Assolto il tabaccaio che uccise un rapinatore

Milano, gli sparò alla schiena: per la corte d’appello fu legittima difesa. Esulta la Lega. In primo grado Petrali era stato condannato per omicidio colposo Restituita la pistola

Milano, gli sparò alla schiena: per la corte d’appello fu legittima difesa. Esulta la Lega. In primo grado Petrali era stato condannato per omicidio colposo Restituita la pistola

MILANO – Putativa. Non c´è niente di evangelico nell´aggettivo che manda assolto Giovanni Petrali, il 77enne tabaccaio che la sera del 17 maggio 2003 reagì ai due rapinatori che avevano minacciato la moglie Rosa con una Colt ed erano scappati con 1300 euro acchiappati dalla cassa. Li rincorse fuori dal locale per cento metri, Petrali, scopa in una mano e Beretta calibro 9 nell´altra. Li centrò entrambi, mentre scappavano in sella a un Phantom: alla spalla Alfredo Merlino, 30 anni all´epoca della rapina, che morì sull´asfalto tra le mani dei soccorritori, alla schiena Andrea Solaro, che oggi di anni ne ha 27 e allora se la cavò. Un anno per omicidio colposo e otto mesi per detenzione illegale dell´arma fuori dal bar fu il prezzo pagato in primo grado da Petrali. Che da ieri torna a essere un uomo innocente: per la presidentessa della prima corte d´appello Maria Luisa Dameno, che ha respinto la richiesta di 9 anni e 6 mesi per omicidio volontario del sostituto procuratore Piero De Petris, quella del tabaccaio fu «legittima difesa putativa». Sparò, cioè, dopo i due schiaffi presi in faccia da Merlino e Solaro, dopo che il pericolo dell´arma puntata in faccia alla moglie era cessato, rischiando addirittura di colpire un passante (Petrali centrò la fiancata di una Chrysler, i vetri di una Nissan e i deflettori di una Volvo). Alla schiena, in fuga, a rapina cessata, e ci vollero tre controverse perizie per stabilirlo durante il primo grado. Ma fece fuoco in base a quello che in giurisprudenza si chiama «errore scusabile nell´apprezzamento dei fatti», il convincimento di essere ancora in pericolo di vita perché sconvolto dalle botte appena prese. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni. Al tabaccaio, ha stabilito la corte d´appello, sarà restituita anche la pistola. «Siamo contenti – sorride il figlio Antonio Petrali – è un ricordo di guerra del nonno». Non è l´unico motivo per festeggiare fuori dall´aula. Dove, fin dalla mattina, una dozzina di leghisti capitanati dall´europarlamentare Matteo Salvini si erano radunati dietro lo striscione “Siamo tutti tabaccai”. «Non è un invito a farsi giustizia da soli ma un sospiro di sollievo per la gente perbene – esulta Salvini – candideremo alle comunali Antonio Petrali e Giuseppe Maiocchi». Gioielliere, quest´ultimo, trasformatosi in giustiziere nel 2004. Toni da trionfo anche per il vicesindaco pdl Riccardo De Corato («Tutto è bene quel che finisce bene»), per la Federazione italiana tabaccai («Giustizia è stata fatta», sottolinea il presidente Giovanni Risso) e per Luca Squeri di Confcommercio: «Sentenza giusta». Critico il capolista pd alle comunali, Stefano Boeri: «Lasciare che tabaccai, negozianti e tassisti si difendano da soli è sbagliato. Questa città è governata da 20 anni dalla destra, che non ha fatto nulla per renderla più sicura».

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