CARLO GIULIANI Secondo la Corte di Strasburgo l’Italia gestì bene l’ordine pubblico. Si rischia il colpo di spugna per ogni indagine sul G8 di Genova
CARLO GIULIANI Secondo la Corte di Strasburgo l’Italia gestì bene l’ordine pubblico. Si rischia il colpo di spugna per ogni indagine sul G8 di Genova
GENOVA – Spazza tutti i dubbi sul caso Giuliani la sentenza di ieri della Grande camera della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, alla quale sono ricorsi lo stato italiano e i familiari di Carlo Giuliani, Haidi Gaggio, Giuliano Giuliani e la sorella Elena, dopo una prima sentenza dell’agosto 2009. In pratica la Grande camera assolve definitivamente il carabiniere Mario Placanica (13 voti a favore su 17) e scrive che si fece un’inchiesta approfondita e che l’Italia gestì bene l’ordine pubblico (10 a 7). Da notare che nella sentenza non si fa menzione dell’ipotesi di vilipendio del cadavere e delle contraddizioni di Mario Placanica se non per quanto riferito dai ricorrenti. Morale: la sentenza rischia di chiudere ogni indagine sulla morte del manifestante e, secondo il parere di alcuni giudici, preclude un processo in sede civile. «Sono pessimista – diceva ieri mattina prima della sentenza Haidi Giuliani – i giudici della Gran camera sono nominati per lo più da governi di centro-destra». La sentenza, in rete un’ora dopo, le dà ragione: se nel 2009 la corte aveva espresso qualche dubbio sull’inchiesta fatta dalle autorità italiane e sulla carenza di pianificazione e gestione dell’ordine pubblico, quella di ieri non solo plaude all’unanimità sulla documentazione presentata dal governo italiano al tribunale, ma parla di uso non sproporzionato della forza e dà per buone la teoria del proiettile deviato dal sasso e della legittima difesa. Unico dubbio espresso sul perché i carabinieri decisero di caricare il corteo delle tute bianche, come emerse nel processo per devastazione e saccheggio. Tuttavia, 7 dei 17 giudici tra cui il vicepresidente della corte la belga Francoise Tulkens in compagnia dei rappresentanti di Slovenia, Armenia, Bulgaria, Grecia, Turchia e Lettonia (non certo di quello italiano, Guido Raimondi), hanno avuto il coraggio di dissentire su alcune parti della sentenza. Rimarcano che gli stati devono proteggere il diritto alla vita specie in occasione di proteste di massa, che non si capisce quali erano le disposizioni sull’uso di armi da fuoco e come mai non erano in uso proiettili di gomma, che cosa ci faceva Placanica in piazza se non era addestrato all’ordine pubblico e perché i medici non estrassero il frammento di proiettile evidenziato da una radiografia e sostengono che il giudice avrebbe dovuto impedire la cremazione almeno fino alla pubblicazione dell’esito dell’autopsia. Infine mettono nero su bianco: «È incredibile che il governo abbia ammesso che non fu aperta nessuna inchiesta amministrativa o disciplinare nei confronti dei rappresentanti delle forze dell’ordine». Quattro di loro hanno posto altri due temi: l’improbabilità della concatenazione dei fatti della perizia del sasso e perché parlare di legittima difesa se Placanica disse di aver sparato senza vedere nessuno e quindi ignorando la presenza di Giuliani con l’estintore in mano. «Un aspetto positivo della sentenza della Grande camera è il riferimento all’uso di proiettili di gomma consigliati in occasione di manifestazioni popolari nelle regole d’ingaggio in Iraq che noi abbiamo prodotto in tribunale – commenta a caldo l’avvocato Nicolò Paoletti, difensore della famiglia Giuliani – Se fosse così anche in Italia e in Europa in piazza difficilmente morirebbe qualcuno». Giuliano Giuliani pensa già a un nuovo processo: «Ci rivolgeremo al tribunale civile come unica possibilità di avere un dibattimento per l’omicidio di Carlo. Abbiamo documenti e documenti sull’omicidio di mio figlio e su quello che gli hanno fatto dopo. Spero davvero che fosse già morto e non moribondo quando un carabiniere gli spaccò la fronte con una pietrata. Tutte queste cose meritano un dibattimento per accertare la verità». Ma secondo alcuni giudici di Strasburgo l’ipotesi è «non solo teorica ma anche illusoria visto che la Grande camera stima che tutte le operazioni di polizia sono state perfettamente legali». Così Haidi Giuliani conclude la giornata con un «dieci anni per ottenere niente. Come disse Licia Pinelli: ho fatto tutto quello che potevo, è lo stato ad essere sconfitto perché non ha saputo indagare su se stesso. Continua ad essere la più grande verità».
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