Cariche e caccia all’uomo al corteo dei precari Bros

NAPOLI – Criminali secondo l’assessore regionale al lavoro, la stampa non mostra nessuna simpatia, la polizia continua a caricarli nell’indifferenza generale. Cambia il questore ma la musica è la stessa. Lunedì mattina circa mille precari del progetto Bros di Napoli si erano radunati al Vomero, il quartiere collinare dello shopping, per manifestare.

NAPOLI – Criminali secondo l’assessore regionale al lavoro, la stampa non mostra nessuna simpatia, la polizia continua a caricarli nell’indifferenza generale. Cambia il questore ma la musica è la stessa. Lunedì mattina circa mille precari del progetto Bros di Napoli si erano radunati al Vomero, il quartiere collinare dello shopping, per manifestare.

La richiesta eversiva è un posto di lavoro al termine di un processo di formazione (raccolta differenziata, servizi alla persona) e contratti a scadenza che va avanti dal 2003. Arrivati a ridosso della zona pedonale di via Luca Giordano, a due passi dal mercatino di Antignano, il primo contatto con le forze dell’ordine, la manifestazione non è autorizzata. Mentre la testa del corteo sta ancora discutendo con gli agenti, parte la prima carica che diventa una vera e propria caccia all’uomo.
In tre finiscono all’ospedale Cardarelli. Una donna sulla quarantina viene buttata a terra, colpita alle costole con il manganello dalla parte del manico. Un ragazzo di Acerra viene letteralmente denudato mentre lo trascinano via, sotto una gragnola di colpi. Botte di sfollagente e di scudi volano persino sulle massaie che tornano dal mercato. Qualche cassonetto viene rovesciato ma è solo un accenno di reazione, alle tredici il quartiere è tranquillo di nuovo. Finite le cariche comincia l’operazione di rastrellamento, chirurgica. In due vengono fermati e caricati sulle camionette che sfrecciano fra la folla in direzione questura, in via Medina. Il corteo allora scende lungo via Salvator Rosa per raggiungere i compagni fermati. A piazza Mazzini trovano un nuovo blocco di camionette e un secondo rastrellamento, alla fine i fermati saranno dodici. Naturalmente niente avvocato, mentre la polizia visiona filmati per trovare qualcosa a cui appigliarsi per tenerli dentro, ma le ultime volte i filmati hanno finito per dare ragione ai manifestanti.
A via Medina alle due del pomeriggio la rabbia è tanta, sono ancora un migliaio a chiedere la liberazione dei colleghi: «Gheddafi in confronto è nu’ buon guaglione» scherza Gennaro, ma è un sorriso che non allenta la tensione. «Libertà, libertà. O’ lavoro c’hanna dà» urlano alla polizia schierata all’ingresso degli uffici. Il bilancio finale sarà di due arrestati per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza aggravata, interruzione di pubblico servizio e manifestazione non autorizzata, dieci denunciati in stato di libertà. L’ultimo manifestante fermato nel pomeriggio dopo che il presidio, pacifico, si era sciolto. Due agenti si sono fatti refertare, cosa che farà scattare le aggravanti se si dovesse arrivare in tribunale. Con l’annuncio del piano lavoro della regione Campania le manifestazioni si erano fermate per un mese, poi le speranze sono diventate una beffa. «Ci hanno messo a fare i colloqui con agenzie pubbliche, di lavoro interinale, con gli psicologi. Ma a che serve se abbiamo il libretto delle competenze? Solo a prenderci in giro – racconta Claudia – Le tremila assunzioni sbandierate dall’assessore sono in realtà piccoli negozi che hanno messo a posto i commessi che tenevano al nero».

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