Priorità  alla Finanziaria soddisfatto il Quirinale

Napolitano: fu così anche nel 1994. No al Pdl sullo scioglimento solo di Montecitorio

ROMA – Prima la Finanziaria. Poi la crisi politica. Il pressing del Colle ha funzionato, e Napolitano prende atto della svolta delle ultime ore, arrivata con «le dichiarazioni venute da diverse fonti, in sintonia con il richiamo espresso dal presidente della Repubblica». E’ la lettera di Berlusconi ai presidenti delle Camere, seguita agli interventi di Cicchitto e dall’altra parte di Bersani, tutti impegnati a disinnescare il duello a colpi di mozione che rischiava di mandare il tilt il cammino della manovra.

Napolitano: fu così anche nel 1994. No al Pdl sullo scioglimento solo di Montecitorio

ROMA – Prima la Finanziaria. Poi la crisi politica. Il pressing del Colle ha funzionato, e Napolitano prende atto della svolta delle ultime ore, arrivata con «le dichiarazioni venute da diverse fonti, in sintonia con il richiamo espresso dal presidente della Repubblica». E’ la lettera di Berlusconi ai presidenti delle Camere, seguita agli interventi di Cicchitto e dall’altra parte di Bersani, tutti impegnati a disinnescare il duello a colpi di mozione che rischiava di mandare il tilt il cammino della manovra. Il capo dello Stato apprezza una sorta di “corridoio umanitario” aperto solo in nome della legge finanziaria, e affida ad una nota ufficiosa il suo sollievo perchè «governo e tutte le forze politiche convengono sulla necessità di dare la precedenza alla necessaria approvazione della Legge di stabilità e del Bilancio in entrambi i rami del Parlamento, per affrontare subito dopo la crisi politica». D´altronde, «ci si regolò analogamente nelle vicende di fine anno 1994». Il rimando è al precedente del ribaltone, quando la Lega disarcionò il primo governo Berlusconi. Anche allora con un esecutivo già virtualmente senza maggioranza venne licenziata comunque la manovra, prima di aprire formalmente la crisi (il 19 dicembre l´approvò il Senato, il giorno dopo la Camera, il 21 verifica di Berlusconi in Parlamento e dimissioni, che apriranno poi la strada al governo Dini).
Un pezzo di storia politico-parlamentare citato non a caso, con tante analogie rispetto alla crisi di oggi, con l´evocazione del ribaltone che fa correre un brivido lungo la schiena del Pdl. Solo un richiamo allo svolgimento dei fatti, chiariscono sul Colle, ma deve aver pesato nei contatti di queste ore fra la maggioranza e il Quirinale, tessuti da Gianni Letta e Tremonti: a quel precedente del ‘94, insomma, il capo dello Stato non avrebbe potuto non ispirarsi. Impensabile sciogliere le Camere e sprofondare il paese nell´esercizio provvisorio. Considerazioni che hanno bloccato le speranze berlusconiane e spinto ad una rapida inversione di rotta, dopo aver presentato la mozione di sostegno al governo al Senato: tutto rinviato al dopo-Finanziaria, ha ordinato al rientro da Seul Berlusconi, «come chiesto da autorevoli voci» ha aggiunto, con un riconoscimento a Napolitano dopo giorni di gelo. Moral suasion del Quirinale che, dall´altra parte, ha fermato anche la rincorsa del Pd alla mozione affonda-Berlusconi a Montecitorio, che avrebbe mandato sotto il governo prima dell´approvazione della manovra. E disinnescato infine il possibile conflitto fra presidente della Camera e del Senato sulla calendarizzazione. Un risultato incassato sul filo del rasoio, quando al Colle cominciavano a temere il peggio, grazie forse anche ad un altro precedente ricordato a La Russa che ipotizzava lo scioglimento solo della Camera. Prodi, due anni fa, fu sfiduciato solo da un ramo del Parlamento (a Palazzo Madama in quel caso). Ma il presidente Napolitano, passando per il tentativo affidato a Marini, sciolse ugualmente entrambe le Camere.

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