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La biblioteca in corteo

Tra i simboli della protesta contro la riforma universitaria, ci sono anche i libri. Le copertine-icone usate dagli studenti per farsi scudo nelle manifestazioni, mostrano un catalogo delle letture ideali di questa generazione .Con scelte abbastanza sorprendenti Proprio per questa caratteristica il movimento è stato ribattezzato “Book Block”.  L’idea è nata a Scienze Politiche a Roma: “I titoli li abbiamo decisi tutti insieme”. “È un ottimo messaggio pubblicitario anche se sembra uscito dagli anni ’70”

Tra i simboli della protesta contro la riforma universitaria, ci sono anche i libri. Le copertine-icone usate dagli studenti per farsi scudo nelle manifestazioni, mostrano un catalogo delle letture ideali di questa generazione .Con scelte abbastanza sorprendenti Proprio per questa caratteristica il movimento è stato ribattezzato “Book Block”.  L’idea è nata a Scienze Politiche a Roma: “I titoli li abbiamo decisi tutti insieme”. “È un ottimo messaggio pubblicitario anche se sembra uscito dagli anni ’70”

Gli scudi adesso sono ben nascosti in un´aula di Scienze Politiche dell´università La Sapienza di Roma, ammaccati, scoloriti, scrostati ma ancora intatti. Gommapiuma, cartone e un´anima di legno: dopo le “guerre” degli ultimi giorni, dicono soddisfatti gli studenti «si sono piegati ma non spezzati, un po´ come noi…». Loro sono i “Book Block”, così il collettivo di scrittori Wu Ming ha ribattezzato gli studenti che in questi giorni avanzavano corteo dopo corteo issando “scudi letterari”, simboliche paratie difensive con i nomi dei classici più famosi, impossibile non notarli, «avete visto – buttano lì ironici i ragazzi – come la polizia manganellava la nostra Costituzione?». Don Chisciotte e Satyricon, il Decamerone e L´Isola di Arturo, Cent´anni di solitudine e il Principe di Machiavelli, Gomorra ma anche Il Sole nudo di Asimov e Q di Wu Ming (quando firmavano ancora Luther Blissett), la biblioteca della guerriglia letteraria è una babele di titoli e di echi di cui sembra impossibile tracciare un filo rosso. Come sono stati scelti? E perché proprio questi? E da dove spuntano i Mille piani di Gilles Deleuze, insieme a Cecità di Saramago?
L´ideatore, l´inventore degli scudi letterari dice che non c´è nulla di precostituito né, soprattutto, alcuna selezione letteraria, «ma tutto nasce in un pomeriggio di novembre all´università, per fare il catalogo ci siamo riuniti e ognuno tirava fuori i titoli che preferiva». Davvero? In realtà Pietro, 22 anni, studente lavoratore, universitario la mattina e cameriere la sera, creatore di queste singolarissime armi, che usa un nome in codice «per evitare guai, sono pur sempre scudi», dice che lui e gli altri sono già al lavoro per fabbricarne altri in vista delle prossime manifestazioni. «La protesta invecchia, bisogna rinnovarsi».
«I titoli? Nessun problema, il nostro elenco di simboli è lunghissimo, abbiamo lasciato fuori Nanni Balestrini e il De Rerum Natura, i Fratelli Karamazov e anche Harry Potter, ognuno mette dentro quello che ha, i libri che ha scoperto a scuola e quelli che studia all´università, noi volevamo dimostrare che la cultura è la nostra unica difesa contro un Governo che la riduce in macerie. Se questi sono i libri che leggo? In gran parte sì, ho scoperto la letteratura grazie alla mia prof del liceo e da allora divoro veramente di tutto, in modo trasversale e totale».
