Caso Cucchi, la macchina del fango investe il medico di Stefano

La macchina del fango, come l’ha chiamata Roberto Saviano in relazione a vicende ben più conosciute e complicate, è un meccanismo infernale di cui è difficile capire il funzionamento, ma che ormai sembra applicarsi con disinvoltura anche a vicende lontane dai palazzi della politica. Prendi la storia di Rolando Degli Angioli.

La macchina del fango, come l’ha chiamata Roberto Saviano in relazione a vicende ben più conosciute e complicate, è un meccanismo infernale di cui è difficile capire il funzionamento, ma che ormai sembra applicarsi con disinvoltura anche a vicende lontane dai palazzi della politica. Prendi la storia di Rolando Degli Angioli. Chi è costui? Nient’altro che un medico (ex, è stato cacciato) del carcere di Regina Coeli. Eppure le cronache sembrano proprio non poter fare a meno di occuparsi di lui. Il suo nome finisce ciclicamente per «fare notizia», persino quando la notizia non c’è. In realtà Rolando Degli Angioli prima o poi notizia potrebbe farla sul serio: e cioè quando e se sarà sentito da un giudice in merito alla vicenda della morte di Stefano Cucchi. Degli Angioli è il medico che lo visitò al suo arrivo a Regina Coeli. Disse che quel ragazzo doveva uscire immediatamente dal carcere, perché stava male. Non fece nulla di eroico. Ma forse la sua testimonianza (come stava Stefano? Come si comportò durante quella visita? È vero che rifiutava ogni cura come dicono i medici che lo visitarono successivamente? Le sue lesioni erano evidenti?) potrebbe essere rilevante. Ma bisogna vedere se Degli Angioli arriverà a testimoniare. Perché su di lui, sulla sua persona, e dunque sulla sua credibilità si sta abbattendo un vero ciclone. 
Il medico è indagato con l’accusa di violenza privata e falso perché avrebbe inserito un catetere vescicale – forse per punizione – a Jacques Monnet, l’uomo che nel 2008 fu arrestato per aver ridotto in fin di vita la figlioletta sbattendole la testa sui gradini dell’Altare della Patria. Monnet avrebbe riconosciuto Degli Angioli, dicendo che fu lui a praticargli con crudeltà quel trattamento non necessario. Il medico ha sempre sostenuto di non essersi affatto occupato di Monnet, e che quel giorno era in servizio in un’altra ala del reparto sanitario. Magari Degli Angioli mente, e ha utilizzato, male, quel catetere. Ma di certo è il primo caso di un operatore del carcere sospeso dal suo posto di lavoro ad indagine in corso. A voler pensar male, Regina Coeli ha colto la palla al balzo per toglierselo dai piedi dopo i dissapori che la sua insistenza per ricoverare Stefano avevano creato all’interno del carcere. 
Sia come sia la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Degli Angioli è nota da luglio, finì su tutti i giornali dopo essere stata pubblicata dal Messaggero. Che venerdì è tornato a informarci – in prima pagina – che Degli Angioli è indagato, parlando niente meno che di «tortura» e accostando questo episodio alle morti di Stefano Cucchi e Simone La Penna. Articoli sull’indagine a carico di Degli Angioli sono apparsi l’altro ieri anche su altri quotidiani, dopo che le agenzie – il giorno prima – avevano improvvisamente battuto la notizia con titoli come: «bimba malmenata da padre: indagato medico carcere, visitò anche Cucchi». Si sa, si sa da cinque mesi. Qual è la novità? Dov’è la notizia? Il fatto che verrà chiesta una rogatoria internazionale per sentire Monnet? Accidenti, notizione da prima pagina. Tant’è che la rogatoria non è ancora partita, e Monnet verrà interrogato chissà quando. E tant’è che nessuno articolo titola sulla rogatoria, mentre tutti ci ricordano come Degli Angioli «il medico di Cucchi» sia indagato. Curioso anche il fatto che del dottore si fanno nome e cognome dalla prima volta in cui questa storia venne alla luce, ma – per dire – dell’infermiere indagato con lui no. Come mai? E chi è che «rintuzza» i giornalisti con notizie riciclate? Ci piacerebbe saperlo. Soprattutto ci piacerebbe sapere perché.

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