«Non c’è più posto nel mondo per questa industria di morte, e morente». Così ripetono all’International Ban Asbestos Secretariat-Ibas (http://ibasecretariat.org), la rete che coordina l’attività di decine di Comitati nazionale per la messa al bando mondiale dell’amianto. O asbesto: due nomi per un solo temibile minerale; in greco infatti amianto significa «incorruttibile» mentre asbesto sta per «inestinguibile». A livello mondiale da tempo le avvelenate fortune dell’asbesto sono in declino. Dopo un picco dei 4,79 milioni di tonnellate del 1977, l’anno scorso la produzione stata di «soli» 1,97 milioni di tonnellate. Sono 55 i paesi che hanno messo al bando ogni uso generico del minerale, compresi i membri dell’Unione Europea e l’Italia, dove il procuratore Raffaele Guariniello continua il suo ottimo lavoro. Ma rimangono i paesi meno «sviluppati», soprattutto in Asia, e la Cina e l’ex Unione Sovietica.
«Non c’è più posto nel mondo per questa industria di morte, e morente». Così ripetono all’International Ban Asbestos Secretariat-Ibas (http://ibasecretariat.org), la rete che coordina l’attività di decine di Comitati nazionale per la messa al bando mondiale dell’amianto. O asbesto: due nomi per un solo temibile minerale; in greco infatti amianto significa «incorruttibile» mentre asbesto sta per «inestinguibile». A livello mondiale da tempo le avvelenate fortune dell’asbesto sono in declino. Dopo un picco dei 4,79 milioni di tonnellate del 1977, l’anno scorso la produzione stata di «soli» 1,97 milioni di tonnellate. Sono 55 i paesi che hanno messo al bando ogni uso generico del minerale, compresi i membri dell’Unione Europea e l’Italia, dove il procuratore Raffaele Guariniello continua il suo ottimo lavoro. Ma rimangono i paesi meno «sviluppati», soprattutto in Asia, e la Cina e l’ex Unione Sovietica.
Proprio dalla Russia sono arrivate le più recenti accuse all’Ibas di «ecoterrorismo» e di «pseudoambientalismo pagato dalle potenti lobby industriali che si oppongono all’amianto»… Non male per il paese che incassa attualmente di più dalla produzione ed esportazione della sostanza. Intanto in Canada è stata nuovamente rinviata la decisione politica sulla richiesta da parte di un imprenditore al governo del Quebec di accordare – informa il «New York Times» – un prestito di 58 milioni di dollari per la riapertura di una miniera nella città di… Asbestos, nata nel 1879 intorno alla miniera che ha funzionato per oltre cento anni. La città non ha cambiato nome, malgrado l’associazione chiarissima fra asbesto e malattie mortali quali mesoteliomi e asbestosi. L’industria dell’asbesto è stata un simbolo del Quebec e la miniera – ora chiamata Jeffrey – ha giocato un ruolo importante nella storia politica della provincia. Ora qualcuno, scrive il «New York Times», spera di attrarre investitori e rivitalizzare il settore. A quale scopo, visto che il Canada sta spendendo fior di dollari per rimuovere il minerale dagli edifici?
La strategia sarebbe esportare verso India, Pakistan, Vietnam, realtà nelle quali l’economicità dell’asbesto da usare nelle case e nei luoghi di lavoro fa passar sopra ai rischi. Come denuncia l’Ibas, sarebbe in corso uno «tsunami amianto» diretto all’India, il principale acquirente del crisotilo (amianto bianco). Di recente una nutritissima delegazione di imprenditori del Quebec è volata in India con l’obiettivo di decuplicare le vendite che nello scorso decennio sono ammontate a 700 mila tonnellate. Critiche sia in Canada che a Mumbai, dove vittime dell’amianto e attivisti hanno denunciato il «doppio standard canadese»: niente uso in patria e grandi esportazioni in India. Come argomenta l’Ibar, il crisotilo non si presta affatto a quell’uso «safe» (senza rischi) ventilato da canadesi. E non solo da loro: a Muzzaffarpur, in Bihar, la popolazione locale continua a ostacolare con coraggio (ultima manifestazione il primo febbraio scorso) l’apertura di una fabbrica di cemento-amianto della Balmukund Cement & Roofing Ldt, una compagnia di Kolkata specializzata in materiale da costruzione per tetti, muri e rivestimenti.
La buona notizia di questi giorni è che in Brasile il movimento per la messa al bando dell’amianto ha ottenuto una vittoria giudiziaria importante pochi giorni fa: un tribunale federale ha bloccato alcune navi in partenza da un porto di São Paulo con la motivazione che nello stato non è solo l’uso dell’amianto a essere vietato ma l’intero ciclo, compresa l’esportazione.
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