Il miracolo di Pisapia

Con la vittoria dell’avvocato alle primarie, la sinistra non solo milanese dopo vent’anni cambia passo e punta dritto al cuore del potere berlusconiano. Per il Pd che guarda al centro è uno schiaffo che lascerà  il segno. I giovani dirigenti locali sono pronti a dimettersi mentre a Roma parte la resa dei conti

Con la vittoria dell’avvocato alle primarie, la sinistra non solo milanese dopo vent’anni cambia passo e punta dritto al cuore del potere berlusconiano. Per il Pd che guarda al centro è uno schiaffo che lascerà  il segno. I giovani dirigenti locali sono pronti a dimettersi mentre a Roma parte la resa dei conti

MILANO. L’abbiamo lasciato domenica notte all’Arci Bellezza, aveva gli occhi lucidi per la commozione. Intorno a lui c’erano anche generazioni che non si erano mai incontrate prima per festeggiare qualcosa.
Dopo il risultato che ha terremotato il Pd, tutti chiedono, anzi pretendono, unità a sinistra. Riesci a fare squadra con Boeri e Onida?
L’altra sera, sono stati i primi a congratularsi, ci siamo scambiati i saluti e abbiamo ribadito l’impegno a restare uniti per la sfida finale che determinerà l’uscita di scena del centrodestra.
Come pensi di riuscire a tenere con te l’architetto Boeri, stai pensando a degli incarichi particolari?
Per ora c’è l’impegno, poi vedremo, è prematuro dire chi farà che cosa. Il ruolo di ognuno di noi sarà determinato anche dalle competenze, dalle passioni e dalle professionalità che si sono messe a disposizione per questa bellissima esperienza. Sono tantissime le persone che in questi anni si sono impegnate per la città senza ricevere mai ascolto, sono ricchezze e progetti già a disposizione della città. Dobbiamo riuscire a coinvolgere tutti.
Hai vinto, e per il Pd è una sconfitta pesante. Come cambiano adesso gli equilibri con il partito di Bersani? Ti senti in una posizione di forza, oppure temi un sostegno poco convinto?
Mancano ancora sei mesi alle elezioni per conquistare Palazzo Marino. In questa prima fase seguirò con attenzione e massimo rispetto il dibattito interno del Pd. Ma sono certo, comunque vadano le cose, che l’elettorato del Pd valuterà positivamente la mia candidatura. Sono convinto che prevarrà l’esigenza di cambiare politica – e sindaco – in una città che negli ultimi venti anni è stata portata allo sfascio.
C’è chi dice che sei troppo di sinistra per vincere a Milano e che non riuscirai a prendere i voti del centro. La solita lettura filo centrista che ha portato solo disastri a sinistra.
Se invece di ragionare in termini troppo politicisti ci si sofferma unicamente sui bisogni della città, credo che i voti dei cosiddetti cattolici moderati, o del centro che dir si voglia, possano convergere più sul centrosinistra che non sulla destra. Perché i fallimenti di questa giunta, come di quelle precedenti, ormai si toccano con mano. In più, da quando faccio politica ho sempre rivendicato il mio essere di sinistra ma nello stesso tempo sono sempre stato attento a promuovere il dialogo e l’incontro con tutti gli interlocutori, sempre mantendo fermi alcuni principi che non si barattano.
E invece come pensi di relazionarti con forze che centriste non sono e che nelle primarie sono rimaste a guardare, come l’Idv e i grillini?
Con quelle forze il dialogo è già iniziato, la loro non partecipazione non è stata determinata da un atteggiamento ostile, si sono solo limitati ad aspettare l’esito delle primarie e adesso credo che saranno pronti a convergere sulle posizioni di chi si è preso l’impegno di mandare a casa la Moratti.
Il terzo polo potrebbe essere una realtà anche a Milano e si dice con una certa insistenza che è per «colpa» tua se adesso bisognerà fare i conti anche con Gabriele Albertini.
Mi rimane un dubbio solo su chi lo guiderà. Ma sono convinto che dividerà ulteriormenente il centrodestra, non credo che ci sottrarrà voti. L’elettorato del Pd non può avere come punto di riferimento un politico come Gabriele Albertini, che per dieci anni ha fatto il sindaco per conto di Berlusconi, non ci posso neanche pensare. Anzi, magari così vinciamo al primo turno.
Adesso sei più forte dei partiti di sinistra che ti sostengono. Ti senti le mani libere o temi di essere abbracciato troppo «amorevolmente» come è accaduto al povero Boeri?
Adesso voglio lasciare il passato alle spalle e guardare soltanto avanti. La serietà e l’indipendenza dai partiti che tutti mi hanno riconosciuto è sintomatica del rapporto di stima e rispetto reciproco che c’è stato tra me e i dirigenti di Sel e della Federazione della sinistra. Ora dobbiamo tutti insieme puntare ad allargare la coalizione sulla base di un programma forte e condiviso, questo è il punto di partenza.
Sei il Vendola di Milano?
Non mi pare… Fin da luglio ho detto che io mi voglio occupare solo della mià città. Per Nichi nutro stima e affetto ma siamo diversi, quindi questo accostamento non penso che possa essere rischioso per la mia coalizione, come alcuni temono e altri sperano.
Come giudichi la minore partecipazione rispetto alle scorse primarie?
Mi ha colpito, non me l’aspettavo. Dobbiamo ancora fare una valutazione attenta. Credo che abbia influito il fatto che alcune forze politiche, e associazioni importanti, questa volta siano rimaste a guardare. Ma di una cosa sono certo: mai come in queste primarie c’è stata una così alta partecipazione dei cittadini alle iniziative di tutti e quattro i candidati, migliaia di persone hanno seguito dibattiti, iniziative, spettacoli… non accadeva da anni.
L’affluenza più bassa nella periferie non significa forse che la sinistra sa parlare solo a chi ha già il pane e la cultura? E questo, oltre a far temere il peggio per le prossime elezioni, non vuol dire che il berlusconismo è ancora duro a morire?
Questo ragionamento in parte è condivisibile. Nelle periferie c’è meno tensione nei confronti della politica. Ma ho percepito anche una sorta di allontanamento dalle proposte della destra, perché negli anni si sono dimostrate fallimentari. Le persone stanno aspettando il voto vero, quello di maggio, e non è detto che premieranno la destra. Nei prossimi mesi il nostro impegno deve essere maggiore proprio là dove si registra una perdita di fiducia nei confronti di una certa politica.
E adesso, le prossime mosse?
Riparlare con tutti coloro che mi sono stati vicini, a cominciare dai tre candidati. Poi aspettare l’esito del dibattito che si è aperto nel Pd. Spero che possa risolversi in tempi brevi per ricominciare a lavorare insieme.
E se li dimettono per incapacità?
Rispetto il dibattito interno. La riflessione è sempre positiva, spero che sia anche propositiva per continuare la rincorsa verso Palazzo Marino.

GIULIANO PISAPIA con il 45,36 % (30.533 voti) ha vinto le primarie di Milano battendo Stefano Boeri (40,16%, 27.055 voti) e Valerio Onida (13,41%, 9.036 voti)

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