Destre. In bilico tra anticlericalismo e «spirito concordatario» in cerca d’intesa con la chiesa. La destra radicale, e l’uso che fa della religione, assomiglia molto ai fascisti del vecchio millennio
Nel rapporto con la religione cattolica, l’estrema destra ha sempre oscillato tra l’anticlericalismo e quello che potremmo definire lo «spirito concordatario»: la ricerca di un’intesa con la gerarchia ecclesiastica o quantomeno di una copertura clericale in quanto forza preposta alla difesa dell’ordine nazionale. Stiamo parlando della destra neo-fascista cresciuta dalle ceneri della Repubblica sociale. La stessa che già nell’immediato dopoguerra, sulla base della lezione di Julius Evola, gettava le basi di quell’incontro con il tradizionalismo cattolico che si verificherà negli anni ‘60. In un libro recente Guido Panvini ha messo a fuoco questo passaggio sottolineando l’influenza che i settori dell’integralismo francese (la Cité catholique, per esempio) hanno esercitato sulla destra italiana durante la guerra d’Algeria.
Un altro momento di snodo è stato il Concilio Vaticano II, contro il quale hanno preso forma i movimenti gravitanti attorno alla minoranza conciliare, a sua volta base del successivo scisma di monsignor Lefebvre e della sua Fraternità San Pio X. Se in precedenza era stato soprattutto il Movimento sociale ad assorbire le anime della destra cattolica insofferente verso la Dc, gli anni ’60 e ‘70 hanno visto invece la nascita di un nuovo tipo di destra e di un neo-fascismo cattolicamente ispirato. I punti in comune erano, da una parte, la convinzione che il centro-sinistra si sarebbe rivelato l’anticamera del Pci al potere, dall’altra, il bisogno (più o meno strumentale) di prendere le distanze dalla Chiesa di papa «Nikita Roncalli» e Paolo VI: una Chiesa in cerca di conciliazione con l’ebraismo e dialogante con il nemico comunista.
L’incontro organizzato dai circoli Sturzo nel 1960 tra Luigi Gedda, Gianni Baget-Bozzo, Tambroni, Scalfaro e esponenti di rilievo della destra quali Giano Accame, Pacciardi e Romuladi può essere letto come una lastra di questa nuova destra in formazione e con alcuni lembi ancora presenti nell’istituzione ecclesiastica, nella Dc e nel mondo cattolico. Un decennio dopo, le tesi dell’epoca sulla necessità di un golpe contro il comunismo si sono rivelate decisive nell’indirizzare l’estrema destra giovanile e extraparlamentare verso la violenza politica e il terrorismo nero, come emerge, per esempio, dal profilo di Terza posizione.
Tornando al quadro complessivo, nonostante il riavvicinamento di alcuni settori della destra al magistero — in virtù dell’impegno di papa Wojtyla contro l’Urss e della comunanza di intenti in occasione del referendum sull’aborto — la rottura con la Chiesa ufficiale non è mai stata superata. È chiaro poi che il percorso del Msi, divenuto Alleanza nazionale, non è stato lo stesso di Forza nuova e della destra extra-parlamentare che oggi si riconosce in Casa Pound. Per quanto riguarda quello che oggi viene chiamato il «fascio-leghismo», è stato sottolineato da più parti come, dopo la fine della Prima Repubblica, la Lega nord abbia funzionato da riferimento per i difensori del profilo culturale e religioso della Padania, «bianca e cristiana» come urlava qualche anno fa Borghezio.
Con Salvini il partito dei «celti» antiromani sembra stia giungendo al termine della sua trasformazione in una forza nazionale, conservando però al proprio interno molte delle contraddizioni sopra evidenziate: un rapporto contrastato e contraddittorio con la laicità dello Stato — dalla battaglia contro l’8 per mille alla difesa del crocifisso nei luoghi pubblici — e una relazione conflittuale con l’istituzione ecclesiastica, come dimostrano anche le dichiarazioni recenti del segretario leghista contro la linea della Chiesa italiana e del Vaticano sui migranti.
È ancora presto per dire come andrà a finire questa ricomposizione della destra radicale, da leggere in chiave europea nella ricerca di un fronte più largo con i tradizionalisti cattolici e i neo-fascisti per contrastare l’«invasione» dei migranti. Si può comunque convenire con Baget-Bozzo quando già nel 1960 scriveva che il «tradizionalismo cattolico è stato l’anima della destra del XX secolo» e ciò malgrado la mancata copertura da parte ecclesiastica e la permanenza negli ambienti radicali di uno spiritualismo carsico dal carattere talvolta esoterico. Nella strumentalità del ricorso alla religione, e non solo in quella, i fascio-leghisti del nuovo millennio assomigliano molto a quelli del vecchio.
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