«Salviamo il murale per Di Vittorio», arriva un progetto per il recupero

 A una svolta la battaglia per restaurare e ripristinare l’opera dedicata al fondatore della Cgil nel suo paese d’origine

 A una svolta la battaglia per restaurare e ripristinare l’opera dedicata al fondatore della Cgil nel suo paese d’origine

CERIGNOLA (FOGGIA). Ci sono cose che hanno un valore ben al di là del loro oggetto, perché cariche di significato e di storia. Sicuramente il Murale Di Vittorio (così fu chiamato “Giuseppe Di Vittorio e la condizione del Mezzogiorno”, il dipinto di 150 metri quadri dedicato al grande personaggio del sindacalismo e della sinistra del ‘900) a Cerignola è una di queste. La lotta di un gruppo di appassionati, con in testa il ricercatore della memoria popolare del Tavoliere Gianni Rinaldi, per il ripristino dell’opera e per il restauro del dipinto, smontato dalla Piazza della Repubblica negli anni ottanta e depositato in stato pietoso in alcuni locali del municipio, va avanti e nei prossimi giorni si entra nel vivo con la presentazione del progetto di recupero al Comune. Intanto occorre allargare la sensibilizzazione sull’argomento perché pochi hanno ancora capito l’importanza del recupero di quest’opera collettiva, frutto anche della mobilitazione popolare nel lontano 1972 quando, nel paese natio di Di Vittorio, si decise di onorare l’illustre concittadino con questo monumento. Recuperare il Murale Di Vittorio (cosa difficile dal punto di vista tecnico, ma non impossibile) ha il doppio significato di recuperare l’attenzione verso un grande personaggio della sinistra e nello stesso tempo liquidare l’atteggiamento assurdo di questi ultimi vent’anni e più, fatto di sottovalutazione di questa distruzione. Cioè mettere un alt allo sport distruttivo della memoria migliore della sinistra, del movimento operaio, della cultura più profondamente costituzionale. Per questo la battaglia sul Murale non è una semplice battaglia di recupero di un’opera, ma diventa battaglia politica, e ai più alti livelli.
Dopo il lancio della campagna “Salviamo il murale Di Vittorio” su facebook del gruppo che porta avanti quest’iniziativa, occorre seguire passo passo nei momenti più salienti quest’operazione che può aggregare, come nessun’altra, persone di generazioni diverse e nello stesso tempo fare chiarezza sull’indifferenza di tanti, anche a sinistra e nel sindacato erede di Di Vittorio. Mobilitare alcuni disegnatori, alcuni artisti, alcune personalità della sinistra e del sindacato sul piano nazionale, è l’obiettivo che si sta prefiggendo il gruppo. Intanto noi cominciamo a registrare questa posizione della restauratrice Natalia Gurgone, anche a fronte di dichiarazioni del sindaco di Cerignola che poneva molte domande sulle difficoltà del recupero dell’opera e su alcuni pericoli. «L’intervento è possibilissimo e anche molto interessante – mi dice la Gurgone – del resto si tratta di recuperare un unicum dal punto di vista artistico del muralismo di quegli anni. Naturalmente la prima cosa è la bonifica dei pannelli, tieni presente che furono rotti e quindi c’è il problema della fuoriuscita delle fibre d’amianto, materiale con cui si lavorava allora. Quindi, dopo questa messa in sicurezza, è importante l’inventario completo delle superfici pittoriche che si possono recuperare. Ma, da un sopralluogo, ho già visto che il lavoro è possibile e interessante». L’opera fu un grande impegno collettivo non solo degli artisti del “Centro di Arte Pubblica Popolare” ma dell’intera popolazione. Pensi sia riproponibile quel clima? «Quel clima non lo so – riprende Gurgone – forse no. Però penso al coinvolgimento degli studenti, naturalmente con la supervisione degli esperti. Del resto parliamo di un’opera frutto di Arte Pubblica, forse la maggiore espressione del lavoro di quel Centro di Fiano Romano che ha operato dal ’65 al ’74. Si tratta di un dipinto innovativo nel campo del Murale, con tecniche di sperimentazione davvero nuove. Una cosa di cui forse non ci si rende bene conto».

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