Cile. Lucía Hiriart partecipò attivamente alla dittatura: spinse il marito a realizzare il golpe contro Allende, vicina a a Manuel Contreras, braccio destro di Pinochet e capo della Dina, la sanguinaria polizia segreta.
Cile. Lucía Hiriart partecipò attivamente alla dittatura: spinse il marito a realizzare il golpe contro Allende e lo aiutò a sottrarre nove miliardi di dollari allo Stato. E ora in Plaza Italia si festeggia
SANTIAGO DEL CILE. È morta Lucía Hiriart, la primera dama della dittatura cilena. Vedova del generale Augusto Pinochet, si è spenta a 99 anni il 16 dicembre, proprio a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale più importante dalla fine del regime e in cui si sfidano José Antonio Kast, candidato dell’ultradestra e profondo ammiratore di Pinochet, e il socialdemocratico Gabriel Boric.
Hiriart ha avuto un ruolo chiave nelle politiche del marito, soprattutto rispetto ai rapporti diplomatici arrivando, nel 1982, a essere ricevuta dalla first lady Nancy Reagan alla Casa bianca.
A spiegare l’importanza avuta dalla moglie era stato lo stesso Pinochet: aveva detto che Hiriart era stata una delle persone che più avevano influito nella sua decisione di portare avanti il colpo di Stato contro Salvador Allende. È molto nota inoltre la vicinanza della donna a Manuel Contreras, braccio destro di Pinochet e capo della Dina, la sanguinaria polizia segreta che dava la caccia agli oppositori del regime.
Non solo, la vedova del generale ha avuto un ruolo chiave in uno dei crimini della dittatura: la frode con cui Pinochet ha rubato una cifra milionaria – quasi nove milioni di dollari secondo le indagini – allo Stato cileno, venendo perfino arrestata nel 2005 (per un solo giorno, in prigione preventiva).
Il regime, che è rimasto saldamente al potere dal 1973 al 1990, è noto soprattutto per le atroci violazioni dei diritti umani.
Per reprimere gli oppositori ha creato una rete di centri clandestini sparsi per tutto il Paese in cui migliaia di cittadini sono stati sequestrati, torturati e fatti sparire. Nella maggioranza dei casi, questi crimini sono rimasti impuniti.
Appena la notizia del decesso di Hiriart è stata resa pubblica, a Santiago migliaia di persone si sono radunate in Plaza Italia, epicentro delle proteste sociali che dall’ottobre del 2019 scuotono il Cile, per festeggiare la morte di uno degli ultimi simboli della dittatura. Al coro di «Chi non salta è Pinochet» e con l’apertura di bottiglie di champagne, il raduno è andato avanti fino a sera.
Al centro della piazza è comparso un murales con il simbolo delle organizzazioni che lottano per ottenere giustizia per i desaparecidos, la sagoma di un uomo e una donna con la scritta «Dónde están?» ( Dove sono?) e a terra le foto di decine di oppositori scomparsi durante il regime.
Circondati da cartelli che recitavano «Con migliaia di persone morte e scomparse, la vecchia è morta a 99 anni nella totale impunità» e «Nessun male può durare 100 anni», Plaza Italia ha celebrato cantando Bella Ciao e sventolando decine di bandiere mapuche, il popolo originario di Cile e Argentina che sta lottando per riottenere le terre ancestrali sottratte dallo Stato.
Così ieri la piazza al centro di Santiago ha festeggiato come avrebbe fatto Luis Sepulveda, scrittore, guerrigliero e vittima della dittatura cilena, che durante un’intervista a Gianni Minà aveva detto: «Ogni volta che vedo uno degli aguzzini del regime cileno che muore io brindo a champagne».
* Fonte: il manifesto
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