Il senatore Felice Casson

Il senatore Casson, ex magistrato, spiega l'adesione all'appello contro il segreto di Stato. "Le rivelazioni sul web sono risorse da usare con intelligenza, ma magari ci fossero state quando indagavo sugli attentati"

ROMA - Felice Casson, un quarto di secolo trascorso in magistratura, è stato uno dei pochissimi pubblici ministeri italiani ad aver avuto il privilegio di vedere un'inchiesta per strage (Peteano) concludersi con la condanna definitiva dei colpevoli. Forte di questa esperienza, ora che siede a Palazzo Madama da senatore del Pd, Casson è tra i promotori dell'appello  per l'apertura degli archivi di Stato e per l'abolizione della segretezza su tutti i documenti. ">

“WikiLeaks rivela i segreti del mondo e l’Italia chiude gli archivi sulle stragi”

"WikiLeaks rivela i segreti del mondo e l'Italia chiude gli archivi sulle stragi"

"WikiLeaks rivela i segreti del mondo e l'Italia chiude gli archivi sulle stragi" Il senatore Felice Casson

Il senatore Casson, ex magistrato, spiega l’adesione all’appello contro il segreto di Stato. “Le rivelazioni sul web sono risorse da usare con intelligenza, ma magari ci fossero state quando indagavo sugli attentati”

ROMA – Felice Casson, un quarto di secolo trascorso in magistratura, è stato uno dei pochissimi pubblici ministeri italiani ad aver avuto il privilegio di vedere un’inchiesta per strage (Peteano) concludersi con la condanna definitiva dei colpevoli. Forte di questa esperienza, ora che siede a Palazzo Madama da senatore del Pd, Casson è tra i promotori dell’appello  per l’apertura degli archivi di Stato e per l’abolizione della segretezza su tutti i documenti.

"WikiLeaks rivela i segreti del mondo e l'Italia chiude gli archivi sulle stragi" Il senatore Felice Casson

Il senatore Casson, ex magistrato, spiega l’adesione all’appello contro il segreto di Stato. “Le rivelazioni sul web sono risorse da usare con intelligenza, ma magari ci fossero state quando indagavo sugli attentati”

ROMA – Felice Casson, un quarto di secolo trascorso in magistratura, è stato uno dei pochissimi pubblici ministeri italiani ad aver avuto il privilegio di vedere un’inchiesta per strage (Peteano) concludersi con la condanna definitiva dei colpevoli. Forte di questa esperienza, ora che siede a Palazzo Madama da senatore del Pd, Casson è tra i promotori dell’appello  per l’apertura degli archivi di Stato e per l’abolizione della segretezza su tutti i documenti.

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LO SPECIALE

Senatore Casson, quale è la motivazione principale di questa iniziativa?
Alcune vicende storiche fondamentali per la storia della nostra Repubblica si avviano verso il dimenticatoio e questo rappresenta un’enorme ingiustizia. Innanzitutto verso i familiari delle vittime, ma anche verso chi pretende e ha il diritto di conoscere la verità. Dalla strage di piazza Fontana in poi, di molti avvenimenti – ma non di tutti – conosciamo la verità storica. Sappiamo che lo stragismo era un tassello della strategia della tensione volta a influenzare la politica interna ed estera italiana. La verità storica non sempre coincide però con la verità giudiziaria e ora si sta cercando di impedire ancora una volta questa possibilità.

Può ricordare qual è il punto contestato dai promotori dell’appello?

Nel 2007 è stata approvata una sofferta legge che limitava in maniera inequivocabile la possibilità di opporre il segreto di Stato alla magistratura ad un massimo di 30 anni. Ora la commissione consultiva istituita dal governo pretende di interpretare quella norma in maniera estensiva, allungando ulteriormente il periodo, andando oltre le intenzioni del legislatore. Possibilità alla quale sono fermamente contrario, ma che eventualmente va fatta alla luce del sole, con una nuova legge e non aggirando il Parlamento.

Ma lei crede che a distanza di tanti anni negli archivi si possa ancora trovare qualche indicazione utile a fare luce sulle stragi?

Impedire questo colpo di mano è innanzitutto una questione di principio. Il tentativo di allungare i tempi del segreto di Stato lascia intendere però che ci sia ancora bisogno di coprire qualcuno, persone coinvolte nelle trame oscure di quagli anni presenti tutt’oggi ai vertici delle istituzioni. Non credo comunque negli archivi si possa trovare un documento nel quale è scritto “tizio ha fatto la strage tal dei tali”. A me però ad esempio piacerebbe sapere cosa pensava l’ambasciata americana della strage di Peteano, così come credo ci siano ancora molte cose da sapere sui rapporti tra la Cia e gli estremisti di destra.

Le informative delle ambasciate sono appunto al centro dell’ultimo scandalo sollevato dal sito WikiLeaks. Le avrebbe fatto comodo un alleato del genere ai tempi dell’inchiesta sui tre carabinieri uccisi dall’autobomba-trappola piazzata a Peteano nel maggio del 1973?

Certo, inutile fare le verginelle come sta accadendo ora. Tutti sanno che le ambasciate scambiano con le capitali informative e pareri di vario genere. Conoscere cosa dicevano gli americani sulla strage mi avrebbe potuto aiutare.

Giudica quindi WikiLeaks una risorsa piuttosto che una minaccia.
Sì, una risorsa, ma da utilizzare con intelligenza

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