E' morto Ghidella, il padre della Uno Litigò con Romiti e lasciò la Fiat Vittorio Ghidella

Si è spento a Lugano a 80 anni, era entrato al Lingotto nel 1979. Fu il primo a pensare ad alleanze internazionali per il gruppo torinese. L'avvocato Agnelli lo volle alla guida della sua azienda ma non lo seguì sulla partnership con la Ford. Poi l'abbandono

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E’ morto Ghidella, il padre della Uno. Litigò con Romiti e lasciò la Fiat

E' morto Ghidella, il padre della Uno Litigò con Romiti e lasciò la Fiat

E' morto Ghidella, il padre della Uno Litigò con Romiti e lasciò la Fiat Vittorio Ghidella

Si è spento a Lugano a 80 anni, era entrato al Lingotto nel 1979. Fu il primo a pensare ad alleanze internazionali per il gruppo torinese. L’avvocato Agnelli lo volle alla guida della sua azienda ma non lo seguì sulla partnership con la Ford. Poi l’abbandono

E' morto Ghidella, il padre della Uno Litigò con Romiti e lasciò la Fiat Vittorio Ghidella

Si è spento a Lugano a 80 anni, era entrato al Lingotto nel 1979. Fu il primo a pensare ad alleanze internazionali per il gruppo torinese. L’avvocato Agnelli lo volle alla guida della sua azienda ma non lo seguì sulla partnership con la Ford. Poi l’abbandono

TORINO  –  Vittorio Ghidella, morto a Lugano dopo una lunga malattia, appartiene alla storia della Fiat della seconda metà del secolo scorso. Aveva ottant’anni, essendo nato nel 1931, ma nel ricordo di molti era rimasto un signore di mezza età, smilzo, silenzioso, dallo sguardo nervoso. Pochi lo hanno visto invecchiare anche perché, dopo lo scontro con Cesare Romiti che nel 1988 si era concluso con la sua uscita dall’universo Fiat, era scomparso dalla scena industriale italiana.
Piemontese di Vercelli, ingegnere collaudatore e padre di celebri modelli della Fiat e della Lancia, Ghidella dopo la laurea aveva intrapreso la carriera di manager nella Riv Skf. Era stato l’avvocato Agnelli a chiamarlo in Fiat in tempi non facili per il gruppo torinese. Nella seconda metà degli anni Settanta fu tra i protagonisti, forse la guida, di un processo di rinnovamento tecnologico che, dopo uno scontro col sindacato, prese corpo determinando un periodo di grande successo per l’azienda allora presieduta da Gianni Agnelli.

Dopo il complesso e faticoso riassetto degli anni Settanta, quelli tra l’altro del terrorismo, divenne ad di Fiat, Lancia e Abarth e in questo ruolo fu tra i protagonisti della vertenza dei 35 giorni dell’autunno Ottanta che si concluse con la marcia dei 40mila. Nei giorni della Mirafiori sotto “assedio” continuò in gran segreto a lavorare in un albergo di Torino, allestendo modelli e preparando piani che avrebbe messo in atto dopo la fine del conflitto col sindacato. La Uno, presentata a Orlando in Florida,  lo collocò tra i manager di maggiore successo del gruppo torinese. Seguirono altri modelli che resteranno nella storia della Fiat, come la Croma, la Delta, la Thema. Era un ingegnere progettista ma era soprattutto un appassionato di auto. Era convinto che per la Fiat sarebbe stato utile una partnership con l’americana Ford. A metà degli anni Ottanta quella scelta, se portata a termine, avrebbe voluto dire la nascita di un colosso che avrebbe potuto dominare il panorama mondiale, evitando forse qualche difficoltà alla Fiat degli anni a venire.
I vertici della casa torinese non lo seguirono in questa indicazione. Gli fu contrario soprattutto Romiti, che probabilmente vedeva in lui un possibile avversario sulla strada verso la guida della Fiat. Nello scontro Romiti ebbe la meglio. Gianni Agnelli tentò di fare da mediatore, poi si schierò dalla parte di Romiti e Ghidella fu costretto a gettare la spugna.

Dopo questa svolta il padre della Uno s’impegnò in attività industriali ancora a Torino e dintorni, poi scelse la quiete di Lugano per gli ultimi anni della sua vita, rattristati dalla malattia e ancor prima dalla perdita della figlia Amalia, morta giovanissima in seguito a un incidente stradale. Di lui con gli anni si parlò sempre meno, e lui non fece mai nulla per tornare alla ribalta. Salvo qualche intervista, nessuno ricordava più il manager che avrebbe potuto guidare la Fiat e gli fu impedito di farlo

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