La guerra di Sarko ai media: la posta non è solo Le monde

PARIGI
I rapporti tra Sarkozy e l’informazione si fanno sempre più tesi. Il Ps e i Verdi chiedono che venga aperta un’inchiesta parlamentare sulle rivelazioni del Canard Enchainé, smentite dal governo, secondo le quali il presidente in persona avrebbe chiesto a Bernard Squarcini, direttore dei servizi, di sorvegliare alcuni giornalisti, rei di fare inchieste imbarazzanti per l’Eliseo.

PARIGI
I rapporti tra Sarkozy e l’informazione si fanno sempre più tesi. Il Ps e i Verdi chiedono che venga aperta un’inchiesta parlamentare sulle rivelazioni del Canard Enchainé, smentite dal governo, secondo le quali il presidente in persona avrebbe chiesto a Bernard Squarcini, direttore dei servizi, di sorvegliare alcuni giornalisti, rei di fare inchieste imbarazzanti per l’Eliseo. Sarkozy dovrebbe «spiegarsi in fretta», afferma la socialista Aurélie Filipetti. Ma il presidente, nella conferenza stampa conclusiva del consiglio europeo a Bruxelles, il 29 ottobre, ha schivato la questione: «non vedo in cosa mi riguardi» ha risposto a una domanda relativa ai ripetuti furti di computer di cui sono stati vittime di recente dei giornalisti che stanno seguendo il caso Woerth-Bettencourt, lo scandalo che ha come protagonista il ministro del lavoro e la miliardaria padrona dell’Oréal, abitutata a finanziare i partiti politici sottobanco.
Le Monde mercoledì ha sporto una nuova denuncia per «violazione del segreto delle fonti». Il contro-spionaggio ha ammesso, a settembre, di aver indagato sulle fonti del giornalista Gérard Davet relative al caso Woerth-Bettencourt. Così come aveva confermato l’esistenza di un’inchiesta del 2009 per scorpire da dove venivano le fughe di notizie del Quai d’Orsay, poi pubblicate dal Canard Enchainé. Ma adesso il ministro degli interni, Hortefeux, afferma che «non esiste una polizia politica nel nostro paese» e il portavoce del governo, Luc Chatel, ritiene «grotteschi» questi sospetti.
È già lunga la lista degli interventi di Sarkozy per mettere le mani sull’informazione. All’opposto di Zapatero, che quando è andato al potere ha abolito la nomina dei direttori delle tv pubbliche da parte del capo del governo spagnolo, Sarkozy si è arrogato il diritto di decidere personalmente chi dirigerà le reti pubbliche di radio e televisione. La scorsa settimana, un altro umorista è stato licenziato da France Inter, la prima radio pubblica: dopo Guillon e Porte, fatti fuori in estate con l’accusa di essere troppo anti-Sarko, è toccato a Gérard Dahan, che li aveva sostituiti, accusato di aver preso in giro in modo troppo violento sia la ministra della giustizia, Michèle Alliot-Marie che lo stesso Sarkozy (definito «Padrino 4» e «presidente incolto»).
C’è poi il caso Le Monde. Martedì si è concluso il processo di ricapitalizzazione del gruppo: il trio di finanzieri Pierre Bergé, Xavier Niel e Matthieu Pigasse, riuniti nella holding Le Monde Libre, è diventato azionista di maggioranza di Le Monde, mentre la redazione e la società dei lettori conservano una minoranza di blocco al 33,3%. Il trio aveva ottenuto la preferenza della redazione, nel giugno scorso, contro la proposta avanzata da Orange (France telecom), Claude Perdriel (Nouvel Observateur) e la spagnola Prisa. La presenza di France telecom (che ha ancora una forte partecipazione statale) e di Prisa, di cui il finanziere Alain Minc è il rappresentante in Francia, aveva fatto temere alla redazione lo zampino di Sarkozy. Minc è consideato, difatti, molto vicino al presidente. Ma adesso, a sorpresa, Prisa è rientrata nel gioco della ricapitalizzazione. Prisa, che aveva il 15% di Le Monde, poteva ritirarsi (come ha fatto l’altro azionista, Lagardère, che conserva solo una presenza nel settore Internet) oppure subire un’annacquamento della sua partecipazione, che sarebbe calata al 5% a causa della ricapitalizzazione (110 milioni di euro versati dal trio Bergé, Niel, Pigasse). Prisa però vuol far valere l’opzione di entrare al 20% nella holding ora proprietaria di Le Monde. Minc, l’uomo di Sarkozy, messo fuori dalla porta, sta per rientrare dalla finestra del più autorevole quotidiano francese. Le presidenziali sono nel 2012.

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