Occupata dai nazisti nel settembre 1943, iniziò a Milano una «lunga notte»: la caccia ad ebrei e ad oppositori politici con l’aiuto dei fascisti, il Binario 21 per Auschwitz e i «centri» di morte e tortura, l’hotel Regina, San Vittore e Villa Triste
Dal Binario 21 della stazione Centrale di Milano, dal dicembre 1943, cominciarono a partire i treni carichi di ebrei e di oppositori politici verso Auschwitz-Birkenau e altri campi di sterminio (Mauthausen, Ravensbrück, Flossenbürg, Fossoli e Bolzano). I vagoni piombati, con il loro carico umano, venivano agganciati due piani sotto, nei sotterranei dove correva una rete di binari adibita allo smistamento del servizio postale. I convogli, nascosti alla vista dei normali viaggiatori, si formavano nei cunicoli bui, spingendo a calci e bastonate i deportati sui vagoni, poi spostati in superficie tramite elevatori. Furono oltre 1500 le persone caricate a forza dai fascisti repubblichini al servizio dei nazisti. Gran parte di loro non tornò più.
IN ORIGINE il Binario 21, prima dell’inversione numerica, era il binario 1, appositamente riservato all’accoglienza dei Savoia a Milano. Fu anche allestita un’ampia ed elegante sala “Regia”, decorata durante il ventennio con una svastica ancora oggi visibile tra i mosaici. Dal 27 gennaio 2013 l’originario Binario 21 è parte del Memoriale della Shoah. La lunga notte di Milano iniziò .con l’ingresso, il 10 settembre 1943, dei primi granatieri della divisione corazzata delle Waffen-SS Leibstandarte Adolf Hitler.
UN CORPO D’ÉLITE che solo pochi mesi prima, a Geigova, nella ritirata di Russia, si era macchiato dello sterminio di quattro mila prigionieri russi per rappresaglia, e nel volgere di pochi giorni, dopo aver varcato il confine italiano, compiuto il massacro di Boves in provincia di Cuneo, 25 le vittime inermi. Tra il 15 e il 23 settembre truciderà per odio razziale, oltre che per rapinare i loro beni, 54 ebrei sfollati sul lago Maggiore, tra Stresa, Baveno, Meina e Arona. La strage del Verbano fu il primo eccidio di ebrei compiuto in Italia.
GIÀ A PARTIRE dal 13 settembre a Milano entrò in funzione la struttura delle SS, guidata dal capitano Theodore Saeweche, direttamente dipendente dal colonnello Rauff, capo del comando interregionale della «Polizia e servizio di sicurezza», la cosiddetta Sipo-Sd, che comprendeva Piemonte, Liguria e Lombardia. Walter Rauff era stato l’inventore dei “camion della morte” in Polonia e Russia che anticiparono le camere a gas, 90.000 le vittime. La sede del comando interregionale e milanese fu installata in pieno centro, a pochi passi da piazza Duomo, all’Hotel Regina. Oggi l’albergo non esiste più. Al suo posto gli uffici di alcune società finanziarie.
Il carcere di San Vittore passò sotto la gestione delle SS. Il penitenziario si riempì rapidamente. Due dei suoi sei bracci, il IV, il V, furono destinati ai detenuti politici, il VI agli ebrei. A dirigerlo inizialmente il maresciallo Helmuth Klemm, poi il caporalmaggiore Franz Staltmayer, detto «la belva», sempre con il frustino e un’inseparabile cane lupo. Tra il settembre 1943 e il 12 aprile 1945 su un totale di 18.828 arrestati, 4.982 furono deportati in Germania. A ricordare orrori e sofferenze una targa murata sull’ingresso di via Filangieri 2 posta il 25 aprile 1965 dall’allora sindaco Pietro Bucalossi. Ma non erano solo le SS ad arrestare. Almeno nella metà dei casi, come risultò dagli stessi registri, furono le organizzazioni fasciste e le molte polizie politiche a consegnare i prigionieri ai tedeschi, tra loro la Legione Muti, la X Mas, le Brigate nere e la banda Kock.
VIA ROVELLO E VIA TIVOLI. Almeno otto furono i corpi investigativi che operarono indipendentemente l’uno dall’altro con proprie carceri. In via Rovello 2, attuale sede del Piccolo Teatro, la Legione Muti istituì la propria caserma comando. A dirigerla Francesco Colombo, un pregiudicato per reati comuni nominato vicequestore dal ministro degli Interni. In via Tivoli si trovava invece la caserma “Salinas”. A comandarla il capitano Pasquale Cardella, lo stesso che guidò il plotone d’esecuzione in piazzale Loreto, il 10 agosto 1944, per fucilare 15 patrioti. Al posto dell’edificio in via Tivoli si trova ora solo un giardino, davanti al teatro dedicato a Giorgio Strehler.
TUTTA MILANO ERA disseminata di comandi e caserme. Il «Servizio sicurezza» delle SS si trovava in corso Littorio 10. Divenne poi corso Matteotti. L’ufficio stampa e propaganda della X Mas, era alloggiato all’albergo Nord, accanto al comando della Wermacht, in piazza Fiume, ribattezzata dopo la Liberazione piazza della Repubblica.
MA È LONTANO dal centro che bisognava andare per rintracciare il covo della banda Koch, a “Villa Triste”, così soprannominata per le torture che vi si infliggevano, in via Paolo Uccello, dalle parti di San Siro. Una villa storica. Nel giugno del 1944 vi si installò Pietro Koch, proveniente da Roma, dove aveva gestito un «Reparto speciale della polizia repubblicana», ma soprattutto aveva fornito un elenco di nomi ai nazisti per la strage alle Fosse Ardeatine. Nei sotterranei furono allestite cinque celle. In qualche periodo vi furono stipate fino a un centinaio di persone. Le urla dei seviziati si sentivano fin dalla strada. Alla fine, il 24 settembre 1944, quasi solo per ragioni di lotta intestina fra le diverse bande fasciste, “Villa Triste” fu chiusa. La famiglia Fossati, proprietaria dell’immobile, decise di non abitarla più e lasciarla in eredità ad un istituto missionario, che a sua volta lo donò a una congregazione di suore.
* Fonte/autore: Saverio Ferrari, il manifesto
ph by Camelia.boban, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
0 comments