Grande manifestazione in Francia ieri per l’apertura delle frontiere e in solidarietà con i rifugiati: dalla “Giungla” di Calais fino al porto, dove è stato occupato dai migranti un battello per raggiungere l’Inghilterra
Cariche e scontri, trentuno le gardes à vue confermate, un neofascista minaccia con un fucile gli antirazzisti.
Molto partecipata la manifestazione antirazzista di Calais di sabato 23 gennaio, , per l’apertura delle frontiere ed in solidarietà con i settemila rifugiati che da tempo ormai stazionano in quella zona che è chiamata la “Giungla”, in attesa di raggiungere l’Inghilterra. Diversi pullman sono partiti da tutta la Francia e l’Inghilterra per concentrarsi alle 14 davanti il campo di Calais e partire in corteo. La manifestazione è partita dalla Giungla stessa, ha attraversato l’autostrada, la zona industriale ed è poi entrata in città. Qui alcuni fascisti, probabilmente facenti parte del gruppo “Les Calasiens en Colère”, autore di numerose aggressioni a danno dei rifugiati, hanno cercato di provocare il corteo: uno di questi personaggi è addirittura uscito di casa con un fucile (guarda il video), che non ha esitato a puntare contro la manifestazione antirazzista che stava passando in quel momento. Fortunatamente quest’individuo, la cui immagine sta facendo il giro di tutto il mondo, non ha fatto fuoco e la strage è stata evitata.
Arrivati a Place d’Armes, luogo finale della manifestazione, il corteo non si è sciolto e circa un migliaio di persone si sono dirette verso il porto di Calais, dove hanno divelto le griglie che li separavano dal mare e sono arrivate sui camion che salgono sui battelli. Uno di questi è stato occupato per alcune ore dai rifugiati che volevano raggiungere l’Inghilterra e dai manifestanti giunti per la manifestazione. Quando l’ultima griglia che separava il corteo dal porto è stata rotta, però, le forze dell’ordine sono intervenute e hanno sparato i gas lacrimogeni sulle persone presenti nella zona: nei momenti successivi sono sopravvenute anche alcune cariche, e una persona in particolare, presumibilmente un rifugiato siriano, sembra sia stata colpita brutalmente alla nuca e abbia perso conoscenza per diversi minuti. Alcuni manifestanti e rifugiati sono stati arrestati e per adesso sono nove le gardes à vue confermate.
La situazione dei migranti che si trovano in questo momento nella Giungla di Calais diventano, mano a mano che passa il tempo, sempre più gravi: gli attacchi della polizia al campo, dove spesso vengono lanciati senza motivo i lacrimogeni sulle case degli abitanti della Giungla, insieme a quelli dei fascisti, si stanno facendo sempre più numerosi. Chi nella notte prova a lasciare Calais e tenta di raggiungere l’Inghilterra nascondendosi nei camion all’interno del porto, è aspettato al varco da questi gruppi di picchiatori, spesso sotto gli occhi indifferenti della polizia. Addirittura in molti avrebbero visto queste persone lanciare sassi verso le case della Giungla di Calais accanto alle forze dell’ordine, intente a sparare invece gas lacrimogeni. Una situazione estremamente pericolosa, che ha spinto diverse persone a lasciare le proprie case all’interno della Giungla e ad andarsene. Come se non bastasse, negli ultimi mesi il governo francese ha deciso di procedere allo sgombero parziale del campo – dove attualmente vivono settemila persone – per deportare gli occupanti in container di fortuna, che però potrebbero contenerne al massimo 1500.
In un periodo storico dove le guerre stanno mietendo milioni di vittime nel mondo, invece di aprire le frontiere e dei corridoi umanitari, gli Stati membri dell’Unione Europea innalzano muri – parlando addirittura di sospendere Schengen – salvo poi indignarsi ipocritamente quando i corpi senza vita dei migranti raggiungono le nostre coste. Quando invece quei corpi vivi arrivano nella “nostra” terra, diventano il problema, il nemico numero uno da abbattere, anche fisicamente. Sicuri di non stare sbagliando qualcosa?
Alcuni brevi video dal corteo:
Aggiornamento (24.01)
Nella giornata di oggi almeno 11 delle 35 persone fermate (tra europei e migranti) hanno visto confermato il loro arresto e nei prossimi giorni subiranno un processo per direttissima con accuse che vanno dal “disturbo dell’ordine pubblico” all’ “invasione di zona securizzata”. Tra queste anche tre compagne italiane. Nel chiedere libertà per tutt*, denunciamo anche la minaccia di espulsione dal territorio francese che pende su tutt* i/le denunciat* (non francesi, sia europei che non europei): nello stato d’eccezione vigente sull’esagono, la fortificazione delle frontiere diventa sempre più simbolo e strumento del progressivo attacco ad ogni libertà. La nostra rabbia risuona per questo ancora più forte
#NoBorders #FreedomForAll?
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