Lo scrittore Amos Oz contestato a Torino

Un lungo striscione con 1.800 nomi: quelli delle vittime dell’operazione «piombo fuso», sferrata dall’esercito israeliano contro Gaza due anni fa. Così un gruppetto di associazioni e centri sociali – circondato da un ingente schieramento di polizia – ha contestato ieri la lectio magistralis dello scrittore israeliano Amos Oz (nella foto), al Teatro Regio di Torino. 

Un lungo striscione con 1.800 nomi: quelli delle vittime dell’operazione «piombo fuso», sferrata dall’esercito israeliano contro Gaza due anni fa. Così un gruppetto di associazioni e centri sociali – circondato da un ingente schieramento di polizia – ha contestato ieri la lectio magistralis dello scrittore israeliano Amos Oz (nella foto), al Teatro Regio di Torino.  Oz, vincitore del Premio salone internazionale del libro, ha parlato davanti a 1.500 studenti, al termine di una settimana di incontri in varie zone del Piemonte. «Oggi il mondo non si divide tra buoni o cattivi, tra occidentali e orientali, tra cattolici o islamici, tra destra e sinistra, ma tra fanatici e tutti gli altri che non lo sono», ha detto Oz agli studenti, che avevano avuto in regalo una copia del suo saggio Contro il fanatismo. Poi ha risposto alle domande del pubblico sul conflitto israelo-palestinese: «Uno scontro tragico – ha detto – tra chi ha ragione e chi ha ragione, tra chi ha torto e chi ha ancora torto». Israeliani e palestinesi – ha aggiunto – non hanno un altro posto dove andare, sono destinati a stare uno vicino all’altro: «non uniti in una famiglia felice, perché non sono una famiglia e non sono felici, ma tollerandosi e rispettandosi», e in due stati distinti . 
Per Alfredo Tradardi (International Solidarity Movement), invece, «Amos Oz è un fine scrittore, ma è un fanatico di tutte le guerre, un propagandista, un megafono del suo governo, e la famiglia di cui parla prevede l’eliminazione dei palestinesi». Nel corso della contestazione – che si è svolta senza incidenti – gli attivisti hanno distribuito volantini per denunciare «la retorica bipartisan» delle forze politiche torinesi e di quella «borghesia di sinistra» che sostiene «l’operazione di marketing» del governo israeliano, nascondendo il vero volto dell’occupazione israeliana: «Torino, la città di Gramsci e di Leone Ginsburg – ha affermato ancora Tradardi – è ormai ridotta a uno spettro. Resta soltanto una minoranza etica».

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