È il secondo da inizio anno. Si tratta di un romeno di 58 anni, internato da 8 anni nell’ospedale psichiatrico giudiziario. Si è tolto la vita impiccandosi nel bagno della cella. Antigone Campania: “Situazione di una gravità irreversibile”
È il secondo da inizio anno. Si tratta di un romeno di 58 anni, internato da 8 anni nell’ospedale psichiatrico giudiziario. Si è tolto la vita impiccandosi nel bagno della cella. Antigone Campania: “Situazione di una gravità irreversibile”
AVERSA – La lunga lista delle morti in cella si allunga ancora: Antigone Campania, rende noto, infatti, che la scorsa notte un romeno di 58 anni, internato da otto anni nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, si è tolto la vita impiccandosi nel bagno della cella.
Così sale a due, in quattro mesi, il numero dei suicidi avvenuti all’interno della struttura campana. Un dato che fa dire a Dario Stefano Dell’Aquila, portavoce di Antigone Campania e componente dell’Osservatorio nazionale sulla detenzione, che “a fronte di una pubblica evidenza delle condizioni inumane e degradanti dei manicomi giudiziari e dei primi programmi di intervento, la situazione si mostra di una gravità irreversibile”. Il referente di Antigone incalza: “Registriamo nell’Opg di Aversa, tra malattia e suicidi, un’impressionante sequenza di morti che è indispensabile arrestare”. Ancora una volta il problema principale risulta la piaga del sovraffollamento: a fronte di una capacità ufficiale di circa 180 posti, al momento sono presenti circa 300 internati. Per cercare di gestire nell’immediato la situazione, Antigone Campania chiede “all’amministrazione penitenziaria e all’Asl, con urgenza, l’attivazione di risorse, nell’attesa che si realizzi un rapido percorso di chiusura e dimissione, così come definito dalla Commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Ignazio Marino”.
In Italia ad oggi sono presenti sei opg: a Napoli, Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Castiglione delle Siviere, che dipendono dal ministero della Giustizia per la parte sulla sicurezza e dalle Asl per quanto attiene all’aspetto sanitario. “Si tratta di persone incapaci di intendere e di volere – ricorda Dell’Aquila –, autori di reato, che sono condannati ad una misura di sicurezza detentiva, prorogabile”. (gig)
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