Sala, Bussolati e l’antifascismo light del terzo millennio

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in città qualcuno spacca la lapide dedicata a Claudio Varalli e Giannino Zibecchi

Palazzo Marino. Il candidato sindaco del centrosinistra, a due settimane dal voto, presenta un libro scritto a quattro mani dal segretario cittadino del Pd e da Nicolò Mardegan, candidato sindaco di una lista di destra che ospita alcuni esponenti di CasaPound. L’imbarazzante siparietto in compagnia dei nuovi fascisti viene minimizzato come un piccolo incidente di percorso.

I fascisti, gli antifascisti. E poi il Pd, di cui non si può più dire che non sia mai scivolato così in basso, perché la caduta è inarrestabile. Se ne farebbe volentieri a meno, ma anche questa modesta campagna elettorale milanese di tanto in tanto si infiamma su un tema che in troppi liquiderebbero come d’altri tempi. I fascisti invece sono tornati (non se ne sono mai andati) e sembra quasi che siano gli unici in grado di dettare un’agenda alla politica milanese. Suoi vertici compresi. Un problema per tutti, più complicato da risolvere se il caso, solo il caso, ha riservato in sorte a qualcuno di rappresentare la coalizione del centrosinistra.

Beppe Sala, per esempio, batte in testa ogni qual volta cerca di scaldare il motore. Bisognerebbe accompagnarlo agli appuntamenti tenendogli la mano e spiegandogli dove si trova. Di Pietro Bussolati, segretario milanese del Pd, invece non si sa cosa dire. O ci è, o ci fa. La disinvolta coppia del partito della nazione pochi giorni fa ha deliziato la platea con alcune considerazioni di livello durante la presentazione di un libro scritto a quattro mani da tale Nicolò Mardegan, un insignificante candidato sindaco di estrema destra per la lista Noi X Milano dove si annidano alcuni esponenti di CasaPound. Forse non era il caso. Nicolò Mardegan, che di mani ne ha solo due, per scrivere il libro si è avvalso della collaborazione dello stesso Bussolati. Triste e pure un poco imbarazzante per chi in continuità con l’esperienza arancione, nonostante tutto, si affanna a sostenere Sala e questo Pd. Si lamentano con le loro quattro righe di rito gli esponenti di Sel.

Il Bussolati si è poi difeso dicendo che il libro lo aveva scritto prima che il Mardegan si candidasse alleandosi con CasaPound. Presentarlo a due settimane dal voto deve essergli sembrata la cosa più naturale del mondo (in cui vive). E Sala? Lui, cortese e disponibile come quelli che dove li metti sono sempre d’accordo col primo che apre la bocca, si è complimentato con Nicolò, un “giovane simpatico e coraggioso”, uno che meriterebbe più spazio nel centrodestra, uno che Sala ascolterà quando diventerà sindaco. Il siparietto, che Sala poi ha cercato di disinnescare – “la mia distanza è assoluta e irremovibile dall’ideologia sostenuta e veicolata da Casa Pound” – ha avuto luogo mentre i fascisti del nuovo millennio marciavano su Roma salutando romanamente.

Lo scivolone di mister Expo vanifica l’unico argomento di una certa sostanza che il centrosinistra utilizza contro Stefano Parisi, costretto ad accettare nelle liste che lo sostengono altre presenze giovani, simpatiche e coraggiose (come Stefano Pavesi di Lealtà e Azione, candidato per la Lega in zona 8). Come scrive Radio Popolare, “l’unico sussulto della campagna elettorale”. E figuriamoci il resto. Nessun candidato sindaco del centrosinistra in passato avrebbe potuto permettersi tanta superficialità a pochi giorni dal voto senza pagarne le conseguenze. Ma in fondo sono solo chiacchiere e propaganda elettorale. Poi ci sono i fatti. Cronaca spicciola. Domenica sera, mentre in piazza Fontana veniva sistemata la nuova lapide dedicata a Giuseppe Pinelli, qualcuno in piazza Santo Stefano ha spaccato la lapide dedicata a Claudio Varalli e Giannino Zibecchi, il primo ucciso dai fascisti e il secondo da una camionetta dei carabinieri nell’aprile del 1975. Cosa c’entrano Sala, Parisi e Bussolati? Quasi niente. Ma legittimare i fascisti in campagna elettorale, chiacchierarci amabilmente e dargli pacche sulle spalle di incoraggiamento, forse non aiuta. Per essere complici a volte basta essere superficiali.

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