Inchiesta. I fascisti greci erano presenti durante il grande massacro di civili e di prigionieri disarmati. Alcuni hanno partecipato rastrellamenti e imboscate attorno alla città espugnata, uccidendo sul posto chiunque cercasse di salvarsi con la fuga
La presenza greca nella città dove è avvenuto il più grande massacro dell’Europa del dopoguerra è il risultato di una lunghissima ricerca condotta dai giornalisti greci della pagina di controinformazione XYZ Contagion (in https://?xyz?con?ta?gion?.word?press?.com c’è anche una versione in inglese). Spulciando gli atti del Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia, i rapporti dei Caschi Blu olandesi e centinaia di foto, riprese TV e articoli di stampa, il team giornalistico greco è riuscito a individuare l’identità di gran parte dei “volontari greci” che erano presenti al massacro.
Il risultato è questo: accanto a qualche avventuriero, mercenario professionista e ingenuo idealista, c’è una presenza quasi esclusiva, di fascisti e nazisti dichiarati, alcuni dei quali membri del Comitato Centrale di Alba Dorata, accorsi in Bosnia per dare man forte non al popolo serbo ma ai loro camerati «cetnici». È stata la nascita di quelle reti intessute tra ultranazionalisti serbi e greci che, durante e subito dopo la guerra civile in Bosnia, hanno dato vita a quelle bande criminali balcaniche che hanno imperversato per almeno un decennio.
La prima volta della Guardia Greca
I «volontari greci» hanno cominciato a confluire nelle fila dell’armata serbo-bosniaca verso gli inizi del 1993. Gli stessi parlano di «almeno 60–70 persone» che sarebbero passate, in tempi diversi, dalla Bosnia Erzegovina. Quasi sicuramente è un’esagerazione. Sicuramente, a un certo punto il loro numero è diventato di alcune decine e si è deciso di dare loro visibilità creando la Guardia Volontaria Greca (Gvg), con la bandiera ellenica sulla divisa. Come si è scoperto solo ora, la Gvg era integrata alla Brigata Vlasenica del corpo d’armata Drina dell’esercito serbo-bosniaco, proprio quella che ha preso parte all’assedio di Srebrenica ed è entrata tra le prime nella città caduta.
Secondo la ricerca di XYZ Contagion, Srebrenica è stata anche la prima operazione bellica in cui sia stata presente (non si sa quanto impegnata nei combattimenti) la Guardia Greca. Fino a quel momento, il suo comandante Zvonko Bajagic (braccio destro del Presidente della Republika Srpska Radovan Karadzic) l’aveva tenuta a Vlasenica, vicino alla capitale serbo-bosniaca Pale, a distanza di 56 chilometri da Srebrenica. Lì i volontari greci avevano seguito un rudimentale corso di addestramento e poi venivano usati da Karadzic a farsi vedere per le città e i paesi serbi per regioni propagandistiche. L’unica attività effettuata dai greci erano i turni di guardia e anche questi sempre insieme con i combattenti serbi, per evitare incidenti.
Gli epici racconti di sanguinosi combattimenti prima di Srebrenica non erano che favole. Uno dei dirigenti di Alba Dorata che viene ripreso con le stampelle è Socratis Kousoumvris, che attribuiva il suo ferimento alla dura battaglia di Majevica. L’inchiesta ha constatato invece che è avvenuto per un fortunato colpo di mortaio quando lui, per la prima e ultima volta, ha deciso di uscire dalla zona protetta. Forse è lui l’albadorato anonimo che in un’intervista al giornale del gruppo nazista dichiarò: «Il vero nemico è quello potente, eterno e subdolo. Il vero nemico non sono i turchi, neppure i musulmani, gli albanesi, gli abitanti della Macedonia ex jugoslava. Il vero nemico è il potere mondiale sionista». Socratis è fratello dell’ex numero due di Alba Dorata Haris Kousoumvris, cacciato dal gruppo con una spiata alla polizia dal Fuhrer Nikolaos Michaloliakos poco dopo il ritorno del fratello dalla Bosnia. Secondo Haris, Michaloliakos temeva che gli ex combattenti gettassero ombra sulla sua leadership.
