CENSURATO SEGIO: SCRIVEVA CONTRO LE MAFIE, L’ASSOCIAZIONE DELLE VITTIME NON GRADIVA

Resta in semilibertà ma non potrà più scrivere di mafia e droga

TORINO – Sergio Segio e Susanna Ronconi, l’ ex “comandante Sirio” di Prima Linea e la sua compagna, potranno continuare a godere della semilibertà ma non dovranno più firmare articoli per Narcomafie, il mensile del Gruppo Abele che si occupa di traffico di droga, mafia ed emarginazione. Lo ha stabilito ieri il tribunale di sorveglianza di Torino al termine di un procedimento nel corso del quale la procura generale aveva proposto la revoca della semilibertà ai due ex terroristi, responsabili di aver oltrepassato le mansioni lavorative loro assegnate facendo i giornalisti anziché gli addetti alla segreteria del Gruppo Abele. L’ ordinanza dei giudici ha “graziato” i due coniugi: Segio e Ronconi sono riusciti a evitare il ritorno in carcere, ma d’ ora in avanti dovranno attenersi scrupolosamente ai compiti previsti dalla magistratura. La procedura per il ritiro del beneficio alla coppia (Susanna Ronconi ha ottenuto la semilibertà nel novembre ‘ 91, il marito nel dicembre ‘ 92) era stata avviata in seguito a una lettera di Maurizio Puddu, un ex assessore torinese della Dc “gambizzato” dalle Br che oggi presiede l’ Associazione Vittime del Terrorismo, a Pietro Fornace, presidente del tribunale di sorveglianza piemontese. La missiva, spedita mentre alcuni giornali alimentavano la polemica per la decisione di don Luigi Ciotti di affidare a Segio il coordinamento di Narcomafie, puntava il dito contro la nuova “attività politica” dei due ex “piellini”. Un’ attività della quale, tra l’ altro, diceva: “Dubito che possa diffondere idee errate e forse nocive”. “Quella lettera – spiega Puddu – mi è stata ispirata dalle vedove di alcune vittime di attentati terroristici (tra le quali la vedova del giudice Emilio Alessandrini, alla cui uccisione partecipò anche Segio, ndr). Ho voluto far presente che l’ attività pubblicistica di questi personaggi aveva un aspetto provocatorio, e poteva ferire la memoria delle vittime. Non siamo contro la concessione dei benefici ai detenuti da reinserire: se la legge li prevede, i magistrati applichino la legge. Ma chi ha già dallo Stato certe facilitazioni non ci venga a presentare il passato come una gloria: che Segio diventasse anche editorialista, francamente, ci ha stupiti. Insomma, non volevamo creare un ‘ ‘ caso’ ‘ , ma chiedere che si tenesse conto anche dei morti, dei feriti, del loro ricordo”.

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