“Venite da noi” la Germania offre lavoro agli stranieri

Il risultato 2010 di Italcementi risentirà  dell’erosione dei prezzi in Italia e nei paesi maturi, che potrebbe non essere compensata dai progressi delle nostre attività  in paesi emergenti

BERLINO – AAA immigrati cercansi, specie se giovani, operosi, qualificati e disposti a integrarsi. Corsi di lingua e integrazione nella società e preferenze quasi da quote negli impieghi dell´amministrazione pubblica offrensi. Così, in un caso limite, in un futuro prossimo potrebbero recitare annunci ufficiali tedeschi per invitare forza lavoro qualificata dall´estero. Non tutti i centrodestra al potere si fanno prendere dal panico (e dalla tentazione populista) del “no pasaran” o delle espulsioni facili contro gli stranieri. Il centrodestra di Angela Merkel studia misure concrete per favorire immigrazione qualificata e integrazione dei “best and brightest” dall´Est Europa, dall´Estremo oriente, da ovunque possano essere attirati cervelli.
Un´idea è appunto quella di aumentare significativamente la percentuale di stranieri nel pubblico impiego. Misura che sarebbe di grande aiuto e incoraggiamento ai circa 8 milioni di stranieri (e a un totale di 15 milioni di persone di origine in tutto o in parte straniera) che vivono e lavorano nella Repubblica federale. L´altra sono ingenti stanziamenti per corsi di lingua e integrazione. Un´altra ancora, come in Canada, è un mix di sistema a punti basato sulle qualifiche e distribuzione di permessi di lavoro che privilegi i comparti più a corto di lavoratori. Non è filantropia da utopisti o da samaritani, è buon senso economico. Proprio l´altro giorno l´Ocse avvertiva che nessun altro paese industrializzato perde tanto velocemente lavoratori qualificati come la Germania. A causa tra l´altro dell´invecchiamento dell´età media, nel 2020 il numero degli anziani che andranno in pensione sarà del 75% superiore a quello dei giovani disponibili a entrare nel mercato del lavoro. L´unica soluzione è quindi cercare cervelli e braccia qualificate all´estero. Ma per integrarli, non più per trattarli come Gastarbeiter, lavoratori ospiti come fu nei Cinquanta e Sessanta.