L’oncologo nominato al controllo nucleare Si dimette dal senato

Affidereste un istituto dei tumori al migliore degli scienziati nucleari? E perché il contrario dovrebbe andare bene? Sono le domande che si fa Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia e scienziato nucleare lui stesso. La risposta è ovvia: nessuno lo farebbe, avendo rispetto per i malati e per lo scienziato. Onufrio va però più in là .

Affidereste un istituto dei tumori al migliore degli scienziati nucleari? E perché il contrario dovrebbe andare bene? Sono le domande che si fa Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia e scienziato nucleare lui stesso. La risposta è ovvia: nessuno lo farebbe, avendo rispetto per i malati e per lo scienziato. Onufrio va però più in là . Osserva che nominare Umberto Veronesi, oncologo, presidente dell’agenzia di sicurezza nucleare, allunga la linea governativa della «truffa nucleare». «Il professor Veronesi – continua Onufrio – non ha alcuna competenza in materia. L’agenzia dovrà occuparsi di sistemi di automazione e controllo delle emergenze, qualità delle saldature e tenuta dei sistemi di contenimento». Ma «Veronesi ha deciso di chiudere la carriera da uomo immagine». E come promesso lascerà il suo incarico da senatore nel Pd.
Veronesi ha espresso un’ammirevole fiducia nel futuro del nucleare e nella sua intrinseca sicurezza e affidabilità. Non è questo che si vorrebbe dal presidente dell’Agenzia di controllo, ma tutto il contrario: una sana diffidenza, uno scrupolo continuo per controllare ogni numero, saldatura, ogni sistema di contenimento. È un responsabile che assomiglia di più a un promotore che a qualcuno che abbia il compito di controllare, far emergere difetti, incompletezze e pericoli presenti nel programma.
I quattro personaggi che completano il comando dell’Agenzia, sono due tecnici nucleari nominati dal neoministro dello sviluppo economico Romani e due magistrati, scelti dal ministro dell’Ambiente. Cosa ce ne facciamo di un tizio (Stefano Dambruoso) che da magistrato ha imparato, forse benissimo, come si dà la caccia a mafiosi e terroristi? Si prevede forse già da ora, che i futuri impianti siano a rischio di attentati o di commesse bacate? Non sarebbe stato meglio nominare una persona capace di affrontare gli aspetti di impatto ambientale di una centrale nucleare, la scarsità di acqua, i difficili trasporti?
C’è poi il problema della struttura che verrà messa al lavoro all’Agenzia. Si parla di un centinaio di addetti e gli esperti del ramo assicurano che verranno scelti tra coloro che si avviano alla pensione; in altre parole persone tranquille e di età più che matura. Non proprio combattivi, insomma, e vogliosi di fare le pulci alle imprese, italiane, o francesi, o americane che siano. Gli esperti del ramo confrontano poi il centinaio dei nostri con i 400 addetti della agenzie analoghe degli altri paesi, i mezzi d’intervento diversi, la volontà qui di adeguarsi automaticamente ai controlli effettuati e alle autorizzazioni concesse in altri paesi; e là – in Francia, in Germania – di controllare i pericoli insiti nel lavoro delle centrali atomiche, intervenendo e vagliando sul serio i processi e la tecnologia.

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