Il presidente al Ministero della Difesa: celebriamo il colpo di stato militare (durò 21 anni)
Che l’ex capitano Jair Bolsonaro fosse un sostenitore della dittatura militare e un ammiratore dei suoi più sinistri rappresentanti era chiaro già all’epoca dell’impeachment contro la presidente Dilma Rousseff, quando dedicò il suo voto al colonnello torturatore Carlos Alberto Brilhante Ustra, ex capo del Doi-Codi (l’organo di intelligence e di repressione del regime militare). Ma che, da presidente, arrivasse addirittura a chiedere al ministero della Difesa di organizzare le commemorazioni dell’avvento del regime militare – iniziato il 31 marzo 1964 con il golpe contro il presidente João Goulart e andato avanti per 21 anni – la dice davvero lunga sull’attuale stato della democrazia brasiliana.
«QUALCUNO riuscirebbe a immaginare la Germania impegnata a celebrare l’era di Hitler o la Francia a celebrare l’occupazione nazista?», ha commentato su Twitter il deputato federale del Partito dei lavoratori Paulo Pimenta: «Solo chi nutre disprezzo per la democrazia può arrivare a tanto». A tanto è arrivato il presidente Bolsonaro, che secondo quanto riferito dal suo portavoce, il generale Otávio do Rêgo Barros, ha ordinato alle forze armate di realizzare le dovute celebrazioni all’interno delle proprie caserme, escludendo, bontà sua, un atto di commemorazione al Planalto, la sede della presidenza. E lo ha ordinato nella convinzione che nel 1964 non si sia registrato alcun colpo di stato, bensì la nascita di un’unione tra civili e militari destinata a riportare il paese sulla retta via.
UN OBIETTIVO raggiunto attraverso la chiusura del parlamento, la restrizione delle libertà civili, l’uccisione e la tortura degli oppositori. Non, però, di tutti quelli che sarebbe stato opportuno eliminare, stando a una delle sue dichiarazioni più celebri, secondo cui «l’errore della dittatura» sarebbe stato quello «di torturare anziché di uccidere». «Il periodo cominciato nel ’64 – garantiva nel 2016 l’allora deputato federale – è stato descritto dal Pt in maniera sbagliata. Chi ha ancora dubbi, chieda ai propri nonni. E confronti il Brasile di quell’epoca con quello di oggi». E si era spinto anche oltre, arrivando a ironizzare sulla ricerca dei resti dei desaparecidos dell’epoca della guerriglia dell’Araguaia, un movimento di giovani in lotta contro il regime militare, collocando nel suo ufficio di deputato un cartello con la scritta «Desaparecidos dell’Araguaia? A cercare le ossa sono i cani».
MA C’È CHI, dietro tale iniziativa, vede un chiaro segnale di disperazione dell’ex capitano, deciso a fare fronte comune con la linea militare più dura per reagire alla valanga di critiche che accompagna ogni suo passo da presidente. L’evidente «disorganizzazione politica del governo causata da un presidente sempre più disinteressato alle sue funzioni politiche e istituzionali – si legge in un editoriale dell’Estado de S. Paulo – può produrre un inasprimento della crisi, portandola a un livello pericoloso. Ma forse è proprio questo che molti vogliono». E non a caso sono sempre di più quelli che non credono che l’ex capitano sarà in grado di completare i suoi quattro anni di mandato e che già ragionano su un possibile governo del suo vice, il generale Antônio Mourão, diverso in – quasi – tutto da Bolsonaro, ma unito a lui dal deciso sostegno al regime militare e da molti considerato più pericoloso ancora dell’attuale presidente.
* Fonte: Claudia Fanti, IL MANIFESTO
photo: Por Correio da Manhã – http://www.portalmemoriasreveladas.arquivonacional.gov.br/media/Os%20presidentes%20e%20a%20ditadura%20militar.pdf, Domínio público, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=46203962
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