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“Aprire gli archivi sulle stragi”

In migliaia firmano l’appello. “Inaccettabile reiterare il segreto dopo 30 anni”.   La protesta dei promotori: “Da tre anni il governo evita di pronunciarsi” 

In migliaia firmano l’appello. “Inaccettabile reiterare il segreto dopo 30 anni”.   La protesta dei promotori: “Da tre anni il governo evita di pronunciarsi” 

ROMA – Un appello al presidente della Repubblica e al premier per togliere il segreto da tutti gli archivi utili a scoprire la verità sui misteri d´Italia e sulle stragi. A firmarlo, le associazioni delle vittime di piazza Fontana, piazza della Loggia, Bologna, Ustica, Rapido 904, via dei Georgofili e una sessantina tra intellettuali, scrittori, parlamentari e giornalisti. Tra di loro, Carole Beebe Tarantelli, Rosa Calipari, Susanna Camusso, Felice Casson, il Nobel Dario Fo, Gad Lerner, Franca Rame, Rosario Priore, Guido Salvini e lo scrittore Roberto Saviano. «Un´intera stagione dello stragismo – si legge nel testo – rischia di essere archiviata a seguito della recente sentenza di assoluzione sulla strage di “piazza della Loggia”».
«Va detto – spiegano Carmelo Briguglio, Fli, e Ettore Rosato, Pd, componenti del Copasir – che la legge 124 del 2007 prevede che il segreto di Stato dopo 30 anni non sia più opponibile alla magistratura per i reati di terrorismo, sovversione dello Stato e mafia». A tal proposito c´è polemica fra il Copasir (a favore del termine dei 30 anni per il segreto di Stato), e la Commissione consultiva del governo presieduta dall´ex presidente della Corte Costituzionale Renato Granata secondo la quale il segreto potrebbe essere procrastinato oltre i 3 decenni. Ma il governo, si lamentano le associazioni, da tre anni non s´è ancora pronunciato sul punto. «Non è accettabile – si legge nell´appello – che il termine dei 30 anni possa essere prorogato. In tal senso il freedom of information act statunitense ci pare un modello a cui è possibile ispirarsi». Sono una decina le vicende ancora “segrete” relative ad alcuni casi “collaterali” ai grandi misteri italiani, ma non direttamente collegate alle stragi. Fra queste, il caso di Augusto Cauchi coinvolto nelle indagini per la strage dell´Italicus e di Bologna. La sparizione in Libano il 2 settembre ‘80 dei giornalisti Graziella De Palo e Italo Toni. La presenza di presunti terroristi dell´Eta a Bologna, i rapporti tra i nostri 007 e l´Olp. Recentemente è stato posto il segreto di Stato per il sequestro di Abu Omar, per il caso dossier-Telecom, per il covo di via Nazionale dell´ex Sismi, e per un querela di diffamazione nei confronti del giornalista Magdi Cristiano Allam. Il segreto non c´è, invece, sui grandi misteri come il sequestro Moro, la strage di piazza Fontana e quelle di Bologna e Ustica. L´appello ha scatenato un acceso dibattito politico: Giuseppe Caforio, Idv, del Copasir, dice che «togliere il segreto è il primo atto di giustizia». Il capogruppo dei deputati pdl Fabrizio Cicchitto «auspica anche che sia tolto il segreto dalla Mitrokin». Ma Paolo Guzzanti, l´ex presidente di quella Commissione, lo smentisce: «Balle, nei nostri atti non c´è alcun documento segreto».

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