A Roma è stato rotto il divieto a manifestare nella città-vetrina per turisti e commercio

Movimenti. Al mattino e in serata due cortei di studenti e sinistre, sindacati, centri sociali hanno sfidato il clima pesante nella città dove regna l’ideologia del decoro

ROMA. Il divieto a tenere mani­fe­sta­zioni nel cen­tro sto­rico di Roma nei giorni infra­set­ti­ma­nali, sta­bi­lito da un’ordinanza pre­fet­ti­zia, ieri è stato vio­lato. Al mat­tino, già scal­dato per lo scio­pero dei mezzi pub­blici indetto dall’Usb, se ne era avuto il segnale dal cor­teo degli stu­denti medi con­tro la «Buona scuola» e il «pre­side sce­riffo» isti­tuito dalla riforma di Renzi-Giannini. «Sarà il Far west!» hanno urlato gli stu­denti, con qual­che otti­mi­smo. In que­sto caso la loro cri­tica è con­tro lo stra­vol­gi­mento costi­tu­zio­nale pro­vo­cato dalla tra­sfor­ma­zione auto­ri­ta­ria della figura del diri­gente sco­la­stico. Par­tito dalla sta­zione Ostiense, il cor­teo è al mini­stero dell’Istruzione a Tra­ste­vere dove sono stati lan­ciati fumo­geni. Mani­fe­sta­zione anche a Cre­mona, Cosenza, Potenza, Pisa, Torino e Bolo­gna. L’agenda degli stu­denti com­pren­deva l’opposizione al Jobs Act, al «caro vita» e con­tro la gestione secu­ri­ta­ria delle migra­zioni in Europa.
Il divieto a mani­fe­stare ha impe­dito un cor­teo per il diritto alla casa di recente. A quel punto è diven­tato una neces­sità supe­rarlo. Non è la prima volta che accade. Veti di que­sto tipo ci sono sin dal tempo di Ale­manno che ha cer­cato di rego­lare le mani­fe­sta­zioni pren­dendo accordi anche con i sin­da­cati con­fe­de­rali. Per il «Palazzo» è impor­tante dimo­strare di sapere garan­tire l’ordinario flusso dei com­merci nella «città vetrina». Gli inte­ressi della vita mer­can­tile non pos­sono essere tur­bati da chi riven­dica diritti o pro­te­sta per una ver­tenza. In tempi di «ideo­lo­gia del decoro» la situa­zione è diven­tata ancora più tesa: la poli­tica cerca di met­tere l’uno con­tro l’altro lavo­ra­tori, movi­menti, sin­da­cati e cittadini.

Il secondo round con­tro i divieti, e il clima poli­tico ostile che si respira in città, è ini­ziato verso le 17,30 quando un ampio car­tello di sigle ha dato vita alla mani­fe­sta­zione «Roma Città Libera» dall’isola pedo­nale del Colos­seo al Cam­pi­do­glio. Un applauso ha salu­tato l’annuncio dei dati sullo scio­pero Usb sotto l’arco di Costan­tino. «Lo scio­pero è stato un suc­cesso, con una ade­sione ple­bi­sci­ta­ria per la tpl — hanno detto gli orga­niz­za­tori — un segnale for­tis­simo per Marino ed Espo­sito che scon­fessa il boi­cot­tag­gio dell’assessore». Movi­menti per il diritto all’abitare, sin­da­cati di base, cen­tri sociali — tra gli altri Cobas, Usb, Rifon­da­zione, Rossa, Cor­to­Cir­cuito e Acro­bax — hanno sfi­dato «un divieto assurdo per blin­dare il cen­tro, riser­van­dolo al busi­ness e al turi­smo». Il cor­teo era stato vie­tato, ma sono riu­sciti a sfi­lare con­tro la «sven­dita di Roma a mafia e pri­vati». C’è stato chi nel cor­teo ha chie­sto le dimis­sioni del sin­daco Marino e, su twit­ter, è diven­tata una pole­mica con l’esuberante asses­sore ai tra­sporti Ste­fano Espo­sito, atti­vis­simo utente da social media. «Chie­dono le dimis­sioni del sin­daco? Sen­tono la man­canza di Ale­manno». Gli ha rispo­sto sin­te­tico John Wayne (un nic­k­name): «No sen­tono la voglia di non avere spaz­za­tura come voi al governo».

«Par­liamo di un asses­sore ai Tra­sporti che è costretto a girare in inco­gnito sui bus per­ché sennò rischie­rebbe il lin­ciag­gio — si è ascol­tato nel cor­teo dove c’erano anche dipen­denti Atac — La pros­sima volta che Marino parte per gli USA vada anche lui e restino lì insieme». «Ven­dono Roma a mafia e pri­vati — lavo­ra­tori e cit­ta­dini uniti per difen­dere la città» era lo stri­scione di aper­tura del cor­teo sui Fori-cartolina della città a misura di Turista.

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