In un sotterraneo un uomo mima una pistola e fa il nome del Colonnello: qui si uccideva la gente 

 

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Nelle foto dei prigionieri seviziati la prova delle torture del regime

Le immagini trovate durante una visita a una caserma di Zawiya. In un sotterraneo un uomo mima una pistola e fa il nome del Colonnello: qui si uccideva la gente 

 

Le immagini trovate durante una visita a una caserma di Zawiya. In un sotterraneo un uomo mima una pistola e fa il nome del Colonnello: qui si uccideva la gente 

 

ZAWIYA – Nell´ufficio al secondo piano di una stazione di polizia data alle fiamme, le fotografie disseminate sul pavimento mettono in mostra le storie dei poveri prigionieri finiti sotto la custodia del brutale regime di Muhammar Gheddafi. 

Alcune riproducono cadaveri segnati dalla tortura. Una mostra le cicatrici lasciate sulla schiena di un uomo che indossa soltanto le mutande. Un´altra un uomo nudo, steso a faccia in giù, ricoperto da un lenzuolo e con i polsi legati dietro la schiena. Le facce dei morti sono maschere paralizzate dall´orrore. In altre inquadrature, invece, compaiono pozze di sangue, un tavolo sul quale sono poggiati barattoli, bottiglie rotte e polveri. Un´altra mostra una lunga sega. 
In un labirinto sotterraneo alcuni uomini stavano portando via libri e documenti bruciati. In una stanza c´era un bottiglione di due litri di gin. In un´altra, rimasta buia, uno di loro finge di impugnare una pistola e di sparare. Poi mormora «Gheddafi», come per far intendere che quella era la stanza delle esecuzioni. 
I giornalisti hanno scovato le fotografie e i documenti durante una visita ufficiale in questa città devastata, nella quale le forze di Gheddafi hanno combattuto contro i ribelli per quasi una settimana prima di riprenderne il controllo. Quelle immagini sono l´ultimo promemoria della lunga sfilza di violenze perpetrate dal regime contro i civili, abusi che gettano un´ombra sui tentativi da parte del governo di negoziare la fine dei bombardamenti della coalizione internazionale e la rivolta interna che stanno minacciando il potere quarantennale di Gheddafi.
Mentre Seif al-Islam, uno dei figli del raís, ha proposto in un´intervista alla televisione di inaugurare una nuova era di democrazia costituzionale, nella quale suo padre potrebbe comparire come figura puramente simbolica – «come la regina d´Inghilterra» – il procuratore capo del Tribunale penale internazionale ha aumentato la pressione internazionale sul governo libico dichiarando che il regime ha ordinato deliberatamente il massacro di numerosi civili nel tentativo di contenere l´ondata rivoluzionaria democratica che stava spazzando la regione. 
«Ormai abbiamo le prove che dopo le sommosse in Tunisia e in Egitto, alcuni esponenti del regime di Tripoli hanno esaminato il sistema per tenere sotto controllo eventuali manifestazioni in Libia – ha dichiarato alla Reuters Luis Moreno-Ocampo -. Le esecuzioni dei civili facevano parte di un piano predefinito».
In un´intervista alla Bbc trasmessa martedì, Seif Al-Islam ha sostenuto tuttavia che Muhammar Gheddafi non ha nulla da temere dal Tribunale penale internazionale: «Mio padre non ha ucciso nessuno», ha detto: «Non ha detto “andate e uccidete i civili”».

(©The New York Times/La Repubblica
Traduzione di Anna Bissanti)

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