Catastrofe morale

Tecnicamente parlando. Il discorso di Silvio Berlusconi nella piazza di Lampedusa è sotto il profilo linguistico e sotto quello semantico uno dei punti più bassi della retorica politica e della oratoria pubblica degli ultimi decenni.

Tecnicamente parlando. Il discorso di Silvio Berlusconi nella piazza di Lampedusa eÌ€ sotto il profilo linguistico e sotto quello semantico uno dei punti piuÌ€ bassi della retorica politica e della oratoria pubblica degli ultimi decenni. Li? il carisma berlusconiano si rivela per quello che e?: a’ mossa del varieta? napoletano tra le due guerre. Il che non significa, certo, che quel discorso risulti inefficace. Ma, al di la? del successo immediato, le parole di Berlusconi, trascinano l’azione del Governo in una via senza uscita. E, infatti, il superamento dell’ostilita? dei lampedusani non attenua di una virgola il bilancio davvero fallimentare registrato dall’esecutivo nelle ultime settimane. L’Italia appare ridotta ad appendice insignificante di strategie geopolitiche decise da altri, e a una mera “espressione geografica” nelle relazioni sovranazionali e nella sfera delle responsabilita? politiche e morali alle quali aspira un paese che si vuole grande. Nessun ruolo nei confronti dei movimenti democratici del Nord Africa e degli assetti futuri del Mediterraneo e nessun programma credibile per le diverse emergenze umanitarie. Una politichetta miserabile e gretta, che limpidamente si esprime nel discorso di Berlusconi a Lampedusa: la galvanizzazione degli umori piu? bassi e la blandizie verso le pulsioni piu? oscure, l’intesa complice e l’ammiccamento ruffiano e la promessa mirabolante. Il modello e?, platealmente l’animatore di un Club Med. Ma Berlusconi non evoca la spensieratezza smargiassa e vitalistica del Fiorello delle origini, bensi? la piu? bolsa interpretazione di un copione improbabile, destinato all’Attor Giovane (che so? Un Massimo Ciavarro). Il Premier che compra casa in localita? Cala Francese recita torpidamente una parte che il pubblico gia? conosce, annoiando e annoiandosi (avete presente Ric e Gian al declino della loro carriera?). E, tuttavia, quelle parole di Berlusconi vanno messe in fila con quelle pronunciate in questi giorni dagli esponenti del centro destra.
Una sconfinata ignoranza su cio? di cui parlano (migranti e profughi), una irriducibile propensione alla minaccia e alla prepotenza, un linguaggio triviale e privo di qualunque relazione con la realta?, la grammatica, il diritto internazionale. In poche settimane e? stato completato quel processo di stravolgimento in senso xenofobico del discorso pubblico avviato da tempo; e? stata travolta l’interdizione morale e culturale che proteggeva lo straniero dalla nostra tentazione all’intolleranza e alla discriminazione; il vocabolario pubblico ha accolto, legittimato e riprodotto le parole della xenofobia, non per mediarle e controllarle, ma per usarle come altrettanti corpi contundenti. Finissimi scienziati della politica analizzano, compunti, il “foera di ball” di Umberto Bossi e ci spiegano come rappresenti la sintesi geniale di un grande disegno politico.
Sara?, ma e? anche il segno di una catastrofe morale che non andrebbe blandita quasi fosse una manifestazione di innocente folclore. E?, ne? piu? ne? meno, che una mascalzonata. E il fallimento del ministro dell’Interno Roberto Maroni e il ridicolo nel quale affonda il ministro degli Esteri Franco Frattini disegnano i tratti psicologici di un ceto politico che oscilla tra paranoia e aggressivita?. Questo per quanto riguarda la scena pubblica. Dietro, nel back stage dove provvisoriamente si trova, tra gli altri, il Parlamento della Repubblica viene approvata un’inversione dell’ordine del giorno, che anticipa il voto sul disegno di legge sui tempi dei processi. Gratta gratta, la roba e? li?.

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