Ma come interpretare allora questa biblioteca così particolare, dove c´è anche la Costituzione italiana, le cui immagini stanno facendo il giro del mondo, contrapposte ai caschi e ai manganelli della polizia, ma dove l´unico libro “contemporaneo” è Gomorra di Saviano, fatta eccezione per Q, libro cult dei Wu Ming quando ancora si chiamavano Luther Blissett, e pubblicato nel 1999? Per Luca Serianni, ordinario di Storia della Lingua Italiana all´università La Sapienza, gli scudi letterari hanno due facce, “una positiva e l´altra negativa”. «L´elemento positivo – dice Serianni – è che a giudicare da questi titoli i classici sono libri che restano stabilmente nell´immaginario, che si siano letti o no, sembrano essere una sorta di bene rifugio a cui attingere sempre, quando si vuole dire o sostenere qualcosa. E questo è confortante. Il lato negativo è che molte di queste citazioni mi sembrano echi scolastici, letture consigliate, e dunque difficilmente amate. Però il messaggio pubblicitario funziona, è efficace. Di certo non sono letture generazionali, sembrano uscite più dall´immaginario anni Sessanta e Settanta dei loro genitori che non dall´esperienza diretta dei ragazzi. Ma questo è relativo: gli studenti sanno che Don Chisciotte esiste, ne conoscono la simbologia, e la utilizzano. Appunto: vedere un agente picchiare Don Chisciotte fa una certa impressione… In ogni caso – aggiunge Serianni – credo che questo gioco letterario sia figlio di una minoranza che legge, una minoranza che resta tale nel tempo».
Se questi sono però libri simbolo, più letture-manifesto che passioni intime, quali libri leggono davvero i ventenni di questa Onda2, i Book Block, anzi gli “Indisponibili”, insomma il movimento che occupa i monumenti e i binari e fa lezione sui tetti? Luca Cafagna, studente di Scienze Politiche, che ha partecipato all´ideazione degli scudi letterari, dice che la risposta è proprio in quegli “elenchi”, parafrasi voluta di Vieni via con me. «Non capisco perché vi meravigliate di vedere sui nostri scudi Gilles Deleuze, che è un autore che si studia abitualmente a Filosofia, o Moby Dick, che è la storia di un´ossessione e che molti di noi hanno realmente amato, o Asimov, di cui io non conosco il Sole nudo ma sono innamorato della Saga della fondazione. Per il resto quello che posso dire è che tra i miei autori preferiti ci sono Lucarelli e Carlotto, Evangelisti…». Rilancia Margherita, che studia Storia dell´Arte: «La verità è che uno dei libri più citati è stato Harry Potter, e infatti volevamo fare uno scudo con L´ordine della Fenice, ma forse lo porteremo ai prossimi cortei, per quanto mi riguarda ho letto Paolo Giordano, Isabel Allende, di recente la storia, bellissima, di un ragazzo che fugge dal Pakistan a nove anni e oggi vive in Italia, una storia raccontata nel romanzo Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda. Però – confessa Margherita – ogni tanto mi concedo anche qualcosa di Sophie Kinsella…».
Carlotta Bendandi insegna al liceo classico Galvani di Bologna. «Su quegli scudi – spiega – non ci sono libri generazionali, ma libri cult, ognuno ha scelto un titolo che poteva sembrargli simbolico o importante. E comunque dal mio osservatorio posso dire che sono molti gli studenti che nel triennio del classico si innamorano del Satyricon o del Decamerone, più difficile che conoscano davvero l´Isola di Arturo, che forse è stato il suggerimento di qualche mamma passata di là o Simone De Beauvoir, magari consigliata da qualche professoressa che partecipava all´assemblea…Però devo dire che queste “armi della letteratura” mi hanno confortata: vuol dire che un po´ di amore per la lettura noi insegnanti a questi ragazzi riusciamo ancora a trasmetterlo». E quasi entusiasta è il commento di Gian Mario Anselmi, docente di Letteratura italiana all´università di Bologna. «Questi ragazzi si sono fatti scudo della cultura che è la nostra vera e unica identità. Noi ci difendiamo con i classici mentre voi, Governo, fate crollare Pompei. I titoli che citano sono diversissimi, arrivano da chissà quali suggestioni e consigli, ma non importa, è il simbolo che conta. E su quegli scudi si parlava di utopia, di storia, di coraggio, d´amore».

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