studia Marx e Mao, che vuole conquistare la classe operaia. Non nasconde la militanza nella nuova sinistra dal 1967 in poi, nemmeno gli episodi di violenza dei quali successivamente Fischer si scuserà: dalla fotografia che lo mostra mentre aggredisce un poliziotto nel marzo 1973 alla militanza nel famoso e violento Putzgruppe (senza dissociarsene). Fino al ripudio della violenza, durante l’Autunno della Germania del 1977 nel quale esplose la violenza terrorista, e alla fondazione dei Grünen, i Verdi, all’inizio degli Anni Ottanta. Poi, gli anni alla conquista del potere e delle istituzioni, primo verde a diventare ministro degli Esteri e vice-cancelliere — dal 1998 al 2005 — nel governo rosso-verde di Gerhard Schröder. Sessant’anni di immagini di storia tedesca: le manifestazioni e i roghi del 1967-1970, la Raf, la polizia a cavallo e con gli idranti, le battaglie dei militanti verdi che ai congressi fanno la maglia, Schröder che gli urla «Ridi!» , mentre rigido e con il nodo alla gola affronta la foto celebrativa della formazione del governo tra socialdemocratici e verdi. Un fenomeno politico unico in Europa che, ieri, in un’intervista alla Bild Am Sonntag, ha assicurato di non volere tornare alla politica. Quando la lasciò, dopo la sconfitta della maggioranza rosso-verde a opera di Frau Merkel nel 2005, disse che non sarebbe tornato a meno che il Paese non avesse avuto bisogno di lui. «Da questo la Germania è molto lontana, grazie a Dio — sostiene— La Germania sta andando alla grande, così come il mio partito» . È proprio questo il punto. Un sondaggio, sempre della Bild, indica che se i tedeschi avessero votati ieri, i Verdi e i socialdemocratici avrebbero conquistato la maggioranza, con la differenza, rispetto al 1998-2005, che il partito maggiore sarebbe stato quello dei Grünen, che avrebbero dunque nominato il cancelliere. Già, ma chi? Lo stesso sondaggio dice che il Verde più popolare per sostituire la signora Merkel è un ex tassista in scarpe da tennis.
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