Trasporti, sciopero nazionale. Il governo taglia, niente fondi

Due giorni per scioperare e due motivi per farlo. Oggi e domani i dipendenti del trasporto pubblico si fermano per ottenere il rinnovo di un contratto scaduto oramai da troppo tempo, era il 31 dicembre del 2007, e per scongiurare il pericolo «tagli dei trasferimenti economici», che significa meno soldi e conseguente ristrutturazione nelle aziende del settore.

Due giorni per scioperare e due motivi per farlo. Oggi e domani i dipendenti del trasporto pubblico si fermano per ottenere il rinnovo di un contratto scaduto oramai da troppo tempo, era il 31 dicembre del 2007, e per scongiurare il pericolo «tagli dei trasferimenti economici», che significa meno soldi e conseguente ristrutturazione nelle aziende del settore.

La paura è che tutto questo si traduca in riduzione dei servizi, licenziamenti o aumento delle tariffe per i cittadini. Per ora un’ipotesi, ma non remota. Si fermano quindi bus, metro, tram e ferrovie locali, con inevitabili ripercussioni sul traffico di molte città italiane. Un giovedì difficile, e un venerdì nero, ma con servizi minimi garantiti in duefasce orarie che varianodi città in città. Oggi lo stop riguarda i bus extraurbani. Dalle 21 di stasera, per 24 ore, si bloccano invece treni. Domani tocca al trasporto cittadino, bus, tram, metro: A Milano si fermano dalle 8.45 alle 15 e dalle 18 fino a fine servizio, a Roma dalle 8.30 alle 17.30 e dalle 20 fino a fine turno. Le sette sigle sindacali (Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporti, Orsa Trasporti, Faisa e Fast) dei 250mila lavoratori del trasporto pubblico locale (Tpl), nel corso della conferenza stampa di ieri, hanno spiegato il doppio obbiettivo della mobilitazione: scongiurare i tagli e ottenere un unico contratto collettivo. Due temi strettamente connessi perché la riduzione delle risorse per il trasporto pubblico potrebbe creare difficoltà nel rinnovo degli stessi contratti.

TAGLI E RITAGLI Per il 2011 erano previsti quasi 2miliardi di euro in meno al Tpl, sia ferroviario che su gomma, su un contributo di 7miliardi, di cui 5 usati per i contratti di servizio con le Regioni e 2 dirottati sul finanziamento dei collegamenti ferroviari. In realtà, grazie ad una manovra di reintegri, nelle casse mancheranno poco più di 800 milioni. 850 sono stati recuperati in tre mosse: con la legge di stabilità sul trasporto ferroviario (425milioni), con il decreto sul federalismo regionale del 24 marzo scorso (400milioni) e con i 25milioni prelevati dal fondo per gli ammortizzatori sociali non utilizzati dalle Regioni. Alessandro Rocchi, segretario nazionale della Filt Cgil, teme che «alcune Enti regionali, soprattutto quelli del centro- sud, possano utilizzare le risorse destinate al Tpl per altre esigenze, come il ripianamento del deficit sanitario, con un’ulteriore riduzione dei trasferimenti alle aziende del settore ». Nessuno lo vieta infatti. Senza dimenticare i 200milioni scomparsi a causa della contrazione delle accise sui carburanti. Restano 1,8miliardi di tagli previsti per il prossimo anno. Le società locali vedranno così i loro fondi ridotti di oltre 2 punti percentuali. Mancati trasferimenti che, per i sindacati, con un’adeguata ristrutturazione interna delle ditte del Tpl non dovrebbero portare a ricadute occupazionali e a una contrazione dei servizi per i cittadini. Ma portano il settore al settimo sciopero in 4 anni. Uno stop per tutelare il lavoro. E per un contratto atteso da troppo tempo.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password