Bielorussia, strage nel metrò “È un attentato terroristico”
Bielorussia, strage nel metrò “È un attentato terroristico”
Mosca – Una strage nel silenzio. Nel cuore di un Paese chiuso al mondo e universalmente definito l´ultima dittatura d´Europa. Almeno undici persone sono morte ieri a Minsk, capitale della Bielorussia, per una esplosione nella stazione Octobriaskaja della metropolitana, a poche centinaia di metri dall´ufficio di Aleksandr Lukashenko, eterno presidente confermato in carica poco prima di Natale da un´elezione che nessun osservatore internazionale ha voluto certificare come corretta e democratica. Scene di orrore e di sangue vengono raccontate dai pochi testimoni autorizzati a comunicare al telefono con l´estero. I feriti sarebbero almeno un centinaio ma le cifre potrebbero essere, come sempre in questi casi, molto più elevate. La pista ufficiale è quella del “terrorismo interno” dunque dell´opposizione al regime che da almeno dieci anni viene stroncata, pedinata e arrestata senza motivazioni né processi. Lo annunciato con pose tragiche in tv lo stesso Lukashenko rispettando perfettamente il pronostico che poco prima ci avevano fatto difensori dei diritti umani e esuli illustri cacciati dalla Bielorussia: «Daranno la colpa all´opposizione per giustificare un altro giro di vite e dare un senso alla repressione spietata che si è acuita in questi mesi», diceva il politologo Pavel Shermet, bielorusso, opinionista del settimanale indipendente russo Ogonjok.
Altri si spingono più in là avanzando l´ipotesi che l´azione terroristica sia una provocazione dei servizi segreti del governo, che hanno orgogliosamente mantenuto la famigerata sigla di Kgb. Presto per capirci qualcosa mentre la tv bielorussa continua a mandare in onda scene di panico riprese subito dopo l´esplosione nel tardo pomeriggio e racconti concitati e confusi di testimoni e feriti lievi. Nonostante l´apparente similitudine è stato in ogni caso escluso per il momento da tutti che l´attentato possa avere una matrice caucasica come quelli che hanno seminato il terrore a Mosca negli ultimi anni. Di certo c´è che non c´era alcun kamikaze e che probabilmente si è trattato di un ordigno comandato a distanza.
Vera o cervellotica che sia, l´ipotesi di una provocazione arriverebbe comunque nel momento giusto. Dopo le manifestazioni di protesta seguite alle elezioni di dicembre, dopo gli arresti in mazza e le centinaia di denunce di sparizione da parte delle famiglie di polititi anti Lukashenko, la Bielorussia sta vivendo una crisi profonda. E non solo politica. Lunghe code si accalcano davanti ai rari uffici cambio per fare incetta di valuta straniera visto il crollo spaventoso del rublo locale e l´aumento dei prezzi che sembra inarrestabile. Il governo ha reagito con altri arresti e con la richiesta di un grosso prestito a Mosca, motivato da «una situazione di forte emergenza». Appello che ieri sera appariva ancora più motivato.
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