«Welcome to hell», cariche e scontri pre G20 di Amburgo

Almeno 25mila i partecipanti: non solo anarchici ma giovani da tutta Europa. La marcia era autorizzata, attaccata con idranti

Aspettando il vertice. Oggi giornata di disobbedienza civile. Un gruppo di attivisti bolognesi dei centri sociali Tpo e Làbas è stato fermato e verrà espulso

È stata una lunga nottata, quella appena trascorsa da Amburgo, nel quartiere di Sankt Pauli. Una notte di scontri per le strade, dopo che la polizia tedesca ha attaccato a freddo la manifestazione di «Welcome to Hell», coalizione principalmente composta da gruppi autonomi e anarchici.

LA TENSIONE è esplosa intorno alle 20 di ieri sera quando il corteo, peraltro autorizzato, ha iniziato a muoversi dal Fishmarkt lungo l’Elba. Superiore alle previsioni il numero dei partecipanti: non solo perché i circostanti quartieri vantano una lunga tradizione di lotte contro la speculazione immobiliare e la «gentrificazione», a partire dalle occupazioni di case della Hafenstrasse degli anni ’80 e ’90, e un profondo radicamento sociale della sinistra, istituzionale e non. Ma anche perché alla marcia di «Welcome to Hell» si sono uniti molti altri manifestanti, da Amburgo, dalla Germania, e anche giovani provenienti da tutta Europa, determinati a garantire il diritto a manifestare contro il G20. Erano oltre venticinquemila le persone in strada quando, dopo 500 metri di percorso, un impressionante schieramento di reparti speciali, agli ordini del ministro degli Interni anseatico Dudde, ha bloccato il corteo.

IL PRETESTO dell’«escalation» è stata la presenza di circa duemila persone col volto coperto, ma che stavano finora manifestando pacificamente. A questo punto hanno fatto la loro comparsa sette camion-indranti di ultima generazione e sono partite ai lati del corteo ripetute, violente cariche. La risposta dei manifestanti non si è fatta attendere: in molti si sono difesi lanciando bottiglie e sassi. Diversi gruppi si sono dispersi nelle vie circostanti, mentre altre migliaia hanno provato a sfilare in diversi cortei, in un continuo mordi-e-fuggi con la polizia e i suoi mezzi, anche corazzati. L’esito di ieri sera era del resto prevedibile, visto il tentativo di sgomberare i campeggi allestiti nei parchi cittadini e l’atteggiamento aggressivo tenuto dalle forze dell’ordine negli ultimi giorni.

A fare le spese di quella che la parlamentare della Linke Sabine Leidig ha definito una «militarizzazione mai vista e una inaccettabile restrizione dei diritti costituzionali», è stato nel pomeriggio anche un gruppo di attivisti bolognesi dei centri sociali Tpo e Làbas. Al momento del controllo dei passaporti, allo sbarco dall’aereo, sette di loro sono stati fermati e trattenuti, in attesa di essere espulsi e rispediti in Italia.

La motivazione ufficiale è che due di essi, incensurati, risultano segnalati come «manifestanti potenzialmente violenti». «Sarebbe gravissimo – commenta il deputato di Si Erasmo Palazzotto, intervenuto sulla Farnesina – se fosse confermata l’esistenza di una «lista nera» di persone politicamente attive, cui viene preventivamente negata la libertà di movimento in Europa. Non è certo questo il continente dei diritti che vogliamo costruire». Queste le premesse di un’altra giornata, oggi con l’apertura ufficiale dei lavori del vertice G20, che si annuncia difficile. Sono infatti convocate alle 7 del mattino le prime azioni di «disobbedienza civile», con due distinti blocchi ai principali accessi della «zona blu», oltre 38 km quadrati intorno alla Fiera dove si incontreranno i Venti Grandi e le 8mila persone di contorno tra staff e giornalisti.

L’OBIETTIVO è intralciare e ritardare l’arrivo delle delegazioni e boicottarne così praticamente gli incontri. E, contemporaneamente, si tenterà anche il blocco degli ingressi del porto per contestare le condizioni di «sfruttamento nel capitalismo della logistica». Alle 10.30 manifesteranno poi gli studenti delle scuole superiori (in sciopero dal momento che qui non sono ancora iniziate le vacanze estive).

IL RESPIRO PLANETARIO delle alternative proposte da movimenti sociali, organizzazioni non governative, sindacati e forze politiche progressiste di tutto il mondo è stato invece offerto dal «Summit per la solidarietà globale», che ha concluso proprio ieri sera i suoi lavori al Kampnagel con duemila partecipanti ad un incontro pubblico dedicato alle «nuove strategie contro il neoliberismo e l’estrema destra», dove sono intervenuti Srecko Horvat per DiEM25, il sindacalista della IG-Metall Hans-Jürgen Urban, l’intellettuale indiana Jayati Ghosh, Renata Avila della World Wide Web Foundation e il direttore della Fondazione «Rosa Luxemburg» Mario Candeias.
Alternative diffuse capillarmente e praticate quotidianamente, che già definiscono un’altra società e un’altra politica possibile, di fronte al «caos della governance globale», mostrato dalle estenuanti e inconcludenti trattative che, tra le diplomazie, stanno precedendo l’inizio del summit ufficiale, e che stanno trovando una plastica rappresentazione nelle strade di Amburgo.

FONTE: Giuseppe Caccia, IL MANIFESTO

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