Dopo l’ingresso del gruppo nazista in Parlamento nel 2012 tutte le foto e i riferimenti ai «volontari nazionalisti» in Bosnia sono spariti dalla sua pagina web. Ma durante la guerra civile le cose erano molto diverse: il giornale di Alba Dorata non perdeva occasione per esaltare la presenza di suoi militanti a fianco dei serbi. Michalis Mavroyannakis in un’intervista televisiva confessò: «Io, come molti altri volontari, siamo militanti di Alba Dorata ed è questo che ci ha spinto ad andare là», mentre Apostolos Belbas, che potrebbe essere l’attuale segretario della federazione di Tripoli nel Peloponneso ( ed ex candidato di Alba Dorata, aggiunse: «Combattiamo per una Grecia Grande in un’Europa libera, senza musulmani né sionisti americani».
Cinque marchi a cadavere
Altri ex volontari dichiarano di appartenere sempre all’area di estrema destra e che comunque il giornale e le pubblicazioni di Alba Dorata erano diffusissime nel loro accampamento.
Tra tutte queste figure di miles gloriosus, alcuni hanno avuto il modo di distaccarsi presso il X Distaccamento Sabotaggio, il corpo mercenario interamente composto dalle famigerate Tigri di Arkan. Uno dei due, un militante di Alba Dorata, ha gettato sulla Guardia Volontaria anche l’onta del tradimento: cacciato dal corpo perché derubava i suoi camerati e depredava i civili, si arruolò, dietro compenso, tra le fila dei musulmani.
I mercenari del X Distaccamento sono anche gli unici che si sono vantati pubblicamente di aver ucciso musulmani a Srebrenica. Dopo la caduta della città, gli uomini di Arkan avevano avuto il compito di organizzare imboscate nei boschi attorno per uccidere i civili che tentavano disperatamente la fuga. Il compenso era cinque marchi a cadavere, ne hanno prodotto 1.200 in sole cinque ore, tutti nei boschi attorno alla città. Forse a questo si riferiva un sottufficiale della Guardia Volontaria Greca che ha dichiarato in un’intervista: «La prima volta che ho ucciso musulmani, se ricordo bene, erano tre, in un’imboscata. Ci sentivamo soddisfatti ogni volta che uccidevamo musulmani, in 13 minuti abbiamo lasciato stesi 300 di loro».
Prima di dispiegarsi attorno alla città per la caccia all’uomo, bisognava però segnalare nel modo eclatante la vittoria. Si è cominciato così a bombardare la moschea di Srebrenica, fino ad abbattere il minareto e distruggere buona parte dell’edificio. Per questo vandalismo, più tardi, hanno rivendicato il «merito» sia le Tigri che la Guardia Greca.
Un raccapricciante album di foto
Il team giornalistico di XYZ Contagion ha pubblicato nel suo sito una serie impressionante di foto e di riprese televisive che indicano la presenza di almeno otto greci a Srebrenica e altri due nei boschi attorno. Le foto e i video li mostrano sfilare nella città deserta, atteggiarsi a grandi guerrieri e a festeggiare con i camerati serbi. C’è anche una foto che mostra tre «volontari» scherzare con una testa di maiale. Oltre ad accanirsi contro la moschea non si sa cos’altro abbiano fatto. Ma si sa che erano presenti mentre si compiva la strage nel campo di calcio del sobborgo Nova Kasaba: migliaia di prigionieri legati e inginocchiati uccisi con un colpo alla nuca e subito sepolti in fretta dai bulldozer. La loro presenza l’ha rivelata il loro stesso comandante Bajagic al Tribunale de L’Aja: il 13 luglio si trovava lì «accompagnato da alcuni greci».Uno di loro fotografava la strage, tanto da provocare l’intervento di Vujadin Popovic, numero due dell’armata di Pale, che ha preteso la consegna del rullino. Sembra però che un bel po’ di materiale fotografico sia sfuggito al controllo. È stato trovato dalla polizia greca molti anni dopo, nel 2003, perquisendo la casa di un ex volontario, arrestato con un ex Tigre serbo con l’accusa di far parte di una banda ateniese di feroci criminali, vicini all’estremismo di destra.
Un’ottantina di raccapriccianti foto della strage, secondo la polizia, che però nessuno ha visto. La presenza di volontari greci nel più grande delitto del dopoguerra era un segreto da tenere nascosto.
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