La prima pagina del manifesto di venerdì,con la foto di Vittorio Arrigoni inmanoai suoi rapitori e il titolo «Restiamoumani», è attaccata con il nastro adesivo suuna panchina, quasi a invocare la sua presenzaa questa manifestazione contro tutte leguerre. Al concentramento davanti alla metrodel quartiere di Fuorigrotta, nessuno può farea meno di ricordare Vik «Utopia».
La prima pagina del manifesto di venerdì,con la foto di Vittorio Arrigoni inmanoai suoi rapitori e il titolo «Restiamoumani», è attaccata con il nastro adesivo suuna panchina, quasi a invocare la sua presenzaa questa manifestazione contro tutte leguerre. Al concentramento davanti alla metrodel quartiere di Fuorigrotta, nessuno può farea meno di ricordare Vik «Utopia».
E si decideche ad aprire il corteo sarà lo striscione a luidedicato – dove oltre «all’adagio» con cui concludevale corrispondenze per questo giornalec’è un suo ritratto dipinto damani esperte – insiemeal lenzuolo con su scritto «Giù le manidalla Libia». Sono tantissimi, 3mila secondogli organizzatori, quelli che hanno risposto ieriall’appello dei no-war per questa maratona,almeno 5 chilometri, fino alla Jfc di Bagnoli, labase Nato dalla quale il comandante dell’operazione«Unified protector», Charles Bouchard,conduce gli attacchi al di là del Mediterraneo.Una sfida, perché qui 13 anni fa in unamanifestazione analoga contro i raid aeri sullaJugoslavia, la polizia reagì con pesanti carichee in tanti finirono in ospedale. Il clima perònon è da guerriglia e le forze dell’ordine permetà della camminata si tengono a distanza,anche quando ametà corteo un gruppo di giovaniaccende fumogeni e lascia scritte antimperialistecon lo spray sulle vetrine di una bancaUnicredit, oppure riempie di sacchetti dell’immondiziala sede di «Bagnoli futura» e lanciauova contro una concessionaria Fiat. Solosul lungo stradone senza uscite di viale Mediterraneoal termine del quale si sbatte la facciacontro la base della Nato, lo spiegamento imponentedi camionette e divise mette inquietudine,ma gli animi restano sereni.Diverse bandiere sventolano, scosse dalvento particolarmente inclemente, sono inmaggioranza rosse, alternate a quelle della Palestinae alle tante bianche con la scritta «disarmiamoli»,mentre l’instancabile padre Alex Zanotelliporta sulle spalle il suo stendardo coloratodella pace. Sono arrivati anche da altre regioni,Palermo, Roma, Bologna, Sardegna eper oltre quattro ore in un fiume omogeneo didonne e uomini ha percorso in lungo e largo ilquartiere flegreo, urlando slogan pacifisti, intonandoBella ciao e l’Internazionale. Sono inmaggioranza studenti, collettivi universitari,attivisti dei centri sociali, ma anchemembri diassociazioni, rappresentanti di Cobas e disoccupati.Tra le fila di questo «esercito» di pacenon si parla che di Vittorio: «Siamo costernatidal dolore per la sua morte – dice Shafik Kurtampresidente della comunità palestinesecampana, – avevamo avuto colloqui recentementecon lui e siamo turbati perché quelloche é successo non é nel dna dei palestinesi. Èstato tutto un modo per dissuadere gli attivistidall’aiutare il popolo di Gaza». Verso le 15,30 ilcorteo si scioglie, l’appuntamento è per oggiall’Università Orientale occupata, per un’assembleacontro la guerra.
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