Quaranta proiettili per l’ultimo padrino della mafia canadese

Ucciso Nick Rizzuto: da Agrigento a boss di Montreal

Era un uomo abitudinario Nicolò “Nick” Rizzuto, patriarca del più spietato clan mafioso di Montreal, arrivato in Canada da Cattolica Eraclea, provincia di Agrigento, nel lontano 1954. Per farlo fuori, i suoi sicari avrebbero potuto aspettarlo di fronte al Social club Cosenza, un miserabile caffè del quartiere Saint Léonard, dove da una trentina d’anni il padrino appariva verso mezzogiorno, spesso in camicia scura e cravatta argentata, sempre con un Borsalino in testa.

Ucciso Nick Rizzuto: da Agrigento a boss di Montreal

Era un uomo abitudinario Nicolò “Nick” Rizzuto, patriarca del più spietato clan mafioso di Montreal, arrivato in Canada da Cattolica Eraclea, provincia di Agrigento, nel lontano 1954. Per farlo fuori, i suoi sicari avrebbero potuto aspettarlo di fronte al Social club Cosenza, un miserabile caffè del quartiere Saint Léonard, dove da una trentina d’anni il padrino appariva verso mezzogiorno, spesso in camicia scura e cravatta argentata, sempre con un Borsalino in testa. Due sera fa, i killer l´hanno invece freddato a casa sua, scaricandogli addosso una quarantina di proiettili attraverso la finestra della cucina. Che Rizzuto fosse un boss di altri tempi, lo dimostra la fine che ha fatto: imbottito di piombo da tre o quattro picciotti e non, come altri capimafia, in una clinica per miliardari di Palm Springs, circondato da medici solerti e infermiere servizievoli.
Eppure di miliardi ne aveva accumulati tanti anche lui, sebbene nel 2005 una telecamera nascosta nel retrobottega del Social club Cosenza dall´antimafia canadese lo aveva sorpreso mentre s´infilava nei calzini le poche banconote di dollari che s´era appena spartito con altri maggiorenti su un tavolaccio di legno. Il padrino, allora ottantunenne, fu arrestato, condannato e infine costretto a svolgere lavori socialmente utili.
Così Antonio Nicaso, esperto della mafia d´Oltreoceano e autore di una ventina di libri sull´argomento (l´ultimo, La mafia spiegata ai ragazzi, è appena uscito da Mondadori), spiega l´omicidio del boss: «Stanno facendo terra bruciata attorno alla famiglia Rizzuto in previsione dell´uscita da un carcere del Colorado, nel 2012, di Vito, figlio del vecchio padrino». Un anno fa, fu ucciso a revolverate nel centro di Montreal anche il figlio di Vito, nipotino di Nicolò e suo omonimo, che ricevette il privilegio postumo di venire sepolto in una bara d´oro. Pochi mesi fa, è scomparso Paolo Renda, cognato di Vito, probabilmente vittima della lupara bianca. Lo scorso settembre, infine, è stato ammazzato anche Agostino Cuntrera, rampollo di un´altra potentissima cosca siciliana, principale alleata dei Rizzuto. «Chi c´è dietro queste morti? Ci sono vecchi e nuovi nemici, gente che ha tradito o forse che non ha mai dimenticato l´uccisione a New York di Paul Violi, con cui nel 1978 Nick Rizzuto riuscì a scalzare il clan dei calabresi».
Già, a voler la fine della dinastia Rizzuto potrebbero essere quelle famiglie con cui gli agrigentini avevano tagliato i ponti, o magari bande della mala haitiana che scalpitano per ottenere più potere. La “Cosa nostra” canadese ha sempre sfruttato quel melting pot criminale di diverse estrazioni ed etnie che imperversa nel paese dei laghi e delle foreste d´acero, dove non esiste una rigida esclusione geografica all´interno delle famiglie, né a livello nazionale né internazionale. Una delle doti di Vito Rizzuto era appunto la mediazione tra le bande, dai motociclisti Hells Angels alla “West end gang” irlandese, dalle triadi cinesi ai cartelli colombiani, dai “posses” giamaicani ai narcos messicani. In questa Torre di Babele della mala canadese, i più potenti sono ancora i siciliani, forse perché sono stati primi ad arrivare. Ora, ognuna di queste bande può aver deciso di voler scalare le vette del potere. Per farlo deve prima eliminare chi oggi è al comando. 
Ma c´è un´altra pista. Quella degli appalti. Infatti, in Canada sono appena stati stanziati 42 miliardi di dollari per la costruzione di nuove strade e nuove centrali idro-elettriche. Ecco quando ha recentemente dichiarato il sergente della Gendarmerie royale canadienne, la polizia federale del Paese, Lorie McDougall: «I Rizzuto hanno imbastito un sistema di appalti truccati e per ogni contratto alla famiglia viene versato il 5 per cento». Calabresi e camorristi avrebbero fatto cartello contro i siciliani per appropriarsi di questa gallina dalle uova d´oro.
Con la morte dell´anziano padrino e dell´omonimo nipote, con il figlio ancora in galera, e con la fine delle storiche alleanze, la famiglia Rizzuto sembra ormai finita. In realtà, non lo è del tutto. Al meno fino a che rimarrà in vita Libertina, la vedova di “Nick”, ottant´anni, figlia dell´ex capo bastone che selezionava gli uomini d´onore da spedire nelle Americhe. La donna avrebbe già ripreso in mano le sorti del clan. Con mani di ferro.

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