Il boato di Tharir Square è assordante. L'annuncio, di quelli da far tremare. “Mubarak si è dimesso!”. Dopo il discorso alla nazione di ieri sera non ci credeva nessuno. I militari, in fretta e furia, spostano i blindati dagli accessi alla piazza.

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Egitto: il boato assordante di Tharir Square, “Il faraone si è dimesso!”

Il boato di Tharir Square è assordante. L’annuncio, di quelli da far tremare. “Mubarak si è dimesso!”. Dopo il discorso alla nazione di ieri sera non ci credeva nessuno. I militari, in fretta e furia, spostano i blindati dagli accessi alla piazza.

Il boato di Tharir Square è assordante. L’annuncio, di quelli da far tremare. “Mubarak si è dimesso!”. Dopo il discorso alla nazione di ieri sera non ci credeva nessuno. I militari, in fretta e furia, spostano i blindati dagli accessi alla piazza.

La gente, tanta, che già riempie la piazza simbolo della “Rivoluzione del 25 aprile”, arriva di corsa. Le strade sono invase dalle bandiere nazionali. La tensione si scioglie. I volti si rilassano. È il momento della festa. Poi, domani, si penserà alla politica.

“Benvenuto nel nuovo Egitto”, dice un ragazzo che corre tra la folla in festa. Il potere del “Faraone” si è sgretolato sotto la pressione della piazza. E di internet, dove i giovani egiziani hanno messo in moto quella serie di proteste che poi sono divenute più grandi di loro. I manifesti con la scritta “Facebook”, in piazza, si sprecano. È difficile camminare. Anche le donne più religiose sembrano aver dimenticato il Corano. Non si uniscono al gruppo degli uomini, sarebbe troppo, ma su un lato della piazza cantano e si fanno fotografare come se per una sera, la religione, non fosse nelle loro vite.

Le dita fanno il segno della “V”. Vittoria. Finalmente si torna a casa. “Un pezzo di me – dice una ragazza dell’organizzazione – rimarrà per sempre in questa piazza. Siamo riusciti a cambiare la storia di questo Paese”. Poi si lascia andare ad un pianto di gioia. “È il giorno più bello della mia vita, perché finalmente siamo un paese libero”.

Mohamed, sotto al palco principale di Tharir Square, piange. Anche ieri sera, dopol’annuncio di Mubarak alla nazione che non avrebbe lasciato il comando della nave, nonostante stesse affondando tra le sue mani, aveva il viso bagnato dalle lacrime. Ma erano quelle della rabbia. Oggi, invece, sono quelle della felicità. Un dottore che ha lavorato nella piazza, dal primo giorno di occupazione lo abbraccia come un padre. Si danno pacche sulle spalle per minuti interi. Poi racconta la sua gioia: “Penso che quello che abbiamo fatto sia la cosa più incredibile che mi poteva accadere nella vita. Ho sognato di diventare un dottore, di avere dei figli, una famiglia. Ma mai che sarei stato parte di una rivoluzione. È stato difficile. Ma alla fine abbiamo vinto noi”.

C’è anche chi bacia l’asfalto e chi, in mezzo alle tende dell’accampamento, pensa di costruirsi una casa su quel pezzo di terra dove è stato sdraiato oltre una settimana. “Domani – dice Samir – finalmente dormirò a casa mia. Sono in questa piazza da dieci notti e credevo di doverci rimanere ancora per molto. Invece, il destino, è stato dalla nostra parte”. I fuochi d’artificio colorano il cielo del Cairo. Le barriere utilizzate come barricate e percosse come bonghi emettono un suono che mescolato alle grida di gioia della piazza è assordante.

Cosa succederà domani nessuno lo sa. L’Esercito è al potere. Ma stanotte nessuno vuole parlarne. La gioia per la liberazione è troppo grande. La “Libera Repubblica di Tharir” come i manifestanti hanno ribattezzato la piazza, simbolo della rivolta che ha rovesciato il regime al potere da 30 anni, va avanti a festeggiare per tutta la notte. È la fine della rivoluzione. A Tharir dicono del nuovo Egitto. Ma per quello bisognerà aspettare domani.


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