Trenta in più rispetto a prima della crisi, salari giù del 4%. La conferma nel rapporto diffuso in vista del G20 di Seul. “Mercato del lavoro fragile, il vertice si concentri sulle politiche per l’occupazione”. Cambio di rotta o coesione sociale a rischio
Davanti a un “mercato del lavoro fragile”, caratterizzato da un persistente elevato livello di disoccupazione, una “stagnazione” della crescita dei posti di lavoro e da una diminuzione dei salari, l’Organizzazione internazionale del lavoro ha chiesto oggi (8 novembre) al G20 di concentrarsi maggiormente sulle “politiche a favore dell’occupazione produttiva e della crescita ad alta intensità di lavoro” nel corso del loro prossimo incontro a Seul, al quale dovrebbe prendere parte anche il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia.
Trenta in più rispetto a prima della crisi, salari giù del 4%. La conferma nel rapporto diffuso in vista del G20 di Seul. “Mercato del lavoro fragile, il vertice si concentri sulle politiche per l’occupazione”. Cambio di rotta o coesione sociale a rischio
Davanti a un “mercato del lavoro fragile”, caratterizzato da un persistente elevato livello di disoccupazione, una “stagnazione” della crescita dei posti di lavoro e da una diminuzione dei salari, l’Organizzazione internazionale del lavoro ha chiesto oggi (8 novembre) al G20 di concentrarsi maggiormente sulle “politiche a favore dell’occupazione produttiva e della crescita ad alta intensità di lavoro” nel corso del loro prossimo incontro a Seul, al quale dovrebbe prendere parte anche il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia. In un aggiornamento statistico preparato in vista del vertice coreano che si terrà l’11 e il 12 novembre, l’Ilo afferma che, rispetto al 2009, quest’anno la disoccupazione è aumentata in 10 paesi del gruppo dei 20, mentre per 8 paesi è diminuita. Al contrario, la maggior parte delle economie emergenti ha registrato un aumento dell’occupazione e una diminuzione della disoccupazione. L’organizzazione conferma che il numero di disoccupati nel mondo rimane al livello record di 210 milioni, 30 in più rispetto al periodo antecedente la crisi nel 2007, mentre i salari reali sono diminuiti in media del 4 per cento.
Le crescenti disuguaglianze di reddito e la debole, se non nulla, crescita dei salari della maggior parte dei lavoratori – si legge – si traducono fondamentalmente in una domanda aggregata insufficiente e in squilibri nel conto corrente della bilancia dei pagamenti”. Secondo i calcoli, entro il 2020 i paesi del G20 dovranno creare 21 milioni di posti di lavoro l’anno – circa la metà dei 44 milioni necessari a livello mondiale – soltanto per riuscire a compensare l’aumento della popolazione attiva.
“La disoccupazione non è l’unico problema – afferma Rafael Diez de Medina, direttore dell’Ufficio statistico dell’organizzazione, evidenziando come nelle economie ad alto reddito si sia registrata anche una diminuzione delle ore di lavoro e del tasso di partecipazione della forza lavoro, come anche un significativo aumento dei lavoratori scoraggiati. “Tutto ciò è abbastanza preoccupante, in quanto si tratta di aspetti che non rientrano nei dati sulla disoccupazione, ma che hanno un importante impatto in termini di coesione sociale”.
I DATI. Nei 18 paesi analizzati, nella prima metà dell’anno i disoccupati ammontano a 70 milioni: 15,5 milioni in Europa, 22 nelle altre economie ad alto reddito e 32,5 nelle economie emergenti. A metà 2010 la disoccupazione era superiore del 70 per cento rispetto al suo livello pre crisi nelle economie ad alto reddito (esclusa l’Europa) e del 30 per cento in Europa. E ancora: in tutti i paesi la disoccupazione è aumentata di più per gli uomini che per le donne; in quelli del G20 la disoccupazione giovanile è in media due volte più elevata e si attesta intorno al 19 per cento. La crisi ha anche accelerato cambiamenti strutturali in tutte le economie, con una significativa diminuzione soprattutto dell’occupazione manifatturiera.
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