Sciopero dei migranti per lavoro e libertà 

1 MARZO Si moltiplicano le iniziative

1 MARZO Si moltiplicano le iniziative

C’è un filo stretto che legherà le piazze del secondo sciopero degli immigrati con i fatti che stanno accadendo al di là del Mediterraneo e in questi giorni, drammaticamente, in Libia. Il primo marzo a Bologna e in altre città da Napoli a Brescia ritornerà la mobilitazione che l’anno scorso sorprese per l’entità della partecipazione, oltre 300 mila persone in tutta Italia. Ma un anno dopo questo sciopero arriva proprio nei giorni in cui dal nord Africa arrivano notizie di rivoluzione con morti e sanguinarie repressioni. Naturale quindi che la Libia, e non solo, sarà nei cuori, nei pensieri e negli striscioni delle manifestazioni del 1 marzo. E’ l’appello che arriva dal Coordinamento migranti di Bologna rilanciato dal blog nazionale http://www.primomarzo2011.it/ perchè la giornata dello sciopero degli immigrati vada oltre la denuncia della legge Bossi-Fini e del razzismo istituzionale. Un sentimento comune che conferma anche Alfonso, uno degli attivisti della rete antirazzista campana, che spiega come quello che sta succedendo entrerà “naturalmente” nella manifestazione di martedì prossimo davanti alla Prefettura. E così sarà in tutte le altre realtà dove ci saranno presidi e cortei. Si vedrà se i numeri saranno gli stessi del 2010, l’eco dei fatti che arrivano dal nord Africa potrebbe comunque incoraggiare.
Dopo un anno dal primo sciopero il protagonismo del lavoro migrante ha cominciato a “bucare” anche il sistema dei media più tradizionali. Dallo sciopero dei lavoratori della Campania dove a ottobre gli stranieri si misero sulle stesse rotonde dove ogni mattina i caporali vanno a prelevarli indossando cartelli con su scritto «oggi non lavoro per meno di 50 euro» alla coraggio di quelli che sono saliti sulla gru a Brescia o sulla ciminiera di via Imbonati a Milano. «Il livello di disperazione è più alto dell’anno scorso – spiega ancora Alfonso da Napoli – perchè molti erano abituati ad un processo migratorio difficile ma lineare che in ogni caso avrebbe portato a dei risultati. Mentre è successo che in tanti sono tornati a fare lavori che pensavano di non dover fare più». E tutto questo perchè in Italia la legge Bossi Fini è una legge che legando il permesso di soggiorno al lavoro sta producendo sempre più clandestinità. Per questo tra i temi del primo marzo ci sarà la denuncia della sanatoria per colf e badanti e l’acuirsi della crisi che ha riportato molti lavoratori stranieri a perdere il contratto e a ritornare a lavorare in nero. Dal Coordinamento migranti di Bologna fanno notare che questo è uno sciopero con un «significato politico perchè non è su una piattaforma sindacale e non è difensivo». E’ uno sciopero, sottolineano ancora da Bologna, che «abbatte la divisione tra italiani e migranti sui luoghi di lavoro». Il Coordinamento sta lavorando per ampliare la possibilità di copertura sindacale allo sciopero anche oltre le fabbriche dove la Fiom, che aderisce, è presente. Anche l’Usi, l’unione sindacale italiana, fornirà la copertura sindacale allo sciopero. A Bologna il percorso coinvolge anche studenti universitari e quelli medi in particolare di seconda generazione; al mattino ci sarà un presidio all’istituto professionale Fioravanti. A Palermo la manifestazione del primo marzo ricorderà Noureddine Adnane, il commerciante ambulante di origine marocchina che si è dato fuoco dopo che una pattuglia della polizia municipale gli stava sequestrando per l’ennesima volta la merce. A Brescia ci sarà una manifestazione in centro nel pomeriggio, l’anno scorso furono 50 le aziende dove lo sciopero riuscì. Quest’anno si terrà insieme il tema del lavoro migrante più stabile con quello estremamente precario. E super precaria è la situazione lavorativa dei ragazzi che salirono sulla gru a ottobre e che martedì saranno in piazza. Alcuni mesi fa da quindici metri di altezza hanno denunciato l’ultima sanatoria e le sue beffe. Felice dell’associazione «Diritti per tutti» spiega che si è in attesa della decisione del Consiglio di Stato, l’udienza è stata il 21, sul ricorso contro la circolare Manganelli che alcuni mesi dopo la sanatoria sancì che chi era già stato condannato non aver rispettato l’ordine di espulsione del questore non aveva diritto a regolarizzarsi.

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