Pisapia costruisce la sua nuova città 

«Chiediamo il massimo impegno del comitato centrale». Mezzo secondo di silenzio. Poi nella sala Di Vittorio della Camera del lavoro di Milano, gremita come solo nelle grandi occasioni, scoppia un’irrefrenabile risata. Liberatoria e felice. Eppure siamo ad un riunione di sinistra: la prima assemblea dei sostenitori di Giuliano Pisapia dopo le primarie. Ma la sinistra qui ha vinto e può scrollarsi di dosso i taboo vetero comunisti e le tristezze da reduci che un tempo facevano autocritica e ora fanno autocommiserazione. La signora del comitato per Pisapia di zona 3 che ha appena fatto la gaffe non fa parte di quella storia e infatti non capisce.

«Chiediamo il massimo impegno del comitato centrale». Mezzo secondo di silenzio. Poi nella sala Di Vittorio della Camera del lavoro di Milano, gremita come solo nelle grandi occasioni, scoppia un’irrefrenabile risata. Liberatoria e felice. Eppure siamo ad un riunione di sinistra: la prima assemblea dei sostenitori di Giuliano Pisapia dopo le primarie. Ma la sinistra qui ha vinto e può scrollarsi di dosso i taboo vetero comunisti e le tristezze da reduci che un tempo facevano autocritica e ora fanno autocommiserazione. La signora del comitato per Pisapia di zona 3 che ha appena fatto la gaffe non fa parte di quella storia e infatti non capisce. «Ma che ho detto? Se ci sono i comitati di quartiere ce ne sarà anche uno centrale». Applausi. Questa è tutta un’altra storia. Ride anche il candidato sindaco che, ne sono tutti convinti, questa volta può davvero strappare la «capitale morale» alle destre che la governano da 17 anni. Finite le primarie si volta pagina. Ora bisogna giocare e vincere la partita vera. Pisapia ascolta un fiume di interventi. Parlano molti cittadini comuni. Ma il primo che prende il microfono è Moni Ovadia. La sua voce tonante suona la carica. «L’Italia si cambia se si cambia – scalda l’orgoglio meneghino – se Expo lo gestiscono loro sarà una spartizione tra affaristi, se lo gestiamo noi farà il bene dei milanesi». Sale sul palco anche Pierfrancesco Majorino, il capogruppo del Pd a palazzo Marino che le primarie le ha perse. «Basta parlare di noi e voi, siamo tutti insieme per Giuliano e per battere la Moratti». Pisapia gli stringe la mano. Poi prende la parola: «Lavoriamo insieme con gli altri candidati delle primarie: Boeri, Onida e Sacerdaoti. Dobbiamo allargarci, convincere con fatti e idee, solo così si prendono i voti dei moderati senza perderne uno a sinistra». Non è il Vendola milanese. E’ Pisapia e a Milano c’è già chi lo chiama sindaco.

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