MARCHIONNEMENTE
La guerra mediatica per vincere il referendum di Mirafiori è già partita: volantini, camper, convegni, ma anche messaggini sugli I-phone e «post» sulle bacheche di Internet. La Fiom rifiuta l’accordo e lancia lo sciopero del 28 gennaio. Il fronte del sì riflette sulle difficoltà del voto e modera le previsioni: si passa dal trionfalistico «80%» ad accontentarsi del 51%. Seggi il 13 e 14. E intanto il titolo Fiat fa man bassa di miliardi in Borsa
MARCHIONNEMENTE
La guerra mediatica per vincere il referendum di Mirafiori è già partita: volantini, camper, convegni, ma anche messaggini sugli I-phone e «post» sulle bacheche di Internet. La Fiom rifiuta l’accordo e lancia lo sciopero del 28 gennaio. Il fronte del sì riflette sulle difficoltà del voto e modera le previsioni: si passa dal trionfalistico «80%» ad accontentarsi del 51%. Seggi il 13 e 14. E intanto il titolo Fiat fa man bassa di miliardi in Borsa
«Il lavoro non è in saldo»: la Fiom sceglie il tema dei saldi per il presidio di oggi a Torino, in piazza Castello, per far conoscere i contenuti dell’accordo sul futuro di Mirafiori. Le tute blu della Cgil allestiranno un muro simbolico sul quale presenteranno i testi di sostegno alla Fiom Cgil raccolti attraverso l’appello lanciato dalla rivista MicroMega (oltre 33 mila adesioni). «Visto che il lavoro umano non è una merce – spiega Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto per la Fiom – vogliamo utilizzare questa giornata per dire che il lavoro non è in saldo, nè a Mirafiori nè altrove. Per queste ragioni – è la conclusione – sono indispensabili i contratti nazionali e non sono accettabili contratti solo aziendali e individuali, che lascerebbero i lavoratori da soli».
Mancano ormai pochi giorni al referendum del 13 e 14 gennaio, la macchina della propaganda è partita e lunedì anche Fim e Uilm diffonderanno volantini di spiegazione agli operai. Tra l’altro, c’è da notare che la Fim ha preferito correggere il tiro rispetto alle previsioni trionfalistiche emerse qualche giorno fa durante la conferenza stampa dei promotori del voto (che formano anche il comitato per il sì): si era parlato di una vittoria all’80%. Ma ieri Bruno Vitali, segretario e responsabile auto per la Fim Cisl, ha moderato le cifre: «Il risultato non è scontato – ha detto – bisogna augurarsi che si ottenga il 50% più uno dei voti a favore».
Il segretario Fim ricorda che nel reparto Powertrain (ex meccaniche) di Mirafiori nel 2007 l’accordo unitario sui 17 turni fu bocciato dalla maggioranza dei lavoratori. Le tute blu Fiat hanno detto no anche al Patto sulla riforma del welfare nel 2007 (quello che conteneva la riforma dello scalone per l’accesso alle pensioni di anzianità, del governo Prodi) e poi a una proposta sul lavoro straordinario nel sabato nel 2006. Insomma, la fabbrica simbolo della Fiat non è facile. «La posta in gioco è altissima – ha concluso Vitali – spero prevalga il senso di responsabilità di tutti. Io penso che l’accordo sia positivo e spero che sia apprezzato».
Ieri intanto il titolo della neonata Fiat Industrial (veicoli commerciali e agricoli), dopo qualche giorno in cui aveva mostrato difficoltà, ha preso il volo in Borsa: ha segnato un +6%. A conclusione della prima settimana di contrattazioni, la somma di Fiat Industrial e Fiat auto vale 2,1 miliardi di euro in più di quanto valesse la «vecchia» Fiat al tramonto dell’anno passato. Includendo le azioni di risparmio e le privilegio, la capitalizzazione di Fiat Industrial è di 11,77 miliardi di euro mentre Fiat auto vale 9,25 miliardi. La capitalizzazione complessiva delle due società sale così a 21 miliardi di euro contro i 18,9 miliardi della vecchia Fiat.
