Monumenti studenteschi

«Palazzo Borghese, ancora qualche mese». Lo slogan circola nelle notti insonni dei ricercatori della rete 29 aprile che, ormai da quattro giorni, occupano il tetto della facoltà  di architettura della Sapienza nel cuore del centro storico della Capitale. Hanno promesso che continueranno a restarci ad oltranza, almeno fino a quando la discussione alla Camera sulla riforma Gelmini non sarà  conclusa.
Da quando la crisi del governo ha trasformato la discussione sul Disegno di legge più impopolare della storia della università  italiana in una giungla piena di insidie (ieri il governo è caduto su un altro emendamento presentato da Futuro e Libertà  e ha dovuto accettare di rinviare la discussione a martedì prossimo), la determinazione dei ricercatori è cresciuta insieme all’idea che il loro tetto è diventato il punto di riferimento ideale, e spazio pubblico di discussione, dei veri riformatori dell’università .

«Palazzo Borghese, ancora qualche mese». Lo slogan circola nelle notti insonni dei ricercatori della rete 29 aprile che, ormai da quattro giorni, occupano il tetto della facoltà  di architettura della Sapienza nel cuore del centro storico della Capitale. Hanno promesso che continueranno a restarci ad oltranza, almeno fino a quando la discussione alla Camera sulla riforma Gelmini non sarà  conclusa.
Da quando la crisi del governo ha trasformato la discussione sul Disegno di legge più impopolare della storia della università  italiana in una giungla piena di insidie (ieri il governo è caduto su un altro emendamento presentato da Futuro e Libertà  e ha dovuto accettare di rinviare la discussione a martedì prossimo), la determinazione dei ricercatori è cresciuta insieme all’idea che il loro tetto è diventato il punto di riferimento ideale, e spazio pubblico di discussione, dei veri riformatori dell’università .
A questo tetto, insieme a quello di Palazzo Nuovo di Torino, e alla loro importanza simbolica, si sono ispirati gli studenti che ieri hanno occupato la torre di Pisa e il Colosseo di Roma. Al termine di un’altra giornata di occupazione si può dire che i luoghi più alti delle città, insieme ai loro monumenti storici, sono diventati più importanti del parlamento. Ed è proprio su queste vette che i politici (due giorni fa, tra gli altri, Bersani, Di Pietro e Ferrero, ieri Vendola) ritrovano la libertà di parola che viene censurata nelle occasioni ufficiali. Prendiamo, ad esempio, quello che il finiano Fabio Granata ha detto ieri pomeriggio sul tetto. A suo dire, dietro l’ostinazione della maggioranza (comprensiva di Fli) ad approvare il Ddl Gelmini ci sarebbero «forti pressioni da parte di alte cariche dello Stato». Fuori dai denti, ha pronunciato il nome del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Si spiegherebbe dunque così l’atteggiamento ondivago dei finiani che hanno chiesto prima garanzie sui finanziamenti della riforma e, quando hanno capito che il ministro Gelmini non ha il peso politico sufficiente per ottenerli da Tremonti, si sono accontentati di un emendamento sui concorsi per gli associati. La legge di stabilità non è stata ancora approvata al Senato. E le risorse per riconquistare gli scatti stipendiali dei ricercatori e dei docenti confiscati dal ministro dell’Economia, altro cavallo di battaglia dei finiani, mancheranno fino a nuovo avviso. Ciò non toglie che nemmeno martedì Fli voterà contro il Ddl Gelmini. Della Vedova ha confermato di aspettare il 14 dicembre quando andrà in onda a reti unificate l’ordalia della sfiducia al presidente del Consiglio Berlusconi e al suo governo.
Ma il tetto del sapere non è soltanto il confessionale dei politici, il set delle trasmissioni televisive come Anno Zero, che ha realizzato un’intervista collettiva all’una di notte di due giorni fa, o quello per le incursioni del blogger Zoro. È diventato il punto di riferimento del mondo sindacale e di quello – certamente più avaro – della docenza, oltre che dei sostenitori del movimento contro i tagli alla cultura e allo spettacolo (si è visto Ettore Scola, mentre Antonello Venditti è rimasto per ore in bilico tra le grondaie). Ed è prevedibile che presto ospiterà le ragioni di chi ha già portato sulle gru la protesta contro le politiche migratorie, oppure quella sui tetti per i diritti del lavoro.
Questa crescente centralità simbolica e topografica ha permesso ai ricercatori di incrociare il corteo selvaggio degli studenti romani che ieri ha nuovamente bloccato la città per oltre cinque ore. Partite di buon’ora da piazzale Aldo Moro, oltre duemila persone hanno costeggiato, non senza ironie, palazzo Madama presidiato dalle forze dell’ordine. «Gli slittamenti della votazione sul Ddl Gelmini in questi ultimi due anni, e soprattutto negli ultimi mesi – sostengono gli studenti delle sei facoltà occupate della Sapienza – ci confermano che la forza delle mobilitazioni può riuscire a contrastare decisioni prese sulle nostre teste». Dopo la tappa obbligata in piazza Montecitorio, il corteo si è avventurato in una serpentina sul Lungotevere passando sotto il tetto dei ricercatori che si affaccia sull’Ara Pacis. Ultima tappa, occupazione del Colosseo. «Nessun taglio, nessun profitto» recitava lo striscione esposto da 150 studenti che hanno gridato: «Siamo noi i veri leoni».

IL BELPAESE

Dai tetti di tante città ai monumenti simbolo,
dilaga la protesta degli studenti. Da Torino a Pisa, fino a Palermo. «La nostra forza può fermare
la legge». E la Mole, il Colosseo e la Torre di Pisa diventano luoghi più importanti del Parlamento

SALERNO Qualche centinaia di studenti universitari sono saliti sul tetto dell’università occupando anche alcuni spazi del Campus. Anche il rettore Raimondo Pasquino è rimasto con gli studenti, saltando la riunione della Crui a Roma. PALERMO Gli studenti palermitani hanno occupato i binari della stazione. Undici treni regionali in partenza dalla stazione centrale del capoluogo siciliano sono stati cancellati a causa del blitz.

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