Italia. Dopo le polemiche sul «piano B» ora tutti fanno quadrato su Syriza. Anche Fassina: «Una sconfitta sarebbe la restaurazione»
Il voto greco si avvicina, i sondaggi prefigurano scenari cupi e la sinistra italiana, la sinistra-sinistra, fa quadrato intorno al leader greco. A Roma mercoledì scorso economisti e politici della famiglia rossa (ma anche di quella verde) si erano riuniti per un confronto con la greca Marika Frangakis, invitata dall’associazione «Le belle bandiere» e il gruppo di Sbilanciamoci a discutere del futuro dell’economia di Atene dopo la firma del Memorandum e alla vigilia di un probabile governo di coalizione. Dibattito franco e aperto, come si usa dire in questi casi: infatti le distanze fra la direzione obbligata imboccata dal governo di Syriza e l’ormai famoso «piano B» per un’uscita cooperativa dall’euro (firmato Varoufakis, Mélenchon, Lafontaine e Fassina) si erano misurate in maniera anche ruvida. All’appuntamento, che si svolgeva in una sala di Montecitorio, ad un certo punto è comparso anche Gianni Cuperlo, leader della corrente Sinistradem del Pd che alle scorse elezioni aveva tifato per Tsipras, «speranza e opportunità per l’Europa». Non c’era invece Pippo Civati ma solo perché in questi giorni è impegnato nella raccolta di firme su otto referendum sui quali invece quasi tutto il resto della compagnia si è disimpegnato.
Ieri però sono tornati tutti uniti. A tifare per Tsipras. Marciando divisi, per non perdere le abitudini della casa. «La riconferma di Syriza e ad Alexis Tsipras può far sì che non si spengano le speranze dei progressisti per un cambiamento profondo delle politiche europee. La loro sconfitta segnerebbe invece un brusco passo indietro ed un appiattimento completo sulle politiche di austerità», dice un nuovo appello firmato da Civati, Elly Schlein e Sergio Cofferati (europarlamentari ex Pd), Ferrero (Prc), Forenza e Maltese (due dei tre europarlamentari eletti con la lista Altra Europa per Tsipras, la terza è Barbara Spinelli che però a maggio ha abbandonato la lista ed è rimasta a Bruxelles da indipendente), Fratoianni e Vendola (Sel) e dai due sociologi Luciano Gallino e Marco Revelli. Dopo il negoziato difficile, l’isolamento, la «reazione punitiva delle forze conservatrici», scrivono, Tsipras ha dovuto accettare il Memorandum «per evitare conseguenze ancora più gravi al popolo greco»; oggi una sua sconfitta «sarebbe una vittoria per le forze conservatrici che hanno imposto misure durissime per la popolazione greca».
Stessa musica, o quasi, anche da Stefano Fassina. Che resta convinto che il memorandum sia «insostenibile» ma sa che il risultato di domenica farà comunque la differenza: «La vittoria di Nuova democrazia comprometterebbe anche l’offensiva anti-corruzione e anti-evasione avviata dal governo Tsipras e metterebbe a rischio gli interventi umanitari introdotti. Il popolo greco con il voto può evitare la restaurazione», è la conclusione.
La ’brigata Kalimera’ partirà anche stavolta. Ma non sarà né affollata né spensierata come l’ultima volta. In piazza Syntagma, venerdì al comizio Tsipras, ci sarà di nuovo Revelli con la squadra dell’Altra Europa, Raffaella Bolini dell’Arci, Forenza e Ferrero e l’ex 5 Stelle Francesco Campanella. Anche dal resto d’Europa stavolta arriveranno molti meno militanti. E con molte ansie in più.
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