I pacifisti sabato in piazza: niente bombe ma accoglienza

VENTIMIGLIA Centinaia di persone, quasi tutti tuninisi, sono ferme da giorni nella cittadina al confine con la Francia

VENTIMIGLIA Centinaia di persone, quasi tutti tuninisi, sono ferme da giorni nella cittadina al confine con la Francia

Da giorni, a Ventimiglia – cittadina alla frontiera con la Francia – staziona un gruppone di profughi, circa trecento persone, quasi tutti tunisini. Da giorni sopravvivono grazie all’aiuto di associazioni, Cgil e centri sociali come La Talpa e l’orologio, che hanno finora provveduto alle necessità elementari. Da giorni dormono sui cartoni, nella stazione o nei dintorni. Sorvegliati da uno schieramento di polizia e dalla xenofobia di quella parte di città chiusa e perbenista che perpetua le amministrazioni di centrodestra.
I migranti non vogliono rimanere, ma raggiungere qualche parente in Francia, in Svezia, in altre parti d’Europa. Fuggono dalla fame e dall’assenza di futuro cercando come possono di attraversare il confine. E vengono arrestati o rispediti indietro dai poliziotti francesi. A Ventimiglia sono arrivati dopo essere passati per Lampedusa e dal successivo trasferimento nei centri temporanei come Bari o Crotone, da cui sono scappati per cercare di attraversare il confine. Sono tutti giovani sotto i trent’anni, alcuni minorenni, «provenienti dalla zona sud-orientale della Tunisia, dove prima della rivolta c’era il turismo, ora una situazione sociale disastrata – dice Khaled Rawash, medico dell’Associazione imperiese Mondo immigrato. – Diversi ragazzi sono fuggiti dalla Libia in Tunisia e poi eccoli qui. La Tunisia – aggiunge – è un piccolo paese eppure ha accolto 15.000 libici, l’Italia è la quinta potenza industriale e mette in mostra questa vergogna».
Una vergogna che la sinistra ligure e ventimigliese in particolare (da Rifondazione a Sel) ha denunciato, premendo sull’amministrazione comunale perché si facesse carico almeno dei pasti e della prima accoglienza. «E finalmente qualcosa si è mosso», dice Giuseppe Famà, dell’Arci. Dopo giorni di «indifferenza e rifiuto e qualche tentativo di farsi vedere dalle televisioni per cavalcare il lavoro altrui, il comune ha annunciato in pompa magna: i pasti verranno forniti da un’associazione che serve le mense scolastiche e la prefettura di Imperia ha requisito un’ex caserma dei Vigili del fuoco per trasferirvi gli immigrati».
Una soluzione che però crea allarme tra quella parte di sinistra e associazioni che ha indetto per domani pomeriggio una manifestazione di protesta a Ventimiglia in sintonia con la giornata di mobilitazione nazionale che si svolgerà a Roma lo stesso giorno. «Stop ai bombardamenti. Accoglienza e asilo per tutti/e», dice il volantino di convocazione di Uniti contro la crisi Liguria. «Gli immigrati verranno tenuti sotto stretta sorveglianza – dice Matteo Jade, uno dei promotori – . A gestire l’emergenza saranno Protezione civile, Croce rossa e polizia: gli stessi che organizzano i Centri di identificazione temporanea. Finora, l’opposizione dei sindaci aveva impedito che se ne costruissero in Liguria. Non vorremmo che si crei in questo modo l’occasione. Per questo è nostra intenzione aiutare concretamente gli immigrati a superare la frontiera e ad andare dove vogliono».

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password