Bossi: non tradirò Silvio. Napolitano: prevalga il senso dell'unità    Bersani a Fli: basta tatticismi, non si può più aspettare. Di Pietro: Fini sia coerente

ROMA - Berlusconi e Bossi tirano dritto. Il premier riunisce in un doppio vertice a Palazzo Grazioli lo stato maggiore del Pdl e nel tentativo di uscire dal baratro degli scandali prova a rilanciare sulla politica. «Vado avanti, non sarò io a rompere. Se Fini punta all'appoggio esterno, se ne assumerà  la responsabilità ».  ">

Berlusconi: “Il governo va avanti Fini non è stato mai cacciato dal Pdl”

Bossi: non tradirò Silvio. Napolitano: prevalga il senso dell’unità    Bersani a Fli: basta tatticismi, non si può più aspettare. Di Pietro: Fini sia coerente

ROMA – Berlusconi e Bossi tirano dritto. Il premier riunisce in un doppio vertice a Palazzo Grazioli lo stato maggiore del Pdl e nel tentativo di uscire dal baratro degli scandali prova a rilanciare sulla politica. «Vado avanti, non sarò io a rompere. Se Fini punta all’appoggio esterno, se ne assumerà  la responsabilità ». 

Bossi: non tradirò Silvio. Napolitano: prevalga il senso dell’unità    Bersani a Fli: basta tatticismi, non si può più aspettare. Di Pietro: Fini sia coerente

ROMA – Berlusconi e Bossi tirano dritto. Il premier riunisce in un doppio vertice a Palazzo Grazioli lo stato maggiore del Pdl e nel tentativo di uscire dal baratro degli scandali prova a rilanciare sulla politica. «Vado avanti, non sarò io a rompere. Se Fini punta all’appoggio esterno, se ne assumerà  la responsabilità ».  Il Senatùr, dal canto suo, vuole arrivare a gennaio per incassare il federalismo fiscale. «Poi si vedrà», dice sibillino. Ma da Giorgio Napolitano arriva un monito alla classe dirigente: parlando a braccio il presidente della Repubblica auspica che di fronte alle tensioni politiche «prevalga sempre il senso dell´unità che abbiamo conquistato».
Escono poi le ennesime anticipazioni dell´intervista al premier contenuta nel nuovo libro di Vespa nel quale Berlusconi dice: una nuova alleanza con Fini? «In politica mai dire mai». Frase che descrive la linea attendista abbracciata ieri dal premier con i fedelissimi nel nome del gioco del cerino (Berlusconi vuole che sia l´ex alleato a prendersi la responsabilità di far cadere il governo). Il che non gli impedisce però di rileggere la recente storia politica a modo suo: «Fini non è mai stato cacciato dal Pdl», afferma il premier senza accennare all´ufficio di presidenza che a fine luglio ha sancito la cacciata dei finiani. «Non si è trattato di espulsione, bensì di autoesclusione». E poi, aggiunge, senza il Popolo della libertà «Fini non avrebbe potuto arrivare alla terza carica dello Stato: un risultato che dovrebbe appagare le ambizioni di chiunque».
La formazione di Futuro e libertà – è il corollario – è frutto di ambizioni personali dell´ex alleato, così come la nuova emorragia di parlamentari azzurri verso Fli (ieri è stato il turno di Rosso e Toto) è spiegabile con problemi personali (così il premier). E se Berlusconi esorta i suoi a serrare le fila in Senato, unico bastione dell´autosufficienza Pdl-Lega contro il governo tecnico, oggi alla direzione nazionale del partito rilancerà i 5 punti di governo annunciando i prossimi provvedimenti: sicurezza e Sud (forse già domani), decreto Tremonti per lo sviluppo (settimana prossima).
In vista del Natale il Cavaliere medita anche di tornare a parlare agli italiani con un nuovo opuscolo del “governo del fare” da recapitare casa per casa. «Credete che stiamo qui a parlare di escort? – riassume Gasparri lasciando il primo vertice di palazzo Grazioli – al contrario prepariamo le prossime iniziative». Quello che Verdini definisce un «calendario delle riforme» del Pdl sulla cui base «i finiani faranno le loro scelte».
Poco lontano, a Montecitorio, Umberto Bossi viene intercettato dai cronisti e conferma che l´altro ieri con Berlusconi «abbiamo deciso di andare avanti a tutta forza. Il governo regge e reggerà a lungo. Iniziamo a fare il federalismo, per il quale aspettiamo fine gennaio, poi vediamo». E se la certezza del Senatùr è che le eventuale nuove elezioni «le vince Berlusconi», parlando del “Rubygate” un appunto a Silvio («non lo tradirei mai, è un amico») lo muove: questo scandalo può danneggiare il Paese? «Un po´ sì, dobbiamo vendere i titoli di Stato». Quindi sfida Fini sull´appoggio esterno al governo dicendo «vediamo se lo fa». Dall´altra parte della barricata il segretario Pd Pierluigi Bersani dice «basta» a «tatticismi e traccheggiamenti» del gioco del cerino. «La sostanza – aggiunge – è che Berlusconi sta portando il Paese al caos. Non faccio altro che rivolgermi a tutte le forze di maggioranza, da Fli alla Lega: non possiamo più aspettare oltre, ci vogliono gesti politici significativi». Anche il leader Idv Antonio Di Pietro chiede a Fini di «essere coerente».

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