GRECIA Domani elezioni amministrative. Le misure lacrime e sangue dei socialisti del Pasok alla prova delle urne. Comunisti in crescita
ATENE
Un anno dopo il trionfo dei socialisti alle politiche e nel bel mezzo di una profonda crisi economica e istituzionale, i greci andranno domani alle urne per eleggere i loro nuovi consigli amministrativi. Secondo i sondaggi, gli indecisi sono oltre il 50% e nessun analista azzarda previsioni sulla reazione dell’elettorato dopo la stangata imposta dall’accordo tra Atene e Banca centrale europea/Fondo monetario internazionale per salvare il paese dall’incubo della bancarotta.
GRECIA Domani elezioni amministrative. Le misure lacrime e sangue dei socialisti del Pasok alla prova delle urne. Comunisti in crescita
ATENE
Un anno dopo il trionfo dei socialisti alle politiche e nel bel mezzo di una profonda crisi economica e istituzionale, i greci andranno domani alle urne per eleggere i loro nuovi consigli amministrativi. Secondo i sondaggi, gli indecisi sono oltre il 50% e nessun analista azzarda previsioni sulla reazione dell’elettorato dopo la stangata imposta dall’accordo tra Atene e Banca centrale europea/Fondo monetario internazionale per salvare il paese dall’incubo della bancarotta. La disoccupazione cresce a ritmi vertiginosi, (oltre l’11,6%, ma tra i giovani arriva al 40%), aumenta il numero dei «senza tetto» e dei poveri, imprese e negozi chiudono a catena, mentre i tagli drastici agli stipendi – soprattutto quelli dei dipendenti pubblici e dei pensionati – hanno distrutto il loro potere d’acquisto. È insomma piena recessione, con la classe media in ginocchio e senza prospettive di sviluppo. Poche settimane fa è saltato l’accordo con due società del Qatar e una tedesca per investimenti nel porto di Astakos, mentre il turismo, l’«industria pesante» dei greci – almeno quello proveniente dall’Europa – è calato rispetto all’anno precedente.
Ma, nonostante gli scioperi a catena e le mobilitazioni di massa degli ultimi mesi, le contestazioni e le denunce per la mancanza di giustizia sociale, i greci non sono convinti che esista una vera proposta alternativa a quella dei socialisti del premier Jorgos Papandreou. Certo i sondaggi danno in crescita i comunisti del Kke (al contrario è in calo vertiginoso la Coalizione della sinistra radicale), ma questa crescita viene interpretata come un voto di contestazione alle misure imposte più che un accordo con la politica anti-Unione europea del Kke.
Nonostante Papandreou non si trovi in situazione di debolezza (al parlamento gode di una netta maggioranza), il premier ellenico ha deciso di accettare la sfida dell’opposizione che sin dall’inizio ha voluto fare degli scrutini locali un «referendum» sull’accordo con Fmi e Ue. Dopo aver definito «storico» il suffragio di domani, Papandreou ha detto che con il loro voto i greci decideranno «se continuare con il lavoro per salvare il paese o invece tornare indietro verso la decadenza e la degenerazione». Quindi, ha aggiunto, i greci dovranno «dare un voto di fiducia al governo, al piano di risanamento e le riforme». Altrimenti «non sono da escludere le elezioni anticipate».
La sfida del premer ellenico ha provocato una marea di reazioni, visto che nessuna forza politica – nemmeno la destra – aveva mai chiesto il ricorso anticipato alle urne. «Si tratta di un ricatto rivolto agli elettori che dovranno scegliere tra la manipolazione della loro rabbia e lo sfruttamento della loro pazienza» commentano la sinistra e gli ecologisti verdi, questi ultimi dati in crescita. Il «ricatto» socialista non è stato accolto positivamente nemmeno dal Fmi e l’Ue, che sono contrari a qualsiasi ritardo nell’applicazione del programma di austerità.
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