Insomma, un nuovo successo per Sergio Marchionne, ma adesso tutti i fari sono puntati su Mirafiori e il referendum. Bisogna ricordare l’importante incontro di domani, tra le segreterie di Fiom e Cgil, che cercherà di sanare le divergenze e tracciare una linea comune. Come si ricorderà, la segretaria generale Cgil Susanna Camusso aveva sposato la tesi della minoranza Fiom, che preme per siglare l’intesa in caso di vittoria dei sì: la firma sarebbe però solo «tecnica», pur di non perdere i delegati in fabbrica (il nuovo contratto infatti nega rappresentanti sindacali ai non firmatari). Dall’altro lato, il segretario generale Fiom Maurizio Landini, e con lui la maggioranza dei metalmeccanici Cgil, continua a sostenere che l’accordo non va firmato in nessun caso, perché anche una eventuale vittoria del sì sarebbe «estorta», per così dire, in forza del ricatto posto da Marchionne («o accettate o non investiamo su Mirafiori»). Inoltre, gli stessi contenuti sarebbero illegittimi, perché violerebbero diritti costituzionali come quello fondamentale di sciopero.
Nei prossimi giorni la battaglia mediatica si intensificherà, usando anche gli sms e facebook. Allo sciopero del 28 gennaio della Fiom parteciperanno anche Usb e Cobas, mentre sull’altra metà del campo gioca l’alleanza Fim-Uilm-Fismic-Ugl e Associazione capi e quadri. Il segretario della Fismic, Roberto Di Maulo, invita addirittura a «boicottare Rai 3 e La 7», perché simpatizzerebbero troppo con la Fiom. Su facebook invece si può leggere qualche post del fronte del no: «Nuova Fiat Panda: è tutto compreso, schiavi in mano», affigge in bacheca il gruppo aperto «Mirafiori in diretta». Lunedì mattina torneranno al lavoro i primi 800 addetti dell’Alfa Mito e il camper della Fiom sarà ai cancelli di Mirafiori a distribuire volantini. Ma ci saranno anche Fim, Uilm, Fismic e Ugl, con il loro volantino. Martedì il camper Fiom sosterà di fronte al consiglio comunale e regionale; mercoledì il «fronte del si« organizzerà un’assemblea pubblica alla Gam (Galleria d’arte moderna). In serata, con l’inizio del turno di notte, la Fiom darà il via alle assemblee in fabbrica, che proseguiranno anche al primo e al secondo turno del giorno successivo. Con il terzo turno di giovedì partirà il referendum e si attenderanno i risultati, previsti per venerdì sera.
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L’APPELLO PER SOSTENERE LA FIOM
È nata l’associazione «Lavoro e libertà». Ecco come e dove aderire
Sono centinaia e centinaia le adesioni arrivate dopo la pubblicazione, il 29 dicembre scorso, dell’appello per la costituzione dell’associazione «Lavoro e libertà». L’appello è nato con l’obiettivo di «ridare centralità politica al lavoro, riportarlo al centro dell’agenda politica, nell’azione di governo, nei programmi dei partiti, nella battaglia delle idee», perché questa è oggi «la via maestra per la rigenerazione della politica stessa e per un progetto di liberazione della vita pubblica dalle derive e dall’autoreferenzialità che attualmente gravemente la segnano. È stato promosso da Fausto Bertinotti, Sergio Cofferati, Gianni Ferrara, Luciano Gallino, Francesco Garibaldo, Paolo nerozzi, Stefano Rodotà, Rossana Rossanda, Aldo Tortorella e Mario Tronti. Per aderire si può inviare una mail a fgaribaldo@gmail.com oppure andare sul sito http://web.me.com/garibaldof/Sito
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