La Capitale è senza prima assistenza per i rifugiati. In migliaia in piazza per chiedere di “proteggere le persone non i confini”
ROMA Un lungo striscione, con la scritta: «Insieme verso il futuro contro i pregiudizi». E tanti cartelli colorati: «I confini non riescono a fermare i grandi sognatori», «Le frontiere da abbattere sono quelle della mente dell’uomo», «Non ci sono muri fra noi, siamo tutti uniti». Sono stati i ragazzi dell’Istituto Comprensivo Piazza Sauli della Garbatella, con i loro pensieri e le loro parole, ad aprire il corteo organizzato ieri pomeriggio, a Roma, dai volontari di Baobab Experience, per chiedere all’amministrazione capitolina di organizzare finalmente un sistema di prima accoglienza per i migranti in transito nella capitale.
In tanti sono scesi in piazza insieme al Baobab e ai migranti a cui i volontari hanno dato in due anni aiuto e assistenza. Molti cittadini e molte associazioni, tra cui Libera, Msf, Medu, Amnesty International, A buon diritto, il manifesto, la Cgil di Roma e del Lazio, l’Arci Roma, Greenpeace. Una manifestazione per pensare a un futuro dove «si proteggano le persone, non le frontiere», in contrasto con i muri e le politiche di chiusura dell’Europa. E per sottolineare la necessità di «creare un’accoglienza stabile e istituzionale per i profughi in arrivo, come non è mai stato fatto», spiega Alberto Barbieri di Medu (Medici per i diritti umani), che fornisce assistenza ai rifugiati. «Seguiamo la situazione da almeno 10 anni – continua Barbieri – a partire dall’arrivo nel 2009 dei profughi afghani. Da allora le diverse amministrazioni non sono state in grado di attuare una politica di accoglienza, se non interventi emergenziali. A occuparsene è stata Mafia capitale».
Il Baobab, Medu e gli altri volontari, insieme a tanti cittadini, sono stati gli unici a dare assistenza sanitaria e legale, ma anche cibo, coperte e vestiti puliti ai profughi. Unica risposta, da parte del Campidoglio, gli sgomberi – ben nove – dei presidi allestiti dalle associazioni per i migranti, che altrimenti avrebbero avuto come unica alternativa la strada. «L’ultimo sgombero, il 19 novembre – racconta Barbieri – è stato particolarmente insensato. Sotto la pioggia, alle 5 di mattina, la polizia ha smantellato la postazione medica e le tende che avevamo allestito, in un parcheggio vuoto, quindi senza motivazioni né di ordine pubblico né di sicurezza».
Unico progresso il primo dicembre, con la decisione di trasferire un centinaio di migranti assistiti dal Baobab, che dormivano all’addiaccio, al centro della Croce Rossa di via del Frantoio. «Un primo passo», dice Andrea Costa, di Baobab Experience, «ma non basta. Abbiamo ancora una decina di migranti che dormono all’aperto. Il centro della Croce Rossa è di nuovo pieno, e quando arriveranno altre persone non sapranno dove andare».
Le soluzioni strutturali richieste dal Baobab sono, spiega Costa, «un centro di prima accoglienza, promesso da mesi dall’assessora alle politiche sociali Laura Baldassarre, da realizzare alla stazione Tiburtina. Una rete di presidi umanitari per dare assistenza sociosanitaria, informazioni e orientamento legale. E un tavolo di confronto con le realtà che si occupano di accoglienza». La riunione prevista in questi giorni è stata annullata per motivi di salute dell’assessora, e rinviata al 29 dicembre. Nel frattempo la giunta grillina è entrata in una tempesta.
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