Il processo ai sette diventa un ring

Il processo rimandato, due giornalisti spagnoli picchiati, diversi attivisti sahrawi circondati da una folla inferocita. L’udienza contro i sette militanti indipendentisti in carcere da 13 mesi – da quando cioè tornarono da una visita ai campi di Tindouf in Algeria e furono immediatamente incarcerati con l’accusa di «attentato alla sicurezza dello stato» – si è trasformata in una specie di ring.

Il processo rimandato, due giornalisti spagnoli picchiati, diversi attivisti sahrawi circondati da una folla inferocita. L’udienza contro i sette militanti indipendentisti in carcere da 13 mesi – da quando cioè tornarono da una visita ai campi di Tindouf in Algeria e furono immediatamente incarcerati con l’accusa di «attentato alla sicurezza dello stato» – si è trasformata in una specie di ring. Fin dal primo pomeriggio si era capito che la situazione poteva degenerare: l’aula era piena di marocchini muniti di bandiere, oltre a un gruppo di sahrawi, ad alcuni giornalisti spagnoli e osservatori internazionali. All’ingresso dei sette imputati, si è scatenata l’aggressione contro i due giornalisti – Antonio Parreño di Tve e Eduardo Marin di Cadena Ser – presi a pugni dalla folla. I giudici, vista la situazione, hanno deciso di rimandare il processo al 14 dicembre. Intanto all’interno della sala, la tensione non si placava. «Il tribunale è stato circondato da manifestanti marocchini, che di fatto impedivano agli attivisti sahrawi di uscire, minacciandoli», racconta al telefono l’avvocato Francesca Doria, a Casablanca come osservatore internazionale.
Il processo contro i sette – alcuni dei più noti attivisti per l’indipendenza nel Sahara Occidentale occupato – si inserisce in una situazione di profonda tensione in Marocco, in concomitanza con il 35esimo anniversario della «marcia verde», che si celebrerà oggi con un atteso discorso del re Mohammed VI. La stampa spagnola, che ha dato ampio risalto alla tendopoli di Gdeim Izik, è stata pubblicamente accusata di parzialità dal ministro degli esteri di Rabat Taieb Fassi-Fihri, in visita l’altroieri a Madrid. Il ministro ha accusato i giornalisti spagnoli di «confondere i propri desideri con la realtà», ma non ha voluto levare l’embargo mediatico intorno al campo di Gdeim Izik, dove ai giornalisti non è teoricamente concesso entrare. (s. li.)

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