Un diario può rivelare molte cose, specie se riaffiora quasi settant'anni dopo dal cassetto di una protagonista irregolare della sinistra italiana. Quaderni annotati da un'adolescente tra il 1943 e il 1948, quando il mondo cambiava faccia e la storia non rinunciava ai suoi colpi di scena. ">

Autobiografia di Luciana Castellina

Un diario può rivelare molte cose, specie se riaffiora quasi settant’anni dopo dal cassetto di una protagonista irregolare della sinistra italiana. Quaderni annotati da un’adolescente tra il 1943 e il 1948, quando il mondo cambiava faccia e la storia non rinunciava ai suoi colpi di scena.

Un diario può rivelare molte cose, specie se riaffiora quasi settant’anni dopo dal cassetto di una protagonista irregolare della sinistra italiana. Quaderni annotati da un’adolescente tra il 1943 e il 1948, quando il mondo cambiava faccia e la storia non rinunciava ai suoi colpi di scena.

Ma quello di Luciana Castellina è un racconto antieroico, che ritrae un´educazione sentimentale nutrita di passioni, curiosità e leggerezza del vivere, a tratti anche svagata e frivola. E nel confronto con tanti mémoires al maschile anche bellissimi – in cui l´autore sembra sapere sempre tutto, governa fino all´ultimo le proprie scelte – qui prorompe quella sincerità spietatamente femminile nel definirsi ignare e inadeguate rispetto agli appuntamenti della storia. «A me innanzitutto il Pci ha evitato di restare stupida», annota l´autrice nelle ultime pagine. Solo una donna poteva scriverlo, o almeno scriverlo così. La scoperta del mondo, che sarà presentato oggi a Roma alle 18 al teatro Tordinona da Alfredo Reichlin e Nichi Vendola, è stato candidato al premio Strega (nottetempo, pagg. 296, euro 16,50). 

Quello di Luciana Castellina è un percorso anomalo, figlia d´una famiglia borghese di radice ebrea, cresciuta nel conformismo dei Parioli insieme a una madre molto poco conformista, Lisetta, a sua volta segnata dall´eccentricità della Mitteleuropa triestina. Cospiratore antiaustriaco il nonno materno Adolfo Liebman, compagno d´avventura di Oberdan; famiglia della microborghesia milanese laica e socialista, quella dei Castellina, che però ha meno influenza. Se la vita è l´arte dell´incontro, l´adolescente Luciana sa coltivarla con sapienza, ma soltanto molto più tardi riuscirà a trovarne il senso. 
La fine del fascismo, il 25 luglio del 1943, la sorprende a casa Mussolini, a Riccione, dove sta giocando a tennis con la sua compagna di classe Annamaria, primogenita del Duce. La Resistenza, per lei, è solo un messaggio nascosto sotto le suole dello zio Memmo. I volontari di Salò non le paiono tremendi ma solo malinconici. Bisogna aspettare il suo ingresso nel ´44 a casa Apicella perché la ragazza dei Parioli guardi con occhi diversi comunisti e azionisti. E poi la scoperta dell´arte, di Mafai e Guttuso; e quella lezione su Picasso al Tasso, su incarico del Pci, che sarà il suo primo gesto politico. Arriveranno presto i primi viaggi a Parigi e Praga, la costruzione della ferrovia nella Jugoslavia di Tito, il lavoro nelle periferie, l´incontro con gli intellettuali dell´Unità, tra cui il futuro marito Alfredo Reichlin. Ma la Castellina non tralascia di annotare anche la fatuità della sua vita festaiola tra il ´45 e il ´46, le serate in maschera dove lei vestita da finlandese viene “comprata” dal giovane Carlo Aymonino. O la civetteria esercitata con Roger Vadim, futuro marito di Jane Fonda. Si deve essere divertita, e anche molto, l´autrice di questo diario. Negli anni di Botteghe Oscure l´avrà vissuta come una colpa. Oggi che può raccontarlo, ostenta imbarazzo, ma sotto sotto ne gode.
Come tutte le memorie di quella generazione, nata tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso, anche La scoperta del mondo può indurre in lettori più giovani un´inconfessabile invidia. Epoca di ferro e fuoco, ma anche stagione di passioni e furori, in cui la felicità individuale coincide con la felicità collettiva. Una condizione negata alle generazioni che seguono, come scrive nell´introduzione anche la figlia Lucrezia Reichlin. Felicità doveva essere il titolo del diario. Poi ne hanno scelto un altro, forse per non esagerare.

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