A Roma le scuole in piazza assedio a Palazzo Grazioli

Prova generale in vista della manifestazione degli atenei di martedì. Migliaia in corteo. In fiamme fantoccio del premier.  Mobilitazione non autorizzata. Momenti di tensione, lanci di uova sulla polizia

Prova generale in vista della manifestazione degli atenei di martedì. Migliaia in corteo. In fiamme fantoccio del premier.  Mobilitazione non autorizzata. Momenti di tensione, lanci di uova sulla polizia

ROMA – Nel sabato della protesta, più per inerzia che per osmosi, in piazza arrivano i ragazzini. Scuole medie superiori romane guidate dal Virgilio e il Morgagni, poi il Talete, il Montale, pure il Malpighi liceo di destra con il tricolore alto. Scuole in occupazione alternata. Arrivano, in piazza Trilussa, quindicenni non accompagnati, ragazzi all´esordio liceale elettrizzati dalle imprese del fratello grande. I ragazzini hanno digerito tutto dagli universitari che stanno rallentando la riforma Gelmini: cortei su percorsi non autorizzati, azioni “flash” (d´improvviso corrono a prendere una strada, un palazzo, anticipando le forze dell´ordine). Gli slogan. “L´università è pubblica. La gente come noi non molla mai”. “La crisi non la vogliamo pagare, chiediamo diritti, ma ci danno polizia”.
Hanno scelto, al contrario dei “fratelli” dell´università La Sapienza che cercano il link con il mondo esterno – i sindacati, i ricercatori, i precari, i movimenti per l´acqua pubblica, Amnesty international, Legambiente – la beata solitudine. “Noi non siamo la Cgil”, cantano i ragazzini usando le strade aperte dai grandi cortei della Confederazione.
Alle dieci e mezza di mattina in duemila lasciano il cuore di Trastevere e fermano il lungotevere, chiudendo una settimana infernale per gli automobilisti. Tutto non autorizzato, con la celere, questa volta, pronta ad accettare mediazioni. Gli studenti sfilano paralleli al fiume fino al mercato di Porta Portese, tornano indietro sul lungotevere opposto fino alla Bocca della Verità dove, quando scoprono che quelli del classico Albertelli e dello scientifico Cavour hanno lasciato la sfilata Cgil, scelgono di raggiungerli al Campidoglio. La polizia prova a deviarli verso il Circo Massimo, loro alzano le mani e sfondano disarmati. Arrivati in piazza Venezia, provano il blitz: corrono verso il Palazzo Grazioli del premier, protetto da due blindati. Vorrebbero scaricare davanti al portone il cesto di pomodori, peperoni e arance. Allargare lo striscione “Siete alla frutta”. Ma la polizia respinge, senza grandi sforzi: basta indossare i caschi blu. E allora il gruppo studente si sdraia in piazza Venezia, bloccando ancora il traffico.
Quando il sit-in torna corteo, metà ragazzi se ne è andato. Tra chi è rimasto, in via dei Fori Imperiali, c´è chi inizia un lancio di uova sui quindici agenti di testa. Un ufficiale dei carabinieri viene centrato al petto, ma tiene a bada i suoi: “Calma”. La Rete degli studenti – gli universitari – è in piazza San Giovanni a celebrare il ritorno della collaborazione tra conoscenza e lavoro, questione dimenticata dagli anni ´70. I ragazzini, invece, ritmano l´ennesimo “Noi non siamo la Cgil”, poi si premurano di informare operai e pensionati con le bandiere rosse: «Non ce l´abbiamo con voi». Cercano un´identità, ma gli applausi dei “vecchi” li conquistano. E per loro intonano un lungo “Bella ciao”, «canto partigiano, non comunista».
Nella piazza della Cgil ci sono gli universitari e i ricercatori, cuore di una protesta che sta rimbalzando nel mondo. Qualcuno brucia un fantoccio di Silvio Berlusconi. “Il futuro è dei giovani e del lavoro”, è il titolo del corteo. E quelli della Sapienza trovano il nesso di tra loro e il lavoro: «Questo governo ha deciso di far pagare la crisi soltanto ai più deboli partendo dai lavoratori che entrano in cassa integrazione arrivando a noi studenti, lasciati sotto le macerie delle scuole e delle università pubbliche. Giocano sul nostro presente e ci condannano a un futuro precario». Le ultime indicazioni di Gianfranco Fini fanno comprendere agli universitari che martedì, probabilmente, la riforma Gelmini passerà alla Camera, «ma noi ci giocheremo tutti i giorni che abbiamo, ora per ora». Si attendono blitz anche oggi, domenica, e domani una teoria di assemblee negli atenei delle 38 città fin qui toccate dai “no Gelmini days”. Martedì, infine, un nuovo presidio, il terzo, a Montecitorio. Si annuncia gremito: «Molti studenti delle facoltà occupate in Italia convergeranno a Roma».

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